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Giorgio Gaber: Qualcuno era comunista

GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCG
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Dal Festival Gaber di Cittadella di Viareggio, luglio 2013 l'adattamento...
Caion3.200 Qualcuno era camionista perché era nato in Albania, in Bulgaria, a Castelvetrano o a Mogliano Veneto.
Qualcuno era camionista perché il nonno, lo zio, il papà avevano un Lupetto OM che per ingranare le ridotte bisognava fare delle doppiette terrificanti...e qualche volta ci portavano anche la mamma che preparava la pasta 'ncasciata o i risi e bisi.
Qualcuno era camionista perché vedeva l'autostrada A3 Salerno-Reggio come una promessa, l'A4 Torino-Piacenza come una poesia, le trattorie come il paradiso terrestre e forse c'era anche la padrona che gliela dava di nascosto al marito.
Qualcuno era camionista perché gli piaceva sentirsi solo.


Qualcuno era camionista perché aveva avuto una educazione troppo a piedi o in bicicletta, e a 14 anni non c'erano i soldi per il Betino a tre marce, e del Califfone non se ne parlava neppure.
Qualcuno era camionista perché il cinema lo esigeva (Convoy, Duel), il teatro no perché portare un camion dentro al Piccolo era un casino e andava contro le esigenze degli intellettuali milanesi (Strehler, Gaber eccetera); sul palcoscenico, al massimo una Vespa o una moto; la pittura non si sa (forse ci sarà stato un camion in qualche quadro realista sovietico o rumeno), la letteratura è letteratura e ci può star qualsiasi cosa...insomma con un camion è sempre un casino, porca troia.

Duel.250Qualcuno era camionista perché glielo avevano detto di prendere la patente C.
Qualcuno era camionista perché non gli avevano detto che per guidare gli autoarticolati e gli autosnodati ci vuole la E.
Qualcuno era camionista perché prima...prima...prima...era magazziniere.
Qualcuno era camionista perché aveva capito che uno Scania andava piano, ma lontano, e che sorpassarlo era comunque un bel casino sulla Firenze-Bologna,
specialmente con una Polo blé scassata targata Ravenna.
Qualcuno era camionista perché Berlinguer era un nobile sardo di antica origine catalana, e gli sarebbe piaciuto passargli sopra due volte col rimorchio.
Qualcuno era camionista perché Andreotti faceva le battutine che tutti
ridevano, e gli sarebbe piaciuto passargli sopra tre volte col rimorchio.
Qualcuno era camionista perché amava il popolo, e il popolo non può essere servito col trasporto merci su rotaia.
Qualcuno era camionista perché beveva il vino e si commuoveva a provocare megatamponamenti con relative distruzioni di stupide famigliole di gitanti.

Qualcuno era camionista perché allora c'erano le autostoppiste finlandesi.
Qualcuno era camionista perché era così ateo da voler fare volare giù dai viadotti i camion pieni di madonnine, padripii, santantonidappadova e papigiovanni (quasi sempre targati Caserta, non si sa perché).
Qualcuno era camionista perché era talmente affascinato dai camion che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era camionista perché gli piaceva parlare al baracchino.
Qualcuno era camionista perché non ne poteva più di fare il filologo ugrofinnico.
Qualcuno era camionista perché voleva trasportare, un giorno, un carico di armi per la revoluciòn.
Qualcuno era camionista perché la revoluciòn bisognerebbe farla con un Dodge scassato sulla Sierra Madre, mentre al massimo ora si divertiva a far pigliare paura a uno con una Ford Sierra.
Qualcuno era camionista perché la borghesia, il proletariato e la lotta di classe hanno comunque bisogno di consegne urgenti, e comunque anche i camionisti sono figli del popolo senza che quella fava di Pasolini ci abbia mai scritto poesie sopra.

autocarri.200 Qualcuno era camionista per fare rabbia a quelli coi furgoncini.
Qualcuno era camionista perché ascoltava solo RADIO MARIA.
Qualcuno era camionista per snobismo, qualcuno per bisogno, ma tutti quanti sognavano prima o poi di fare come quelli di Overland.
Qualcuno era camionista perché voleva camionizzare tutto.
Qualcuno era camionista perché lui di stare col culo su una sedia dietro una scrivania proprio non ne voleva sapere.
Qualcuno era camionista perché aveva scambiato l'autostrada per il Vangelo secondo Gilles Villeneuve.
Qualcuno era camionista perché era convinto di avere dietro di sé la classe operaia in una coda di trentasei chilometri sull'A14 direzione Rimini.
Qualcuno era camionista perché era più camionista degli altri.
Qualcuno era camionista perché non esisteva il grande partito camionista e gli sarebbe piaciuto fondarlo.
Qualcuno era camionista e aveva pure la tessera del partito comunista.
Qualcuno era camionista perché non c'era niente di meglio.
Qualcuno era camionista perché l'alternativa era far domanda nei carabinieri.
Qualcuno era camionista perché i trasporti peggio che da noi, solo in Islanda.
Qualcuno era camionista perché non ne poteva più di quegli stronzetti con le spàider.
Qualcuno era camionista perché non avere la patente sta diventando troppo di moda, come l'anarchia.
Qualcuno era camionista perché Piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l'Italicus, Ustica eccetera, eccetera, eccetera, erano tutto sommato banche, piazze, stazioni, treni e aerei e i camion non c'entravano un cazzo.

