Enzo Jannacci

Canzoni contro la guerra di Enzo Jannacci
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Enzo Jannacci
Enzo Jannacci, uno dei cantautori storici della musica italiana, un vero e proprio "caposcuola" (nella musica ma anche nel cabaret), nasce a Milano il 3 Giugno 1935, da una famiglia di origine pugliese da parte di padre: il nonno, Vincenzo, è emigrato a Milano da Bari poco prima dello scoppio del primo conflitto mondiale, ed il padre di Jannacci nasce già a Milano.

Il padre di Enzo è ufficiale dell'aeronautica e lavora all'aeroporto Forlanini citato in "El portava i scarp del tennis" (anni dopo una sua fotografia verrà inserita come copertina del CD "Come gli aeroplani"); parteciperà in seguito alla Resistenza, mettendosi in luce nella difesa della sede dell'Aviazione in piazza Novelli a Milano, ed ispirando il figlio cantautore in canzoni come "Sei minuti all'alba".
La madre è invece lombarda.

Dopo la maturità classica si laurea in medicina all'Università degli Studi di Milano,
specializzandosi in chirurgia generale ed esercitando la professione di medico chirurgo per alcuni anni.
Nel frattempo ha pero' anche iniziato la carriera di musicista: dopo il diploma in armonia ed otto anni di pianoforte al Conservatorio di Milano (studia con il maestro Centemeri, insegnante dei più noti orchestratori d'Italia quali il Maestro Giampiero Boneschi, il Maestro Pino Calvi ed altri), si accosta al jazz e comincia a suonare in alcuni locali milanesi, ma contemporaneamente scopre anche il rock'n'roll, e dal 1956 diventa il tastierista dei "Rocky Mountains", che si esibiscono alla "Taverna Mexico", all' "Aretusa" ed al "Santa Tecla", il tempio del rock'n'roll milanese; alla voce c'e' Tony Dallara, e quando quest'ultimo abbandona il gruppo per intraprendere la carriera solista, entra come voce e chitarra Giorgio Gaber.
Il gruppo effettua molte serate accompagnando Adriano Celentano, che sta muovendo i primi passi nel mondo musicale e che Jannacci ha già conosciuto al Santa Tecla.
Con Giorgio Gaber lega in modo particolare, ed i due decidono di formare un duo, "I due corsari", debuttando alla fine del 1958 con due flexy-disc, "Come facette mammata" (un classico della canzone umoristica napoletana) e "Non occupatemi il telefono", e proseguendo l'attività l'anno successivo con altri 45 giri, incisi per la Dischi Ricordi.

E' il periodo in cui muovono i primi passi nell'anticonformistico ambiente musicale milanese i primi cantanti rock come (oltre a Celentano) Guidone, Ricky Gianco e Ghigo, e i cantautori genovesi legati alla Dischi Ricordi come Tenco e Paoli; personaggi che Jannacci conosce e con cui suona.
Come jazzista suona con musicisti dello spessore di Stan Getz, Gerry Mulligan, Chet Backer e Franco Cerri, con i quali registra numerosi dischi di jazz. Pochi conoscono la sua amicizia con Bud Powell che gli insegna a lavorare sulla tastiera prevalentemente con la mano sinistra.
Dopo i primi 45 giri già ricordati, incisi con Gaber, avviene il debutto come solista: le sue prime canzoni, da "L'ombrello di mio fratello" a "Il cane con i capelli", evidenziano sin da allora questo suo essere al confine tra la musica e l'umorismo, per cui Jannacci approda presto nell'avanspettacolo e nei primi teatrini di cabaret mettendo in evidenza le sue doti di intrattenitore.
Per "Il cane con i capelli" la Ricordi tenta un lancio bizzarro, abbinando al disco un grande cane di peluche con i capelli (Nanni Ricordi ha raccontato che costava più il cane del disco...).
A questo filone surreale e quasi antesignano del demenziale si affiancano subito altre canzoni, più romantiche ed introspettive, come "Passaggio a livello", delicata canzone d'amore che viene reincisa da Luigi Tenco che lo valorizza come autore.
I due si sono conosciuti quando Jannacci suonava nei Cavalieri, il gruppo che suonava nei primi 45 giri incisi da Tenco con lo pseudonimo di Gigi May.
Sempre nello stesso anno Giorgio Gaber partecipa al festival di Sanremo con una canzone, "Benzina e cerini", scritta da Jannacci (che non l'ha mai incisa).
In queste prime canzoni è possibile ritrovare le tematiche dei brani successivi: in particolare l'attenzione verso gli ultimi e gli emarginati ("Un nano speciale", "L'artista"). Nel 1962 il regista Filippo Crivelli lo scrittura per lo spettacolo "Milanin Milanon", con Tino Carraro e Milly: comincia così la sua carriera parallela di attore di teatro e poi anche di cinema.
Per lo spettacolo di Crivelli Jannacci compone una nuova canzone, "Andava a Rogoredo".
Nel 1963 effettua una tournée come pianista di Sergio Endrigo; sempre nello stesso anno inizia ad esibirsi al "Derby", locale milanese di cabaret, dove conosce Dario Fo (e l'anno successivo Cochi e Renato)con cui inizia una collaborazione.

