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Emanuele Bocci
Lingua: Italiano


Emanuele Bocci

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*Canzone liberamente ispirata alla Tragedia di Portopalo (25-26 dicembre 1996) dove persero la vita quasi 300 migranti
Semifinalisti voci per la libertà 2011
Il mare ci rapì, ne siamo ostaggio,
a casa ci hanno dato per dispersi,
ci avran dimenticato, avran rimosso,
sperare in fondo è l’alibi dei pazzi.
Partimmo senza sole e senza luna,
di stelle poche e tra nuvole gonfie,
mercante di persone il timoniere
virava a colpi di catarro e smorfie.

Abbiam nuotato senza vedere,
senza una rotta, senza una via,
senza una sponda, soltanto il mare,
senza una via.

Qualcosa saltò via dalla lamiera,
la prora lacerata inizio a bere,
l’altro mercante scuro e a testa bassa
saltò sopra una specie di scialuppa.
Oltre trecento sagome nel buio
con gli occhi bianchi di chi già capisce,
la barca troppo gravida di vite
come una madre che poi partorisce.

Abbiam nuotato senza vedere,
senza una rotta, senza una via,
senza una sponda, soltanto il mare,
senza una via.

Ci dissero tranquilli è tutto a posto
e siamo tutti nella stessa barca,
ma l’onda già faceva il mare grosso e
come una bocca aperta la risacca.
A poppa quei gran figli di puttana,
spavaldi e con la giubba salvagente
a ripetere “Tranquilli non temete,
vedrete resteremo tutti a galla!”

Abbiam nuotato senza vedere,
morsi dai crampi, stretti dal buio,
senza una sponda, soltanto il mare,
senza una via.
Abbiam nuotato senza vedere,
senza una rotta, senza una via,
senza una sponda, soltanto il mare,
senza una via.

inviata da DonQuijote82 - 22/4/2012 - 12:38




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