Lu trenu di lu suli
Otello ProfazioCompagnia Daltrocanto | |
1. Turi Scordu, zolfataro, abitante a Mazzarino, con il Treno del sole si avventura al suo destino. 2. Che faceva a Mazzarino se lavoro non ce n’era? fece sciopero una volta e lo misero in galera. 3. Una tana la sua casa, sua moglie quattro ossa, e la fame lo cercava con le carte dell’usciere. 4. Sette figli e la moglie, tto bocche e otto pance e un camion per cuore caricato di doglianze. 5. Nel Belgio, invece, ora lavorava giorno e notte; alla moglie scriveva: non mangiate fave cotte. 6. Con i soldi che ricevi compra roba e le lenzuola e le scarpe per i figli per potere andare a scuola. 7. Nel Belgio, le miniere, le miniere di carbone: sono nere nere nere come sangue di dragone. 8. Turi Scordu, un pezzo d’uomo, quand’è sera dorme solo; dentro il letto, e i piedi in fuori, smaniava come un mulo. 9. Con le donne ci tentava; ma essendo analfabeta incantarle non sapeva con le parole di poeta. 10. E faceva penitenza, Turi Scordu, Il nel Belgio: senza tonaca né mitra gli pareva un sacrilegio. 11. Il pensiero, certe volte, lo portava nella tana, e il cuore gli sonava a mortorio la campana. 12. Che se c’era la minestra di patate e di fagiuoli, nella tana c’era festa per la moglie e i figliuoli. 13. Come albero strappato senza foglie né radici, si sentiva Turi Scordu quando pensa figli e moglie. 14. Dopo un anno di patire finalmente si decise: «Moglie mia, piglia la roba, vieni tu in questo paese». 15. E partirono madre e figli salutando Mazzarino; i parenti per d’appresso gli facevano festino. 16. Di cartone la valigia con la corda per traverso; il lattante sopra il seno che succhiava a tempo perso. 17. Lei davanti, e la covata degli zingari la segue: con fagotti e sacchi in mano, montarozzi sulla schiena. 18. La covata con la chioccia quando fu sopra il treno, non sapeva s’era in cielo... e nemmeno sulla terra. 19. Il paese da lontano ora sale ed ora scende; e il treno che volava senza ali e senza penne. 20. Ogni tanto si fermava nfornando passeggeri: emigranti zolfatari, figli e padri con le mogli. 21. Padri e madri si presentano, li fa amici la sventura: gli emigranti una famiglia fanno dentro la vettura. 22. «Il mio nome? Rosa Scordu». «Il paese? Mazzarino». «Dove andate ?». «Dove andiamo? Dove vuole il destino». 23. Quante cose si dicevano! perché i poveri, si sa, hanno milioni di guai: morsicati dalle api! 24. Quando venne la nottata dopo Villa San Giovanni una radio tascabile grandi e piccoli diverte. 25. Tutti sentono la radio, l’ha in mano un emigrante; i bambini senza sonno fanno gli occhi grandi tanto. 26. Rosa Scordu ascolta e pensa, arrivando; cosa trova... altra gente e nazione, una storia tutta nuoVa. 27. E si stringe per difesa il lattante insonnolito non lasciando di guardare gli altri figli a lei accanto. 28. E la radio tascabile suona musica da ballo; un discorso di ministro; un minuto d’intervallo. 29. Poi diede le notizie, era quasi mezzanotte: sono le ultime notizie le notizie della notte. La radio trasmette: «Ultime notizie della notte. Una grave sciagura si è verificata in Belgio nel distretto minerario di Charleroi. Per cause non ancora note una esplosione ha sconvolto uno dei livelli della miniera di Marcinelle. Il numero delle vittime è assai elevato». 30. Vi fu un lampo di spavento che seccò il fiato a tutti; Rosa Scordu sbarra gli occhi fuoco e lacrime inghiotte. La radio continua a trasmettere: «I primi cadaveri riportati alla superficie dalle squadre di soccorso appartengono a nostri connazionali emigrati dalla Sicilia. Ecco il primo elenco delle vittime. Natale Fatta, di Riesi provincia di Caltanissetta Francesco Tilotta, di Villarosa provincia di Enna Alfio Calabrò, di Agrigento Salvatore Scordu...». 31. Un terremoto: «Mio marito! mio marito!» grida e piange, e le voci sangue e fuoco come lance dentro gli occhi. 32. Una mano e cento bocche, mentre brucia come torcia, si lamenta e l’unghie affonda scorticandosi le carni. 33. L’altra mano stringe e ammacca il lattante tramortito, che si torce mentre piange affogato e senza aiuto. 34. E i figli? chi capisce, chi capisce e non capisce, annegati in mezzo a l’onde di quel mare senza pesci. 35. Rosa Scordu, sventurata, non è donna e non è madre, e i figli sono orfani sia di madre che di padre. 36. Stanno intorno gli emigranti e non sanno cosa fare; pure loro in mezzo a l’onde: trascinati da quel mare! 37. Va il treno nella notte, che nottata lunga e scura: non ci fu il funerale, è una fossa la vettura. 38. Turi Scordu alla finestra, sopra il vetro appiccicato, senza occhi, senza bocca è uno scheletro bruciato. 39. L’alba venne senza luce, Turi Scordu là restava: Rosa Scordu lo stringeva nelle braccia, e si bruciava. | LU TRENU DI LU SULI La cuvata cu la ciocca quannu fu supra lu trenu, nun sapeva s’era ncelu... si tuccavà lu tirrenu. Turi Scordu, surfararu, abitanti a Mazzarinu; cu lu Trenu di lu suli s’avvintura a lu distinu. Ni mineri di lu Belgiu, Ni mineri di carbuni: sunnu niri niri niri comu sangu di draguni. La cuvata cu la ciocca quannu fu supra lu trenu, nun sapeva s’era ncelu... si tuccavà lu tirrenu. Turi Scordu, un pezzu d’omu, a la sira dormi sulu; ntra lu lettu a pedi fora smaniava comu un mulu. Doppu un annu di patiri finalmenti si dicisi: «Mogghi mia, pigghia la roba, venitinni a stu paisi». La cuvata cu la ciocca quannu fu supra lu trenu, nun sapeva s’era ncelu... si tuccavà lu tirrenu. Lu paisi di luntanu ora acchiana e ora scinni; e lu trenu ca vulava senza ali e senza pinni. Ogni tantu si firmava pi nfurnari passaggeri: emigranti surfarara, figghi, patri e li muggheri. La cuvata cu la ciocca quannu fu supra lu trenu, nun sapeva s’era ncelu... si tuccavà lu tirrenu. Patri e matri si prisentanu, li fa amici la svintura: l’emigranti na famigghia fannu dintra la vittura. «Lu me nomu? Rosa Scordu». «Lu paisi? Mazzarinu». «Unni jiti ?». «Unni jiamu? Unni voli lu distinu!». e lu trenu ca vulava senza ali e senza pinni. Ogni tantu si firmava pi nfurnari passaggeri: emigranti surfarara, figghi, patri e li muggheri. Turi Scordu, surfararu, abitanti a Mazzarinu; cu lu Trenu di lu suli s’avvintura a lu distinu. |