Nel frattempo è stato pubblicato l'album "La Milano di Enzo Jannacci", contenente uno dei suoi capolavori, "El purtava i scarp del tennis", ed altre canzoni, tra cui alcune firmate con Fo ed una, "Andava a Rogoredo", ripescata dallo spettacolo "Milanin Milanon"; un'altra, "L'Armando", viene pubblicata su 45 giri, facendosi notare per la storia amara ma divertente di un personaggio che uccide il fratello che lo opprimeva ("Per far ridere gli amici / mi buttava giù dal ponte, / ma per non bagnarmi tutto / mi buttava dove è, asciutto").
Nel 1964 esce il film di Carlo Lizzani "La vita agra", dove Jannacci fa una breve apparizione cantando "L'ombrello di mio fratello".


Dello stesso periodo sono altri 45 giri come "Veronica" (con testo di Fo e del radiocronista sportivo Sandro Ciotti, amico di Jannacci) e soprattutto "Sfiorisci bel fiore", che diventerà uno dei brani simbolo del cantautore milanese, reinterpretato da personaggi del calibro di Mina, Gigliola Cinquetti, Pier Angelo Bertoli e Francesco De Gregori.
Dalla collaborazione con Dario Fo nasce nel 1965 "22 canzoni", un recital storico che riscuote un grande successo (Il Teatro Odeon di Milano registra quasi un mese di tutto esaurito), da cui viene tratto anche un disco dal vivo, uno dei primi in Italia ("Enzo Jannacci in teatro"), che contiene brani scritti appositamente come "Prete Liprando e il giudizio di Dio", cover come "Qualcosa da aspettare" (bella canzone di Fausto Amodei) e brani già usciti su 45 giri come "Niente", "Veronica", "La forza dell'amore", "L'Armando" e "Sfiorisci bel fiore" (che dal vivo ha la seconda strofa con un testo leggermente diverso).
Jannacci ricupera anche nello spettacolo e nel disco alcune canzoni già interpretate da Dario Fo anni prima, come "Aveva un taxi nero" (dallo spettacolo "I sani da legare", del 1954) e "Il foruncolo" (Fo l'aveva presentata a "Canzonissima" del 1962, incidendola in un 45 giri per la Ricordi, con il numero di catalogo SRL 10-305).
Una piccola curiosità: tra le canzoni presentate nello spettacolo "22 Canzoni" da Jannacci ce n'è una, "La mia morosa la va alla fonte", con testo e musica di Dario Fo ed Enzo Jannacci, basata su una musica del XV secolo (sarà incisa da Jannacci solo nel 1968, nell'album "Vengo anch'io. No, tu no"); tra il pubblico che li ascolta a Genova c'e' un giovanissimo Fabrizio De André, che utilizzerà quella musica per uno dei suoi testi più famosi, "Via del Campo".
La carriera prosegue con altre canzoni che si fanno notare (come "Soldato Nencini", poi interpretata anche da Milva e da Bruno Lauzi, e "Faceva il palo", scritta con il cabarettista Walter Valdi), entrambe inserite nel disco "Sei minuti all'alba", del 1966.
Il successo di massa vero e proprio viene nel 1968, con una canzone-tormentone, "Vengo anch'io. No tu no", scritta in collaborazione con Dario Fo e Fiorenzo Fiorentini, che arriverà addirittura al primo posto dell'hit-parade dei 45 giri di Lelio Luttazzi, e che resterà negli anni a venire sicuramente la sua canzone più nota.
Anche l'album omonimo riscuote un discreto successo, trainato dal brano "Ho visto un re".

