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La chanson du déserteur

anonyme
Langue: français


Liste des versions


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Un jour l'envi' m'a pris de déserter la France
(anonyme)
Le prisonnier
(Boris Vian)
Le déserteur
(Boris Vian)


[Prob.: Fine XVII/ 1a metà del XVIII secolo]
[Prob.: Fin 17ème / 1ère moitié du 18ème siècle]
[Prob.: End of 17th / 1st Half of 18th Century]
Diffusione / Diffusion:
Francia [Franca Contea / Pays Messin etc.]
France [Franche-Comtée / Pays Messin etc.]
Piemonte / Piémont / Piedmont
Bretagna / Bretagne / Brittany

L'exécution du déserteur. Incisione del XVIII secolo.
L'exécution du déserteur. Incisione del XVIII secolo.


La Chanson du déserteur è stata (e continua ad essere) considerata da parecchi come una sorta di antenata delle canzoni antimilitariste francesi; il tema del “disertore”, del resto, è discretamente comune in diverse canzoni popolari. Sembra però esagerato ricondurla in pieno XV secolo, come è stato tra le altre cose accettato pedissequamente in questa pagina fino a questo momento. La ballata è assai più probabilmente di origine tardoseicentesca o settecentesca, anche se certi riferimenti storici (tipo essere “prigioniero degli inglesi a Bordeaux”, dove il disertore fucilato prega i compagni di dire alla madre che si trova per non farle sapere la sua vergognosa fine) possono effettivamente risalire ad epoche più remote. Ma, del resto, la vicenda del soldato disertore per amore che uccide il suo capitano è davvero diffusa in tutta la Francia, come ben spiegò il musicologo e critico Louis Laloy (1874-1944) in un articolo pubblicato il 15 dicembre 1904 sulla Revue Musicale, n° 24; nei versi finali, dove il disertore, prima di essere messo a morte, prega i compagni di dire alla madre che si trova prigioniero altrove, tutte le locazioni sono state nominate (prigioniero dei polacchi a Breslavia, dei prussiani o dei russi ecc.). Anche il Laloy, del resto, considera La chanson du déserteur come “beaucoup moins ancienne” rispetto ad altre ballate come ad esempio La Pernette, che appare autenticamente quattro/cinquecentesca; assodato che, per una ballata popolare, è raro poter parlare di prima origine (a meno che non si ispiri ad un episodio storico ben preciso che permette di fissare un terminus ante quem), per la Chanson du déserteur si assiste alla sua grande diffusione a partire dai primi anni del XVIII secolo ed è quindi a quest'epoca che deve essere ragionevolmente attribuita.

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La ballata è diffusa, come detto, in tutta la Francia e nelle regioni che ne sono tributarie per ciò che riguarda le tradizioni popolari: da qui le (decisamente particolari) versioni piemontesi e bretoni. Raccolta in diverse raccolte di canti popolari regionali, presenta letteralmente decine e decine di versioni che mantengono però grosso modo tutte l'impianto di base della vicenda. Così, ad esempio, la ragazza per l'amore della quale il soldato diserta è indifferentemente una “bionda”, una “bruna” o semplicemente una “bella” o una "ragazza"; della varietà dei luoghi dove il soldato prega i compagni di dire alla madre che si trova si è già parlato, specificando che nelle versioni di zone di mare (come la Bretagna) chiede piuttosto di dire che si trova prigioniero a bordo di una qualche nave nemica.

