Rosa Balistreri

Canzoni contro la guerra di Rosa Balistreri
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Portatrice ed esecutrice nata a Licata (Agrigento), ma vissuta per circa vent‘anni a Firenze, e poi a Palermo e Roma. Ha iniziato già in età matura una carriera di cantante professionista, ponendosi in posizione mediana fra portatrice originale ed esecutrice di revival riproponendo infatti nei suoi spettacolo un vasto bagaglio di canti appreso durante l’infanzia ma anche interpretando canzoni popolari di varia provenienza. Ha iniziato la sua attività nell’ambito del Nuovo canzoniere italiano, prendendo parte nel 1966 allo spettacolo «Ci ragiono e canto» e da allora ha svolto un’intensa attività concertistica sia in circuiti tradizionali teatrali (Manzoni a Milano, Carignano a Torino, Metastasio a Prato) sia nei festival dell’Unità e simili. Da ricordare anche la sua partecipazione alla contestata edizione di «Canzonissima» 1974 nonché a «Ci ragiono e canto n. 2». Dotata di una originalissima voce, dal timbro forte e molto scuro, ricca di ornamenti, vibrati e melismi e soprattutto di una carica umana non comune, ha saputo fornire interpretazioni di intensa drammaticità e di livello qualitativo notevole, interpretando con grande passione il ricco patrimonio dei canti tradizionali siciliani. Proficuo è stato il suo sodalizio con Ignazio Buttitta, che ha scritto per lei numerose liriche. Nella seconda metà degli anni '90 Licata, la sua città, ha voluto renderle omaggio pubblicando con l’associazione culturale Cielo Zero una serie di cd sulle sue attività (Un matrimonio infelice, Rari e inediti).

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Rosa Balistreri (Licata, 21 marzo 1927 – Palermo, 20 settembre 1990) è stata una cantante e cantastorie italiana, siciliana. originaria di Licata.

Rosa Balistreri nacque a Licata da una famiglia molto povera: il padre era un falegname geloso, violento, amante del gioco e del vino; la madre era una donna buona e semplice; aveva due sorelle e un fratello invalido. Aiutava il padre, faceva la domestica nelle case dei benestanti, lavorava al mercato per la conservazione del pesce o spigolava i campi di grano. Cantava per sfogare la rabbia. Il timbro forte ed originale della voce le consentì in seguito di interpretare le canzoni popolari siciliane con un tono fortemente drammatico esprimendo il senso di povertà e orgoglio della sua terra. Si sposò con Iachinuzzu. Fu un matrimonio combinato e dopo che il marito sciupò il corredo della figlia giocando, ella tentò di ucciderlo e andò a costituirsi dai carabinieri. Fu arrestata per sei mesi. Uscita dal carcere per mantenere la figlia andò a lavorare in vetreria, raccoglieva lumache, fichi, verdure, salava le sarde al mercato. Infine andò a lavorare in una famiglia benestante dove fu messa incinta dal figlio di questa famiglia. Illusa da costui su una vita che avrebbero trascorso lontano da tutto e tutti, prese degli oggetti dalla casa per pagarsi la fuga in due, ma fu poi denunciata e arrestata per altri sei mesi. Uscita dal carcere, visse per strada. Il figlio nacque morto. Il conte Testa le diede lavoro come custode/sagrestana nella chiesa degli Agonizzanti dove visse nel sottoscala con il fratello. Purtroppo ricevette le molestie del nuovo prete e, con i soldi delle elemosine, partì con il fratello per Firenze. Questo fu il periodo in cui ebbe grandi gioie e grandi dolori. Lavorò come domestica, il fratello poté aprire una bottega da calzolaio, richiamò a sé le sorelle: una rimase a Licata, l'altra dopo un ennesimo litigio con il marito prese i figli e raggiunse Rosa. Purtroppo il marito la inseguì e trovatala la uccise. Il padre per il dispiacere si impiccò. Rosa visse per 12 anni con il pittore Manfredi che la presentò ad artisti quali Mario De Micheli, Ignazio Buttitta, Dario Fo.

Per circa un ventennio visse a Firenze per poi trasferirsi, nel 1971, nella sua adorata Palermo, città che fu sempre fonte di ispirazione per l'artista. A Palermo ricordiamo Serena Lao, amica e compagna di strada della Balistreri (oggi presidente dell’associazione Rosa Balistreri) e ancora Sara Cappello, Marilena Monti, Laura Mollica e tra le artiste più giovani anche Matilde Politi ed Egle Mazzamuto. Lasciata da Manfredi per una modella, per mantenere sé e la figlia che nel frattempo per amore aveva lasciato il collegio e aspettava un figlio, cantò per le feste dell'Unità, recitò nel Teatro Stabile di Catania. Nel 1974 partecipò, assieme ad altri esponenti del folk, ad un'edizione di Canzonissima.

Morì nell'ospedale palermitano Villa Sofia, assieme all’immagine ed al canto di una Sicilia che non conosceva rassegnazione, per ictus cerebrale durante una tournée in Calabria.