Alea

Antiwar songs by Alea
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AleaUna stellina esplode nel firmamento dell’Hip Hop. Una stellina tutta made in Naples, ma che potrebbe capitarvi di ascoltare anche in quel di New York. Si, proprio così.
Lei si chiama Francesca Russo, in arte Alea, ha 22 anni ed è di Acerra.

E’ della sua città che parla nel suo singolo d’esordio GHETTO / I 10 COMANDAMENTI DI NAPOLI – titolo ispirato da una dichiarazione di Spike Lee su Napoli “una città con delle regole di comportamento ben precise” - senza reticenze descrive la realtà di una periferia che grava in condizioni disastrose, e di generazioni a cui manca la prospettiva di un futuro. Con il suo decalogo mette in guardia chiunque si trovi a passare dalle nostre parti e che napoletano non è: aprite gli occhi voi altri, o meglio, le orecchie. Che cca’ nun se pazzea “Napule è ddoce accussì quant’è amara”.

Unica donna a giocare in casa al Carpisa Neapolis Festival, con la sua esibizione – insieme al suo music-maker Vinch - ha inaugurato le performance Hip Hop della terza serata del Festival, al Metropolitan stage.

Com'è stato esibirsi sul palco dove i giorni prima ci sono stati Iggy Pop, i dEUS, gli Eels? E soprattutto com'è stato, essendo tu l'unica artista donna napoletana al Neapolis?
Sicuramente ci si sente bene a suonare su quel palco che mi ha trasmesso una bella energia considerando la musica che c’è stata suonata sopra. Mi è sembrato molto strano che in un festival come il Neapolis fossi l’unica solista donna a suonare. Per quanto riguarda suonare a Napoli è sicuramente più emozionante visto che le persone, oltre alla musica, afferrano immediatamente anche il testo.

Quando e come nasce questa passione per l'hip hop, e quando e come nasce ALEA?
Fu nell’estate del 1996 che mi innamorai della musica Hip Hop: ascoltando la radio mi trovai a sentire canzoni come Aspettando il sole di Neffa o Killing me softly dei Fugees: da quel momento non mi sono più staccata da quella musica, dalla Black Music. Alea nasce come Francesca, nel ’83…ma il nome Alea nasce prima che iniziassi a fare Rap, da piccola quando avevo 11-12 anni. Mi piaceva come suonava, mi piaceva la E assieme alla A e inizia a firmarmi in quel modo.

Quali sono le ragioni della scelta del reppare in dialetto?
Io sono innamorata del mio dialetto per le sue intrinseche qualità musicali, poetiche e ritmiche che mi fanno raggiungere risultati che in italiano non riuscirei ad avere. Ovviamente parlo per me e non intendo assolutamente denigrare la lingua italiana. E poi essendo napoletana riesco ad esprimermi molto meglio in napoletano.

Quanto ha influito l'essere napoletana e il vivere a Napoli sulle tue produzioni?
Influisce dal momento che nello scrivere il Rap si raccontano delle immagini che si hanno sott’occhio oppure a partire da esse. E lo si fa secondo un certo campo immaginativo, una certa mentalità, che nel mio caso, essendo napoletana, è la mentalità napoletana.

Balli anche e/o sei una writer?
Quando avevo 15–16 anni mi è capitato di prendere degli spray in mano per teggare o dipingere ma negli ultimi tempi mi dedico principalmente al Rap. Poi ballo, ma a modo mio, non faccio breakdance.

Due mesi fa’ è uscito il tuo singolo d'esordio, esclusivamente su vinile: come e dove lo promuoverai? Quali sono state le difficoltà maggiori, se ci son state, nella preparazione e postproduzione di questo disco?
La produzione è dell’etichetta napoletana indipendente JETPILDER di Vinch che nel mondo dei pescecani delle major trova sicuramente qualche difficoltà; ma in ogni modo la promozione sta andando bene visto che ci trasmettono anche su network quali radio Deejay e RadioRaiUno, oltre che su altre emittenti regionali.

In bocca al lupo allora. Anzi, ai pescecani!