L'irradiamento della canzone sembra partire genericamente dalla Francia orientale: tra le versioni più antiche, il Puymaigre ne dà una (con qualche lievissima variante) proveniente dalla regione di Metz in Chants populaires recueillis dans le Pays Messin (1865), sostanzialmente identica a quella proveniente dalla Franca Contea riportata da Max Buchon in Noëls et chants populaires de la Franche-Comté. Interessante (e decisiva) è la versione fornita da Charles Guillon in Chansons populaires de l'Ain (1883): tale versione non presenta le strofe 1 e 4, esattamente quelle dove il soldato (o caporale) viene presentato come il rivale del capitano. Potrebbe trattarsi di una versione veramente primitiva della canzone? In effetti, occorre notare che, in tale versione la prima strofa è irregolare dato che i versi 2 e 3 non rimano tra di loro, e inoltre non si capisce bene perché lo sventurato soldato diserti se la sua amante gli è stata portata dal suo ufficiale. Per disperazione? Si tratterebbe qui di una componente psicologica forse troppo profonda per una canzone popolare. Se ne conclude che, in origine, la canzone non parla affatto di un “disertore per amore”, ma di un disertore e basta, di un soldato che scappa dalla guerra; e il capitano cerca semplicemente di fermarlo (Mon capitain' me dit: / Ce n'est pas là ta route), come pure nella versione lorenese. La storia della rivalità in amore sembra essere assai posteriore, innestatasi sulla vicenda primitiva per influenza di un'altra canzone popolare, Les trois soldats che, in effetti, disertano per amore. E' per questo motivo che, in questa pagina, presentiamo tale versione prima di tutte le altre, seguita da quelle dove la componente della "rivalità in amore" non è ancora presente. L'antichità della versione dell'Ain (che potrebbe qui autenticamente rimandare ad un'origine più remota) è testimoniata anche dal fatto che, tra le tante, è l'unica dove il soldato, per ingaggiare la lotta con il capitano, non si serve anche di un fucile. La presenza dell'arma da fuoco non può ovviamente rimandare alla "Guerra dei Cent'Anni" che spesso è nominata per questa canzone.

La struttura primitiva della canzone ha comunque lasciato delle tracce non soltanto nella succitata versione dell'Ain, ma anche in quella data da Julien Tiersot in Chanson populaires recueillies dans les Alpes Françaises (Savoie et Dauphiné) (1903). In tale versione è già presente l' “intacco amoroso” della prima strofa (il soldato si arruola per amore), ma nella vicenda non si fa poi alcuna menzione della rivalità in amore. Si può quindi ricostruire per grandi linee la storia della canzone, che sembra essere nata come una vicenda di semplice diserzione nella Francia alpina (Franca Contea, Savoia, Delfinato). Una volta avvenuta la contaminazione con l'altra canzone popolare dei “tre soldati” disertori per amore, la canzone si è diffusa prima nella Francia orientale (Lorena) e, poi, oramai pienamente contaminata, nel resto della Francia salvo quella occitana, dove la canzone sembra non essere presente nella tradizione. Vicende assai complesse, come del resto avviene per qualsiasi canzone popolare di antica data; in questa pagina si è cercato di seguirle con varie versioni, per finire con quella oramai contaminata data da Louis Laloy (e provieniente anch'essa dalla Franca Contea). La pagina si chiude con un curioso uso moderno di tale antica ballata. [RV]
1. Version de l'Ain
Charles Guillon, Chansons populaires de l'Ain


Je me suis engagé dans
Un régiment de France,
Je me suis engagé dans
Un régiment de France,
Là ousque j'ai logé,
On m'y a conseillé
De prendre mon congé
Par-dessous mon soulier.

En mon chemin faisant
J' rencontr' mon capitaine,
En mon chemin faisant
J' rencontr' mon capitaine,
Mon capitain' me dit :
Où vas-tu sans souci ?
Je vais dans ce vallon'
Rejoindr' mon bataillon .

Mon capitaine me dit:
Ce n'est pas là ta route,
Mon capitaine me dit:
Ce n'est pas là ta route.
J'ai mis mon habit bas,
Mon sabre au bout d' mon bras,
Et me suis battu là
Comme un vaillant soldat.

Là-bas, dans ces prés verts,
J'ai tué mon capitaine,
Là-bas, dans ces prés verts
J'ai tué mon capitaine,
Mon capitaine est mort
Et, moi, je vis encore ;
Mais dans deux ou trois jours
Ce sera-z à mon tour.

Qui est-c' qui me tuera?
Ce s'ra mon camarade,
Qui est-c' qui me tuera?
Ce s'ra mon camarade,
On me band'ra les yeux
Avec un mouchoir bleu
Et l'on m' fera mourir
Sans me faire souffrir.

Qu'on env'loppe mon cœur
Dans un' serviette blanche,
Qu'on env'loppe mon cœur
Dans un' serviette blanche,
Pour le porter à ma mi'
En lui disant : Voici
Le cœur d votr' serviteur
Qu'est mort au champ d'honneur.

