Charlie CinelliIl mio nome di battesimo è Giancarlo, sono nato il 21 novembre 1958 a Sarezzo, nella Valtrompia in provincia di Brescia e dopo qualche lezione di musica alle elementari il maestro mi ha consigliato di lasciar perdere….il solfeggio non faceva per me ma ero affascinato dalle canzoni dei Pooh, Demis Roussos, Celentano e Battisti prima e dai Led Zeppelin poi nonché dalla chitarra elettrica imitazione Gibson di un mio coetaneo che la esibì un giorno sul palco del teatro parrocchiale suonando il magico riff di “The house of the rising sun”. Decisi subito che volevo anche io una chitarra, forse anche per il fatto che sembrava attrarre l’attenzione delle ragazze. Iniziai così a imparare i primi accordi nella bottega del barbiere, poi con un insegnante vero e poi con gli amici che già conoscevano James Taylor, C S N & Y, ma anche Genesis, Jethro Tull e Emerson Lake & Palmer. Mi piacevano anche De André, De Gregori e Francesco Guccini e cantavo le loro canzoni insieme agli amici del paese. Un giorno sul giradischi di un amico appunto finì un album di Miles Davis, poi uno di Gerry Mulligan, poi Charlie Parker e ci appassionammo al jazz decidendo addirittura di formare il nostro primo gruppo che chiamammo Bluesettes. Qui mancava il basso quindi, come sempre accade in questi casi, qualcuno si deve prendere l’onere di accollarsi il poco appariscente strumento. Mi iscrissi addirittura al conservatorio dove per un paio d’anni studiai contrabbasso ma poi il servizio militare obbligatorio mi portò via. Al ritorno optai per la musica leggera unendomi al gruppo che accompagnava Iva Zanicchi…Avevo voglia di andare, evadere, esplorare e conoscere il mondo. Iniziai così una serie di esperienze che mi portarono, suonando di tutto e con gruppi di ogni genere, in giro per l’Europa. In Inghilterra mi sposai e rimasi per alcuni anni tra Londra e la Cornovaglia, suonando in locali di ogni tipo e con formazioni che andavano dal trio jazz al gruppo country&western, alla big band stile Glenn Millertutti in divisa…

Durante questo periodo iniziai a scrivere canzoni in dialetto, forse per via della nostalgia di casa, infatti un giorno tornai in Italia, oltre a lavorare come session player in Rai, Mediaset e in studio per vari artisti (Lavezzi, Vanoni, Mina, Zucchero, Cocciante, Zero ecc) formai un trio i Charlie & the Cats che proponeva un insolito mix di dialetto e inglese in salsa rock. Ero passato alla chitarra e ci sono rimasto anche quando, nel 1998, ho prodotto il mio primo album solo (Törölölö) una raccolta di canzoni mie in chiave acustica, introducendo anche la fisarmonica e il mandolino. Da allora mi piace spaziare tra i generi a seconda dell’esigenza, mi piace il suono della mia Valley Arts nel Marshall imballato quando suono con i Cats ma mi piace molto anche accarezzare la mia Gibson J200 per raccontare le storie in dialetto durante i concerti folk. Continuo anche a sentirmi un bassista, infatti appena posso imbraccio il mio vecchio Fender Jazz che in Inghilterra avevo fatto modificare con gli EMG, e mi inserisco in ogni tipo di formazione, funk, reggae, blues o rock. Insomma per me è importante suonare, mi sento privilegiato per il fatto di poter proporre sempre il mio repertorio. Qualcuno mi dice che la maggior parte della gente non capisce i testi delle canzoni in inglese ma le ascolta lo stesso quindi dovrebbe fare altrettanto con le canzoni in dialetto…. secondo me qui entriamo in un ginepraio, ma se ti va di addentrarti buon ascolto.

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