A "Canzonissima" del 1969 Jannacci presenta la canzone "Gli zingari", brano struggente e delicato, distante anni luce dalla spensieratezza di "Vengo anch'io. No, tu no": ed infatti la canzone non viene capita ed apprezzata dal pubblico.
In realtà era "Ho visto un re" la canzone che doveva essere presentata, ma un intervento della censura impedisce a Jannacci di cantare questa canzone, per via del tono giudicato eccessivamente polemico....(!)
Nel frattempo il 23 Novembre del 1967 Jannacci si è sposato con Giuliana Orefice; il 5 Settembre 1972 nasce suo figlio Paolo, che, come il padre, si diploma al Conservatorio (ed anche al Liceo Linguistico).


Nel 1970 il brano "Messico e nuvole", scritto da un ancora sconosciuto Paolo Conte, riscuote un buon successo.
In questi anni Jannacci rallenta la sua carriera nel mondo dello spettacolo, e, dopo la laurea, si dedica in misura maggiore alla sua professione di medico: si reca in Sudafrica per specializzarsi con il cardiologo Christian Barnard, e poi negli Stati Uniti, dove resta sei mesi.
Con il compianto radiocronista ed amico Beppe Viola scrive lo spettacolo "La tapezzeria" (presentato insieme ad un duo, "I Repellenti", formato da due giovani sconosciuti, Giorgio Porcaro e Diego Abatantuono) ed il libro "L'Incompiuter".


Nel 1974 partecipa al "Disco per l'estate" con la canzone "Brutta gente", piazzandosi nelle ultime posizioni (questa canzone verrà reincisa da Jannacci nel 1981 per l'album "E allora concerto", e nel 2001 per "Come gli aeroplani"),
Nel 1975 esce "Quelli che...", uno dei suoi dischi migliori sia per i testi che per le musiche: in particolare sono da citare (oltre al brano che dà il titolo al disco) "El me indiriss", che racconta l'infanzia di Jannacci, la ripresa di "Vincenzina e la fabbrica" (uscita l'anno precedente su 45 giri in una versione musicalmente differente), la satira de "Il bonzo" (canzone già incisa da Dario Fo con il titolo "Ora importa anche a me della mia libertà", tratta dallo spettacolo di Georges Michel con regia di Fo "La passeggiata della domenica"), l'antimilitarismo de "Il monumento", ed una bella traduzione da una canzone di "A televisiao" di Chico Buarque de Hollanda, "Nove di sera".
Da questo disco in poi Jannacci riprende in pieno l'attività musicale, e l'anno successivo è la volta di "O vivere o ridere", con una strepitosa versione di "Vivere", canzone del maestro Bixio, e "Rido".
Nel 1977 una sua canzone, "Secondo te...che gusto c'è?" viene scelta da Pippo Baudo come sigla per il suo programma "Secondo voi"; l'album omonimo contiene un'altra cover di Chico Buarque de Hollanda, "La costruzione", una reincisione di "Il panettiere" (retro del 45 giri "Brutta gente"), una ennesima versione di "E sapere" (la terza in dieci anni), "Libe là" e "Jannacci arrenditi!", un esilarante monologo.

