Pietruccio Cerquetti

Canzoni contro la guerra di Pietruccio Cerquetti

Pietro Telesforo Cerquetti, detto Pietruccio, nasce a Civitanova Marche (allora Portocivitanova) il 27 agosto 1903 in via del Timone da Luigi Cerquetti e Maria Bagnarelli. Diventato orfano di padre a soli sette anni, inizia subito a lavorare presso la bottega di un artigiano ciabattino amico di famiglia. Nel 1919 viene assunto come operaio presso la fabbrica Cecchetti, dove lavorerà fino alla pensione. Nel 1922 si iscrive al Partito Comunista d'Italia, scelta che pagherà amaramente negli anni, sia come uomo che come lavoratore.
Durante il ventennio fascista, infatti, le idee democratiche, l'avversione al regime e le composizioni che pubblica lo costringono a diversi periodi di reclusione presso il carcere di Morrovalle, gli valgono percosse e purghe di olio di ricino, nonché il divieto permanente di uscire di casa dopo il tramonto e di scrivere versi contro il fascismo. Divieti ovviamente da lui ignorati.
Nel 1937 viene colpito da un lutto che lo segna profondamente. Perde infatti la madre a causa di un'angina pectoris.
Nel corso della seconda guerra mondiale, Civitanova Marche subisce un bombardamento che lo costringe a scappare a Montecosaro, da sfollato, insieme alla sua famiglia, ormai composta dalla sorella maggiore Pasqualina, dal compagno di quest'ultima, Quirico Ruggeri detto Guido, e dai nipoti Edoardo e Luigi. Qui compone una delle sue più note e toccanti poesie, La canzone degli sfollati di Civitanova Marche, che diventerà presto l'inno di una generazione.
Viene riconosciuto ufficialmente come partigiano combattente dal 10 settembre 1943 al 30 giugno 1944 nella formazione GAP di Civitanova Marche.
Una volta rientrato dallo sfollamento, Pietruccio scopre che della sua casa non restano che macerie. Nel 1947 gli viene quindi assegnata una casa popolare in affitto nel quartiere di San Marone. Il 6 settembre dello stesso anno si sposa con Assunta Guardati, da cui ha tre figli: Mario, Luciano e Maria Luisa.
In quanto comunista, nel 1949 viene scomunicato a seguito del decreto di papa Pio XII e, per lo stesso motivo, qualche anno più tardi gli viene negata la medaglia di riconoscimento onorario per gli anni di servizio presso la fabbrica Cecchetti. Va in pensione nel 1964 e lavora per qualche tempo in un calzaturificio locale della famiglia Pieroni.
Si spegne il 12 aprile 1975 per una pancreatite fulminante all'età di 72 anni.

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