Soldats qui m'écoutez,
Ne 1' dit's pas à ma mère,
Soldats qui m'écoutez,
Ne l' dit's pas à ma mère,
Mais dites-lui plutôt
Que je suis à Breslau
Pris par les Polonais,
Qu'ell' me r'verra jamais.

envoyé par Riccardo Venturi




Langue: italien

1. Versione dell'Ain / Charles Guillon, Chansons populaires de l'Ain
Traduzione italiana di Riccardo Venturi, 19.4.2016


guillonain
LA CANZONE DEL DISERTORE

Mi sono arruolato in
Un reggimento di Francia,
Mi sono arruolato in
Un reggimento di Francia,
Là dove ero acquartierato
Mi hanno consigliato
Di prendere congedo
Filandomela a gambe.

E cammin facendo
Ho incontrato il mio capitano,
E cammin facendo
Ho incontrato il mio capitano,
Il mio capitano mi dice:
Dove te ne vai bel bello?
Vado in quel vallone
A raggiungere il mio battaglione.

Il mio capitano mi dice:
Per di là non ci vai,
Il mio capitano mi dice:
Per di là non ci vai,
Mi son tolto la divisa
E ho impugnato la sciabola
E là mi sono battuto
Come un soldato valoroso.

Laggiù in quei prati verdi
Ho ucciso il mio capitano,
Laggiù in quei prati verdi
Ho ucciso il mio capitano,
Il mio capitano è morto
E io sono ancora vivo ;
Però fra due o tre giorni
Toccherà anche a me.

Chi mi ucciderà?
Sarà un mio compagno,
Chi mi ucciderà?
Sarà un mio compagno,
Mi benderanno gli occhi
Con un fazzoletto blu,
E mi faranno morire
Senza farmi soffrire.

Il mio cuore sia avvolto
In un tovagliolo bianco,
Il mio cuore sia avvolto
In un tovagliolo bianco,
Per portarlo alla mia amante
Dicendole: Ecco qua
Il cuore del vostro servitore
Morto sul campo d'onore.

Soldati, che mi ascoltate,
Non ditelo a mia madre,
Soldati, che mi ascoltate,
Non ditelo a mia madre,
Ma ditele piuttosto
Che sono a Breslavia
Prigioniero dei polacchi,
E che non mi rivedrà più.

19/4/2016 - 00:55




Langue: français

2. Version des Alpes Françaises (Savoie et Dauphiné)
Julien Tiersot, Chansons Populaires recueillies dans les Alpes Françaises


E, forse, caro Riccardo, questa è proprio una delle possibili fonti cui deve aver ‎attinto Yvon Guilcher per la sua Les chemins de la guerre…Qui la versione più antica forse risale addirittura alla Guerra dei Cent'anni ma in seguito il testo sopravvisse - questo che contribuisco potrebbe riferirsi alle guerre del 6/700 o a quelle napoleoniche o a chissà quali altre - vuoi perchè l'inimicizia tra francesi ed inglesi è cosa antica e perdurante nei secoli, vuoi perchè in ogni angolo del mondo dove c'è una guerra c'è anche un disertore... [Dead End]

Canzone popolare di autore anonimo presente nella raccolta “Chansons Populaires recueillies dans les ‎Alpes Françaises (Savoie et Dauphiné)” curata da ‎‎Julien Tiersot (1857-1936) e pubblicata nel 1903 ‎‎(rieditata nel 1979).



Julien Tiersot è stato un importante musicologo ed etnomusicologo, nonché compositore. Per ‎cinque anni, dal 1895 al 1900, Tiersot percorse i paesi montani della Savoia e del Delfinato alla ‎ricerca delle canzoni popolari delle genti che li abitavano: ne raccolse ed identificò circa 500, ‎pubblicandone 227 divise per temi (canzoni storiche, tradizionali, d’amore, di nozze, dei pastori, dei ‎coscritti e dei soldati, di lavoro, ninne nane e ballabili)‎

‎Evelyne Girardon della Compagnie Beline.‎
Evelyne Girardon della Compagnie Beline.‎



Il brano fa parte del repertorio della Compagnie Beline di Lyon ‎fondata da Evelyne Girardon e Jean Blanchard (già dei La Bamboche). Il gruppo l’ha ‎regolarmente eseguita nei suoi concerti del 2012 ma ignoro se l’abbia mai registrata.‎
LA CHANSON DU DÉSERTEUR

Je me suis engagé pour l’amour d’une brune,
L’engag’ment que j’ai fait a été déguisé.
J’ai pris l’argent du roi et puis j’ai déserté.‎

