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Mattanza
Lingua: Greco moderno (Greco-calabro / Calabrian Greek)


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E' il brano che apre l'album "Razza Marranchia" del 2001

Donne di Gallicianò, fotografia di Enzo Penna.
Donne di Gallicianò, fotografia di Enzo Penna.


Testo in greco calabro originario della zona dell’Ammendolea, (oggi è una fiumara dal letto enorme, costituita da ciottoli bianchissimi, che sfocia sullo Jonio). Raccolto in Gallicianò (RC) il 14 Giugno 1979 dalla Sig.ra Pangallo Rosalba (82 anni).
É una disperata invocazione di un carcerato che, da dietro le sbarre, chiede alla sua donna almeno un po' di acqua.
Caspèdda de ssu ponì i cardìa
chorònda to stavrò ti ambrò mu pài.

Ecì me pèrru stìn Ajo Marìa
stì sepurtùra pu kanèna agapài.

Ecì me clìvu me poddà clidìa
cè ecìtte (n)ossu dèn eguènno mai.

Esù ti pai ce èrchese spithìa
rìzze mu ajo nerò an me agapài.

inviata da Bartleby - 19/7/2011 - 22:31




Lingua: Italiano

Traduzione italiana dal sito dei Mattanza, http://www.mattanza.org
CANZONE

Ragazza non ti fa male il cuore
vedendo la croce che avanti va?

Lì mi portano dalla Santa Maria
nella sepoltura dove nessuno ama andare.

Lì mi chiudono con tante chiavi
e da lì dentro non uscirò mai più.

Tu che passi e vieni spesso
porgimi dell’acqua santa se mi ami.

inviata da Bartleby - 19/7/2011 - 22:31





La resa in greco moderno standard
Dell'Anonimo Toscano del XXI Secolo, 6.2.2017

Nota. La seguente resa in greco moderno standard è del tutto letterale e serve esclusivamente a far notare l'estrema vicinanza tra il greco calabro e la lingua moderna, a parte i calabrismi (caspedda, sepurtùra, l'avverbio mai). A tale scopo, la resa è accompagnata da una trascrizione fonetica di massima.
ΤΡΑΓΟΥΔΙ(ΟΝ)

Κοπέλα δε σου πονεί η καρδιά
θωρώντας το σταυρό που εμπρός μου πάει.

Εκεί με φέρουν στην 'Aγια Μαρία
στον τάφο που κανένας αγαπάει.

Εκεί με κλείνουν με πολλά κλειδιά
και απ'εκεί δε θα βγαίνω ποτέ.

Εσύ που πάεις και έρχεσαι συχνά
ρίξε μου άγιο νερό αν μ' αγαπάεις.

TRAGOUDI(ON)

Kopéla de sou poní i kardiá
thoróndas to stavró pou embrós mou pái.

Ekí me féroun stin Aya María
ston dáfo pou kanénas agapái.

Ekí me klínoun me pollá klidiá
ke ap'ekí de tha vyéno poté.

Esí pou páis ke érhese sihná
ríxe mou ayo neró an m'agapáis.

inviata da L'Anonimo Toscano del XXI Secolo - 6/2/2017 - 14:09


Spippolando qua e là nel sito mi sono accordo di questo testo finora etichettato (e registrato) come in "greco antico". Ovviamente la cosa non è minimamente da "imputare" a chi, a suo tempo, lo ha inserito sicuramente riprendendo tale attribuzione da qualche sito. I dialetti greco-calabri, purtroppo oramai pressoché estinti, sono certamente di origine molto antica ma hanno seguito in tutto e per tutto l'evoluzione del greco ellenico e ne condividono pienamente i caratteri, come si può vedere anche dalla resa in greco moderno standard che ho appositamente allegato a questa pagina. A parte, naturalmente, le ovvie parole di origine calabrese (non sono del tutto certo, però, che caspèdda lo sia effettivamente) ed alcune caratteristiche fonologiche pure di origine calabrese (la retroflessa dentale). Nei dialetti greco-calabri è certamente presente anche qualche arcaismo: qui abbiamo una sopravvivenza di greco antico in ecìtte "da qui", che riproduce il classico ἐκεῖδε; ma è l'unica. Il resto è buon greco moderno che potrebbe essere inteso, senza nemmeno eccessiva difficoltà, da un ateniese qualsiasi. E' comunque prassi abbastanza diffusa, presentando quel che resta del greco calabro, ricondurlo direttamente al "greco antico"; in realtà non è affatto così (a parte, ripeto, qualche arcaismo che, comunque, non di rado si è conservato anche in alcuni dialetti dell'Ellade, e non contando lo Zaconico che è emanazione diretta dell'antico dialetto laconico). Naturalmente la pagina è stata riattribuita alla lingua greca moderna con indicazione del dialetto.

L'Anonimo Toscano del XXI Secolo - 6/2/2017 - 14:25




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