Soldatenlied
anonimo
Adieu Berlin und deine Gegend | |
CANZONE DEL SOLDATO [ADDIO, CITTÀ, E I TUOI DINTORNI] Addio, città, e i tuoi dintorni ! Ov'altro non piove che gran sventura, Spesso rovina di più d'un giovane. [1] Spesso rovina di più d'un giovane. Qui mi han rapato per tre anni, [2] E scelto come soldato, Il che allora vuol dire: Devi stare di sentinella. Il che vuol allora dire: Devi stare di sentinella. La sera vengono dati i comandi, La mattina si fanno esercitazioni, E si marcia schierati ora a dest', ora a sinist'! [3] E si marcia schierati ora a dest', ora a sinist'! Poi torno a sfilare in parata, E allora devo stare tutto rigido e dritto Ché in testa non si muova un occhio. Che in testa non si muova un occhio. Quando mi azzardo a andare per strada, [4] E un ufficiale mi vede, [5] Beh, non ho fatto come si deve. Beh, non ho fatto come si deve. Se ti rivedo un'altra volta, [6] E con me non farai diversamente, Sarai pagato con le forche caudine. [7] Sarai pagato con le forche caudine. E se solo mi ribello, E faccio offesa al suo onore, Allora vuol dire che mi mettono agli arresti. Allora vuol dire che mi mettono agli arresti. E allora arriva il professore di bastonate, [8] In tedesco lo si chiama un “pestaschiena”, [9] Che mi dà la paga che merito. Che mi dà la paga che merito. Stà la la gente il giorno di paga E già aspetta il mio bottino, [10] Prima che io vada al mio quartiere. Prima che io vada al mio quartiere. Prendete il gesso, scrivetelo sulla porta! Io prendo i soldi e vado a bere birra, A dilettare il mio corpo. A dilettare il mio corpo. Affascinante Annina, sii la benvenuta! La città mi ha fatto perdere il morale Che io mi ero portato cosí da lontano. Che io mi ero portato cosí da lontano. Il mio morale me lo rifarò Se io mi stringerò alla mia Annina, Come già prima ho fatto spesso. Come già prima ho fatto spesso. | Adieu Berlin und deine Gegend wo´s nichts als lauter Unglück regnet oft manchem Bursch sein Untergang oft manchem Bursch sein Untergang Drei Jahr hat man mich drin geschoren zu einem Soldaten auserkoren da heißt es: Du mußt Schildwach stehn Des Abends wird gekommandieret früh morgens wird geexerzieret wohl vor des Kapitäns Quartier Von da marschiert man auf Parade da muß man stehen steif und gerade daß sich das Aug im Kopf nicht rührt Und wenn ich auf der Straß tu gehen und mich ein Offizier tut sehen so hab ich schon nicht recht getan „Wenn ich dich nun werd wiedersehen und du mir nicht wirst anders gehen Spitzruthen soll ja sein dein Lohn“ Tu ich mich nun dawidersetzen und ihm an seiner Ehr verletzen so heißt es mit mir in Arrest Da kommt daher ein Staabsprofessor auf deutsch nennt man ihn Buckeldrescher der gibt mir den verdienten Lohn Am Löhnungs-Tage stehn die Leute und warten schon auf meine Beute eh ich nach mei´m Quartiere geh Ich nahm die Kreid´, schrieb´s an die Türe und nahm das Geld und ging zu Biere zu delektieren meinen Leib Schönstes Karolinchen sei willkommen Berlin hat mir den Mut genommen den ich weit hab mitgebracht Ich würde meinen Mut schon wieder kriegen wenn ich bei dir Karolinchen bliebe denn du erfreust mein Herz und Sinn |
[2] Vale a dire: mi hanno fatto tenere costantemente i capelli corti, pratica avita in ambito militare (per evitare, naturalmente, i pidocchi).
[3] Nel preciso linguaggio militare tedesco, il verbo aufmarschieren (col sostantivo Aufmarsch) significa non semplicemente “marciare”, bensì “marciare al passo”, “sfilare schierati a passo di parata”.
[4] La traduzione con “azzardarsi a” vuole rendere in senso lato il “nun” del testo originale (propriamente: “adesso, ora”, ma anche “soltanto, solo”). Il tedesco popolare usa a dismisura particelle, avverbi ecc. quasi sempre difficilissimi o impossibili da rendere adeguatamente in un'altra lingua, poiché danno sfumature particolari.
[5] Presente qui, e in altre parti del testo, un'altra caratteristica del tedesco popolare: le forme verbali formate con l'ausiliare “tun” e l'infinito del verbo principale (ich tu gehen). Non si tratta di forme del tutto pleonastiche: vi è una vera e propria differenza aspettuale. “Ich gehe” significa piuttosto: “io vado regolarmente”, “cammino e continuo a camminare” ecc., mentre “ich tu gehe” significa “io vado” in quel dato momento, compio in un dato momento l'azione di andare (differenza tra azione durativa e puntuale). Tali forme sono diffusissime ma non sono mai state accettate dalla lingua letteraria, e sono presenti in altre lingue germaniche sia pure con diverso significato (prima fra tutte l'inglese: I write vs. I do write “scrivo davvero, proprio scrivo”, senza contare l'uso regolare di do come ausiliare interrogativo). In pratica: si tratta di forme molto antiche.
[6] Qui è l'ufficiale che parla.
[7] La pratica delle forche caudine come punizione per il soldato indisciplinato o insubordinato è antichissima, sia per il singolo soldato, sia per intere legioni come umiliazione mortificante. Nell'ambiente militare tedesco si chiama Spießrutenlauf, da Spieß “spiedo”, e Rute “verga”. Era diffusa in tutti gli eserciti. Tanto che ci siamo, ricordiamo anche che a vere e proprie forche caudine furono sottoposti alcuni arrestati a Genova, presso la caserma di Bolzaneto, dalla Polizia italiana nel lontano anno 2001.
[8] La traduzione presenta qui qualche problema. Il testo presenta la grafia Professer, che potrebbe essere sí una deformazione popolare di “Professor” (v. l'altra versione della canzone) ma avere anche un diverso significato. Ad ogni modo, si è preferito tradurre alla lettera: il termine indica probabilmente il sottufficiale, o comunque il soldato, che aveva il compito di guidare il passaggio del soldato punito sotto le forche caudine. Da tenere comunque presente che Stab “bastone, bacchetta, barra” significa anche “squadra, équipe” (come l'inglese staff), e che quindi il termine potrebbe significare semplicemente “caposquadra” (Stab significa anche “stato maggiore”). In ambito universitario, il termine Stabsprofessor significa “docente appartenente al corpo direttivo di un istituto”.
[9] Da Buckel, propriamente “gobba”, ma anche “schiena, dorso” nel linguaggio familiare, e dreschen “trebbiare” e, familiarmente, “picchiare, pestare” (metafora curiosamente presente anche nel toscano popolare “tribbiare”: “gli ha fatto un tribbio” = lo ha pestato ben bene).
[10] Beute “bottino”, ma anche “vittima”. La frase potrebbe anche significare: “e già mi aspetta come vittima”.