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La guerra di Piero

Fabrizio De André
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OriginalLATINO / LATIN - Richardus Venturi
LA GUERRA DI PIEROCARMEN DE PETRI MILITIA
  
Dormi sepolto in un campo di granoPro te sepulto atque dormiente
non è la rosa non è il tulipanoneque rosae in agro frumenti
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi,neque tulipae e fossis umbrosis
ma sono mille papaveri rossi.vigilant, sed milia rubrorum florum.
  
«Lungo le sponde del mio torrente“Utinam fluant secundum ripas
voglio che scendan i lucci argentati,rivi mei argentei lucii esoces!
non più i cadaveri dei soldatiSed ut ferantur corpora mortua
portati in braccio dalla corrente.»militum nolo secundo amne.”
  
Così dicevi ed era d'invernoTempore brumae haec dixisti
e come gli altri verso l'infernoagitatusque furiis abisti,
te ne vai triste come chi devein faciem tuam omniumque aliorum
il vento ti sputa in faccia la neve.conscriptorum nivem inspuit ventus.
  
Fermati Piero, fermati adessoPetre, nunc recte tibi consistendum,
lascia che il vento ti passi un po' addosso,atque te mollire ventum sinendum.
dei morti in battaglia ti porti la voce,Tecum fers vocem mortuorum proeliantum
chi diede la vita ebbe in cambio una croce.cruce pro vita remuneratorum.
  
Ma tu non lo udisti e il tempo passavaSed non audisti. Tempus fugiebat
con le stagioni a passo di giavaet pleno gradu menses effluebant,
ed arrivasti a varcar la frontieraexternum limitem demum transisti
in un bel giorno di primavera.suave die in tempore verni.
  
E mentre marciavi con l'anima in spalleUmeris animam sicut transferens
vedesti un uomo in fondo alla vallevidisti in valle aliquem distantem
che aveva il tuo stesso identico umoreut te morosum, tetricum, tristem
ma la divisa di un altro colore.sed differentem vestitum habentem.
  
Sparagli Piero, sparagli oraPetre, nunc tibi hunc est percutendum
e dopo un colpo sparagli ancorabis terque tibi hunc est verberandum
fino a che tu non lo vedrai esangue,dum eum exanimem atque morientem
cadere in terra a coprire il suo sangue.in suum sanguinem vides decidentem.
  
«E se gli sparo in fronte o nel cuore“Percute frons vel cor vel caput,
soltanto il tempo avrà per moriretantum moriendi ut ei sit tempus.
ma il tempo a me resterà per vedereSed mihi ut observem sufficiet tempus
vedere gli occhi di un uomo che muore.»vultum oculosque hominis morientis.
  
E mentre gli usi questa premuraDum tecum reputas animo tam benigno
quello si volta ti vede ha paurase vertit iste terrore perculsus,
ed imbracciata l'artiglieriate aspicit, capit ignivoma tela
non ti ricambia la cortesia.tibique officium et obsequium non reddit.
  
Cadesti a terra senza un lamentoGemitum nullum edens decidisti,
e ti accorgesti in un solo momentoad punctum temporis hoc percepisti
che il tempo non ti sarebbe bastatotemporis satis tibi non futurum
a chieder perdono per ogni peccato.ad peccatorum veniam petendam.
  
Cadesti a terra senza un lamentoGemitum nullum edens decidisti,
e ti accorgesti in un solo momentoad punctum temporis hoc percepisti
che la tua vita finiva quel giornode te illo die esse acturum
e non ci sarebbe stato ritorno.teque numquam esse rediturum.
  
«Ninetta mia, crepare di Maggio“Ninula mea, ut moriar mense Maio
ci vuole tanto troppo coraggio.maximo animo mihi confidendum.
Ninetta bella, dritto all'infernoNinula pulchra, di sane me perdant
avrei preferito andarci in inverno.»sed hoc malueram tempore brumae.”
  
E mentre il grano ti stava a sentireAtque frumento aures praebente
dentro le mani stringevi il fucile,telum manibus constringebas,
dentro la bocca stringevi paroleet ore verba tua retinebas
troppo gelate per sciogliersi al sole.adstricta gelu quae sol non solvebat.
  
Dormi sepolto in un campo di granoPro te sepulto atque dormiente
non è la rosa non è il tulipanoneque rosae in agro frumenti
che ti fan veglia dall'ombra dei fossineque tulipae e fossis umbrosis
ma sono mille papaveri rossi.vigilant, sed milia rubrorum florum.


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