Ishi

Chansons contre la Guerre de Ishi
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Il nome di questa formazione - con la bella voce della torinese Marinella Lalli Ollino, già nei mitici Franti - è un omaggio all’ultimo nativo Yana della California, un’etnia oggi estinta, sterminata dai bianchi nei primi anni del 900.

«Cerchi che si chiudono, per dare vita a nuovi cerchi. Verso la fine degli anni Settanta un gruppo di compagni torinesi accende la scintilla che prende il nome di Franti. Un manifesto, più che un nome. Fanno musica semplice, che sa pensare di testa propria e non cavalca le tendenze di mercato. Per questo, e per il vizio bastardo di non prostituirsi, di essere comunque diversi, si trovano tagliati fuori da tutti i circuiti: quello tradizionale non li vuole perché gli sputano addosso ridendo tutte le sue contraddizioni, quello alternativo neanche, in fondo per gli stessi motivi.
Solo, per la strada, Franti è cantante e pittore, saltimbanco e scrittore, sognatore e poeta. La loro è poesia da strada: cantano frasi raccolte dai manifesti, le parole della gente sull'autobus, suonano la colonna sonora della periferia della città industriale.
Non importa se Torino, Akron, Bhopal o Leverkusen: la città di Franti è il mondo intero. Un giardino immaginario, dentro ci sono Bob Dylan, Victor Jara e i Banshees, Robert Wyatt e John Cale, De André e i Crass.
Il rock di Franti è fatto a pezzi: sono suoni ruvidi e ritmi spigolosi, presi da un mandala di innamoramenti ed influenze. La confezione è sporca ma il messaggio è una luce vivida nel buio obbligatorio del culto del non-futuro.
L'avventura di Franti dura lo spazio di una stagione. Ma, a dispetto della rivoluzione punk, che finirà in fondo a un contratto con una major oppure suicida in un trafiletto di cronaca, Franti riprende vita in nuove forme e nuoci suoni.
Nuovi eppure diversi, come nuovi e diversi sono gli anni che si susseguono: Howth Castle, Environs, Tirofisso, Panico, Kina coinvolti in incroci, riunioni, collaborazioni, sovrapposizioni.
Adesso c'è un nuovo bambino in città: gira in bicicletta per le strade come Dante Di Nanni, figlio bastardo del Franti bastardo, libero dai recinti della scuola e senza l'obbligo del catechismo, il sole nei capelli e una fionda in tasca.
E, statene certe, non appena le prime note di "Sotto la pioggia" si spargeranno per la vostra stanza, Ishi quella fionda la impugnerà e farà volare sassi contro le finestre appena pulite che tengono lontana l'aria della strada e lancerà un bullone rovente contro il tubo catodico del vostro televisore.»
(Marco Pandin, da A-Rivista Anarchica)

Gli Ishi erano:
Massimo Ferrusi: batteria
Walter Daziano: basso
Claudio Villiot (ex-Environs): pianoforte, tastiere
Vanni Picciuolo (ex-Franti): chitarra elettrica, sax
Toni Ciavarra(ex-Environs): chitarra elettrica e acustica
Lalli (ex-Franti): voce
Mancava invece, per una volta, il mitico Stefano Giaccone