Sul piano musicale vanno rilevate le esperienze come compositore di colonne sonore per il cinema: "Romanzo popolare" di Mario Monicelli, "Saxofone" di e con Renato Pozzetto, "Pasqualino Settebellezze" di Lina Wertmuller" (che nel 1977 gli vale una nomination all'Oscar come miglior colonna sonora), e "Piccoli equivoci" di Ricky Tognazzi.
Come autore e arrangiatore collabora con Mina (per l'album "Mina quasi Jannacci", nel 1977) e con Milva (per il disco "La rossa" nel 1980).
Nel 1979, in occasione dell'uscita dell'album "Fotoricordo" (uno dei suoi dischi migliori), realizza un programma televisivo, "Saltimbanchi si muore"; sempre nello stesso anno appare come ospite in un concerto di Paolo Conte al Teatro "Pier Lombardo" di Milano, dopo 5 anni di assenza dal palcoscenico (l'ultimo suo concerto risale al 1974).
E' il preludio ad una tournèe trionfale, del 1981, che parte il 15 Febbraio da un Teatro Tenda montato a San Siro dall'A.R.C.I.: lo accompagnano musicisti come Flaviano Cuffari alla batteria, Dino D'Autorio al basso, Sergio Farina alle chitarre, Gilberto Zilioli alle tastiere, Nando De Luca al pianoforte e alla fisarmonica, Bruno De Filippi alle chitarre e all'armonica, e Pino Sacchetti e Paolo Tomelleri ai fiati.
Nel 1980 è la volta di "Ci vuole orecchio": l'album è uno dei suoi più venduti, grazie alla canzone omonima (che diventa una delle più famose di Jannacci), alla bellissima "Musical", a "Silvano" (già incisa due anni prima da Cochi e Renato) e da una nuova versione della vecchia ma sempre valida "Il dritto".
Nello stesso anno esce un disco con nuove versioni di vecchie canzoni, con due inediti: la stranota "E la vita la vita", presentata da Cochi e Renato come sigla nel 1974 di "Canzonissima", e "L'uselin de la comare".
Il disco del 1981, "E allora concerto", segna un po' il passo, anche nelle vendite: a parte una nuova incisione di "Brutta gente", "E allora andiamo" e la canzone che intitola il disco, non si tratta di una delle sue opere più riuscite, come del resto anche "Discogreve" del 1983.
In questo periodo escono anche due 45 giri, "Linea bianca", sigla della "Domenica sportiva", e "Mi-mi-la-lan!", inno del Milan....nessuno di questi brani è memorabile (facciamo un gioco: provate a procurarvi la canzone "Kodachrome" di Paul Simon ed ascoltatela...poi subito dopo ascoltate "Linea bianca"...)
Senz'altro più riuscito "L'importante", che contiene una delle più belle canzoni mai scritte da Enzo Jannacci", "Son s'cioppàa"; ma belle sono anche "l'importante è esagerare", "Oriente" ed "Amapola".
Nel 1985 l'esperienza teatrale di Jannacci prosegue con il recital "Niente domande", nel 1987 con "Parlare con i limoni" e nel 1988 con "Tempo di pace...pazienza!".
Nel 1989 partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo con "Se me lo dicevi prima"; nello stesso anno, nel corso di una fortunata tournèe, incide un album doppio dal vivo, "30 anni senza andare fuori tempo".


Nel 1991 torna al Festival di Sanremo con la canzone "La fotografia", uno dei suoi brani più intensi, in coppia con Ute Lemper, e riceve il Premio della Critica Musicale; realizza contemporaneamente un nuovo Lp con gli arrangiamenti di Celso Valli, intitolato "Guarda la fotografia".
Alla fine dello stesso anno mette in scena insieme a Giorgio Gaber "Aspettando Godot" di Samuel Beckett.
Agli inizi del 1994 risale "I soliti accordi", arrangiato da Giorgio Cocilovo con la collaborazione di Paolo Jannacci: con l'omonimo brano si presenta nuovamente al Festival di Sanremo in coppia con Paolo Rossi.

Nel 1998 presenta lo spettacolo "E' stato tutto inutile", dove ripropone anche alcune canzoni come "Pesciulin" e "Brutta gente" che da tempo non presentava dal vivo.
Ritorna ancora per la quarta volta al Festival nel 1999 con "Quando un musicista ride", singolo dall'omonimo album realizzato in collaborazione con il figlio Paolo, che oltre a raccogliere tre brani inediti, di cui uno in duetto con Dario Fo, presenta alcuni vecchie canzoni riarrangiate.

Nell'ottobre del 1999 presenta la serata straordinaria "Viva il jazz", dalla città di Milano.

Dopo un periodo di inattività discografica, dovuto alla difficoltà di trovare una casa che lo faccia incidere, nel 2001 firma un nuovo contratto con "Ala bianca", ed inizia a registrare un nuovo CD di canzoni inedite (tranne tre, "Rido", "Brutta gente" e "Libe là"), intitolato "Come gli aeroplani", che viene pubblicato venerdì 12 Ottobre 2001.
In questo disco è presente una sua versione di "Via del Campo", il brano scritto da De André sulla musica di "La mia morosa la va alla fonte".
Per la promozione del CD Jannacci viene ospitato in alcune trasmissioni televisive, come "Torno sabato" di Giorgio Panariello e "Novecento-Giorno dopo giorno", di Pippo Baudo.