Siruan

Canzoni contro la guerra di Siruan

A quindici anni ascoltava Neffa e gli Articolo 31. Ma in casa di Matteo Gracis, in arte Siruan, di musica ce n’era tantissima. Merito anche del nonno paterno Ettore, famoso compositore che negli Anni Settanta fu direttore d’orchestra alla Fenice di Venezia. «Era una persona sfuggente – racconta Siruan - sempre lontano per lavoro. Ma, grazie a lui, a casa mia hanno sempre girato dischi di un certo spessore: non solo musica classica, ma anche Bob Dylan, i Beatles e Battiato». E nei suoi testi queste influenze si vedono. Il risultato? Un cocktail sonoro decisamente melodico. «La musica con cui sono cresciuto fa parte di me e mi ispira. Non faccio un rap tradizionale, quindi non mi considero del tutto parte della scena italiana. Mi piace unire tanti generi diversi».

Sperimentare di certo non lo spaventa. Ed è proprio da un “test” che è nato l’ep Energia. «In questo disco c’è tanta elettronica, ma credo sia solo un passaggio. E’ una sperimentazione, in futuro vorrei dedicarmi a pezzi più melodici. In realtà non ho un modello da seguire, negli ultimi anni ho apprezzato molto Jovanotti perché è riuscito a passare dalla tribale all’elettronica mantenendo un tocco più musicale».

Nel Dna di Siruan scorrono le note di Mozart e Beethoven. E nonostante nel nuovo lavoro siano presenti suoni più aggressivi, ci sono anche canzoni che si sposano perfettamente con le sue radici. Amélie, brano dedicato alla pellicola interpretata da Audrey Tautou, è uno di questi. «Sono innamorato del film, lo conosco a memoria. Con il pezzo volevo esprimere positività, gioia di vivere e dolcezza, valori che spesso faticano a trovare spazio nel rap. Sono ottimista di natura e cerco di vedere sempre il bello di ogni situazione. Mi rendo conto che oggi i tempi siano difficili, ma l’arte ha un’aurea troppo pessimista. E’ ora di cambiare».

Sarà che è appena diventato papà, ma Siruan ha energia da vendere. E la vuole trasmettere a tutti quelli che lo ascoltano. «La vitalità c’è ovunque, ma viviamo in una società addormentata. Forse è il sistema che assopisce questa forza o forse sono le persone che non riescono a tirarla fuori. So di essere un privilegiato rispetto ad altri rapper che arrivano dalla strada. Io ho vissuto in una situazione normale. E forse il mio ottimismo dipende da questo. Però mi piacerebbe che ognuno avesse una visione più positiva della vita».

Così, una volta raggiunto il giusto equilibrio, non resterebbe che “congelare” l’attimo. Ferma il tempo, rivisitazione di Crystallize di Lidsey Stirling (nota anche con il nome di Violin dubstep), si basa proprio su quest’idea. «Il brano parte da una situazione personale. Sono diventato papà da otto mesi. Ed è come se avessi già nostalgia di questo momento. Vorrei bloccare il tempo e vivermi questi istanti all’infinito». E anche se questo non sarà possibile, altri sogni nel cassetto aspettano di diventare realtà. «Mi piacerebbe arrivare a tante gente, ma non per il successo in sé. Spesso i canali mainstream trasmettono messaggi sbagliati. Vorrei che anche i concetti che ci sono in pezzi come Amélie raggiungessero un pubblico più ampio».

La Stampa Spettacoli, 3 dicembre 2012