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La guerra di Piero

Fabrizio De André
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La parodia dei Gem Boy
Dormi sepòlto in un campo di gràna
non è la ròsa non è la bandàna
che ti protèggon dai togati ròssi
ma son le truppe del senatur Bòssi.

"Adesso che sòno il presidènte
voglio che assòlti sian gli imputati,
che i cadàveri dei magistràti
vengano dàti in pasto alla gènte"

Così dicèvi ed eri al govèrno:
tanti casìni, una vita d'infèrno.
Sempre un po' trìste come chi bève
ma del potère comandi le lève.

Fermati Sìlvio, fermati adèsso,
quelli ti fànno passare per fèsso.
Dei perseguitàti porti la vòce:
"Chi diede la vita ebbe in cambio una croce".

Ma tu non udìsti la rava e la fàva
e dalla bòcca perdevi la bàva.
Però coronàsti la tua carrièra
in un bel giòrno di primavèra.

E mentre sentìvi girare le pàlle
vedesti un giùdice in fondo alla vàlle
che infastidìto dal tuo candòre
ti promettèva sangue e sudòre.

Ricusalo Sìlvio, ricusalo òra
e dopo una vòlta ricusalo ancòra,
fino a che tù non lo vedrai esàngue
scrivere 'fìne' a un processo che làngue.

"Se lo ricùso senza pudòre
le prove sùe non avran mai valòre
e il tempo a mè resterà per godére
d'averlo préso per il sedére".

E mentre gli tìri la fregatùra,
quello stravòlge la procedùra
e come gli USA in Normandìa
manda affancùlo la tua strategìa.

Ti ritrovàsti in un solo momènto
col culo a tèrra senza un lamènto
e la tua vita cambiò da quel giòrno,
senza possìbilità di ritòrno.

"Cesare mìo all'arrembàggio!
se gli procùro un buon appannàggio,
Cesare bèllo, vedrai il Padretèrno
ci tira fuòri da questo infèrno".

Ma neanche un pìrla ti stava a sentìre,
dalle tue màni sfuggivan le lìre,
dalla tua bòcca sfugivan paròle
che s'attaccàvan sotto le suòle.

Dormi sepòlto in un campo di gràne
non è la ròsa, ma son le bandàne
che ti fan véglia dall'ombra dei fòssi.
T'hanno mollàto anche quelli di Bòssi.
LA GUERRA DI PIERO

Dormi appoggiato su un tavolino
non è un criceto, non è un canarino
lui se ne sta su dei fogli riposti
vicino a mille pastelli rossi.

Ti spedirono in guerra a pedate,
ti insegnaron a lanciar le granate,
ma tu contavi troppo piano
e te ne esplose una in mano.

Così fasciato eri in trincea
e, come gli altri, con la diarrea
ti lanciasti all’assalto anche se malato
ma andasti verso un campo minato.

e ti gridaron:
“Fermati Piero, fermati cazzo,
non, far ti prego, un altro passo
se vai lì sopra potresti morire…
chi mi ridarà la mie 1000 lire!”

Ma tu andasti avanti come chi se ne sbatte
partisti in aria come lo Shuttle
e senza una gamba atterrasti in frontiera
in un bel giorno di primavera.

E mentre marciavi a zoppogalletto
vedesti un uomo in fondo al vialetto
che aveva il tuo stesso identico umore
ma ti puntava addosso un cannone.

“Sparagli Piero, sparagli adesso,
prima che lui faccia con te lo stesso,
non ci pensare al tuo dolore
se lo ammazzi avrai una medaglia al valore”

Afferra il fucile usato come bastone
nel caricarlo si spara a un marone
comincia ad urlare come i deficienti
mandando al nemico mille accidenti.

E mentre gli usi questa premura
lui ha già preso la mira con cura
e spara un colpo dal suo carrarmato
e in pieno petto lui t’ha centrato.

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che neanche il tempo ti poteva bastare
nemmeno quello per mandarlo a cagare.

Sentisti un buco dentro lo stomaco
e pensasti: “Porco cane,
ma dimmi te se proprio in questo momento
mi doveva venire fame”

Ma così non potevi finire
eri un Terminator che non vuole morire
strisciasti in un campo in un giorno di nebbia,
ti passò sopra una mietitrebbia!

E adesso che ormai ho finito le rime
anche ‘sta storia ha un lieto fine:
la testa di Piero fu messa da parte
adesso ha un impiego da fermacarte.

Dormi appoggiato su un tavolino
non è un criceto, non è un canarino
lui se ne sta su dei fogli riposti
vicino a mille pastelli rossi.


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