Qualcuno era camionista perché chi era contromano era camionista. Camion3.200
Qualcuno era camionista perché poteva ascoltare tutta la musica che gli pareva, persino Giorgio Gaber.
Qualcuno credeva di essere camionista, e forse era qualcos'altro.
Qualcuno era camionista perché sognava la libertà delle highways americane, poi una volta incocciò Quentin Tarantino che lo portò in uno strano locale dal tramonto all'alba.
Qualcuno era camionista perché credeva di poter essere vivo e felice solo essendo un camionista.
Qualcuno era camionista perché aveva avuto bisogno di una spinta e gliela aveva data un camionista.
Perché sentiva la necessità di una morale diversa.
Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita, e questo pensava volando di sotto dal viadotto del Polcevera.
Sì, qualcuno era camionista perché, con accanto questo slancio, ognuno era come... più di sé stesso. Era come... due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana, dall'altra il rombo del motore, le donnine gnude appiccicate in cabina, il carico di tetracloruro di sodio, e cazzo, se ho voglia passo in una città e fo scoppiare ogni cosa, vaccaccia troia impestata e lurida, e dall'altra il senso di appartenenza a una categoria che era tutto e il contrario di tutto, sperando che la CIA non gli imponesse uno sciopero per rovesciare Allende e far vincere il mercato, ché tanto il mercato, almeno quello ortofrutticolo, vinceva ogni giorno comunque.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano ottenuto la patente senza essere capaci di guidare...come dei camionisti ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due. Da una parte l'uomo che si ferma ossequiosamente ai rossi e fa attraversare scolari e vecchiette, e dall'altra colui che sogna di fare fuori tutti quanti calpestandoli fino a vedere una poltiglia rossa.
Ma il piede destro s'è rattrappito.
Porcoddio.
Due miserie, e un camion solo.
E quasi quasi, allora, piglio un amaro monologo di Giorgio Gaber e ci faccio un po' di cazzi miei.
Qualcuno era del Partito Democratico perchè un giorno era tornato dalle ferie e gli avevano improvvisamente cambiato nome al partito
Qualcuno era del Partito Democratico perchè gli avevano cambiato così tante volte nome al partito che ormai ci aveva fatto l’abitudine
Qualcuno era del Partito Democratico perchè era amico degli operai ma preferiva rimanergli amico che andare in fabbrica
Qualcuno era del Partito Democratico perchè anche se era convinto “ma no gli operai non esistono più.”
Qualcuno era del Partito Democratico perchè era un operaio e voleva andare al congresso nazionale solo per dire “E allora, scusate, io chi cazzo sono? E cosa ho fatto in tutto questo tempo?”
Qualcuno era del Partito Democratico perchè guardava solo La7, ascoltava solo Rai3 ma non si perdeva una puntata della DeFilippi sdraiato sul divano davanti al televisore con il giubbotto di Fonzie… ma così per conoscere meglio il nemico o per farsi conoscere
Qualcuno era del Partito Democratico perchè la rivoluzione ieri no, ieri l’altro nemmeno, oggi non posso proprio. Ho l’apericena al circolo Arci. Ma va tutto in beneficienza ai profughi del Darfur,
Qualcuno era del Partito Democratico perchè… ineleggibilità? Conflitto di interessi? Sorry, I don’t speak italiano. No entiendo.
Qualcuno era del Partito Democratico perchè quando c’è da salvarsi il culo a vicenda ci vuole un gran senso di responsabilità e un’ampia convergenza nell’interesse del paese
Qualcuno era del Partito Democratico perchè essendo anche interista non si può vincere sempre
Qualcuno era del Partito Democratico perchè gli era rimasto solo uno slogan “Basta con le ideologie, è ora dell’acqua gym”
Qualcuno era del Partito Democratico perchè come portiere al Monte dei Paschi di Siena e faceva solo la spesa alla coop
Qualcuno era del Partito Democratico perchè non lavorava alla coop ma faceva la spesa al Monte dei Paschi di Siena
Qualcuno era del Partito Democratico perchè se avesse capito come cazzo si accende un computer sarebbe stato un grillino
Qualcuno era del Partito Democratico perchè siccome sapeva accendere un computer, conosceva internet e non avrebbe mai potuto essere un grillino
Qualcuno era del Partito Democratico perchè quando avevano chiuso prima le sedi della DC e poi quella della Margherita non sapeva dove andare a giocare a canasta
Qualcuno era del Partito Democratico perchè gli piaceva farsi male da solo ma sentendosi parte di una grande famiglia
Qualcuno era del Partito Democratico perchè per trent’anni aveva rinunciato alle ferie con tutta la famiglia per andare a cucinare le salamelle alla festa dell’Unità credendo che quello fosse il suo ruolo per contribuire a costruire un paese migliore… e dopo l’ho visto, questo qui, fuori da una sede del PD che parlava come un piccione “che cazz è successo?”


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