À mon chemin faisant, j’rencontr’mon capitaine,
Mon capitaine me dit : « Où vas -tu sans souci ?
Là-haut sur ces vallons, rejoins ton bataillon. »‎

Là-haut sur ces vallons, pas d’eau claire aux fontaines,
J’ai pris mon sabre en bas, mon fusil sur mon bras,
Je me suis défendu comme un vaillant soldat.‎

Le premier coup tiré, je tue mon capitaine.
Mon capitaine est mort, et moi je vis encore :
Peut être dans trois jours, ce sera-z-à mon tour.‎

L’on m’a pris, l’on m’a m’né dessus la place d’armes;
L’on m’a bandé les yeux avec un mouchoir bleu
Pour me faire mourir sans me faire souffrir.‎

Que l’on prenne mon coeur dedans une serviette;
Et puis vous l’enverrez à ma chère maîtresse :
Qu’elle me fasse l’honneur d’ensevelir mon coeur.‎

Tous les regrets que j’ai, c’est de ma tendre mère,
Qui a tant passé de nuits pour me faire dormir :
Ell’n‘a pas de plaisir, son fils va mourir.‎

envoyé par Dead End - 9/1/2013 - 14:24




Langue: italien

2. Versione delle Alpi Francesi (Savoia e Delfinato)
Julien Tiersot, Chansons Populaires recueillies dans les Alpes Françaises
Traduzione italiana di Riccardo Venturi, 19.4.2016
LA CANZONE DEL DISERTORE

Mi sono arruolato per amore di una mora,
Però il mio arruolamento era per finta.
Ho preso il soldo del Re e poi ho disertato.

Cammin facendo ho incontrato il mio capitano,
Il mio capitano mi dice, «Dove te ne vai bel bello ? 
Lassù in quei valloni raggiungi il tuo battaglione. »

Lassù in quei valloni non c'è acqua pura alle fonti,
Ho sguainato la sciabola e imbracciato il fucile
E mi sono difeso come un soldato valoroso.

Al primo colpo che ho dato uccido il mio capitano,
Il mio capitano è morto, e io sono ancora vivo :
Forse fra tre giorni toccherà a me.

Mi han preso e mi hanno portato alla piazza d'armi ;
Mi hanno bendato gli occhi con un fazzoletto blu
Per farmi morire senza farmi soffrire.

Il mio cuore sia preso e messo in un tovagliolo ;
Poi lo manderete alla mia cara amante,
Ché mi faccia l'onore di seppellire il mio cuore.

Tutti i rimpianti che ho son per la mia tenera madre
Che ha passato tante notti a farmi dormire :
Ne avrà dispiacere, suo figlio va a morire.

19/4/2016 - 01:43




Langue: français

3. Version de Planchez (Nièvre), Achille Millien (1887)

Achille Millien (1838-1927)
Achille Millien (1838-1927)

La seguente versione, leggermente diversa, è stata raccolta a Planchez (dipartimento della Nièvre, Borgogna) nel 1887 da Achille Millien (1838-1927), poeta e folklorista locale (nacque e morì a Beaumont-la-Ferrière, nello stesso dipartimento della Nièvre). Proviene da questa pagina. E' sostanzialmente identica alla versione riportata a quest'altra pagina. E' stata segnalata da Adriana una terza pagina che la contiene. La versione è interessante perché vi si coglie sempre di più la presenza della “bella ragazza” per la quale il soldato si sarebbe arruolato; questo riporta ad un fatto assai comune negli antichi eserciti, vale a dire la presenza fissa di donne presso i quartieri (fatto che giustifica l' “arruolamento per amore”). Ciononostante, neppure in questa versione (che, quindi, è tra quelle più antiche) si ha traccia della rivalità in amore tra il soldato e il capitano. Qui, piuttosto, la presenza della ragazza serve al soldato per nascondere alla madre la sua fine, che ha qui addirittura due versioni: la prima è appunto quella del “fidanzamento”, e la seconda è -ugualmente curiosa- quella dell' arruolamento “su una nave inglese”.[RV]
LA CHANSON DU DÉSERTEUR

Je me suis engagé
Pour l'amour d'une d'une fille,
Je me suis engagé
Pour l'amour d'une fille
Les gens qui m'ont logé
M'ont bien mal enseigné
Ils m'ont d'it d' m'en aller
Sans avoir mon congé.

Dans mon chemin faisant
Rencontre mon capitaine,
Dans mon chemin faisant
Rencontre mon capitaine,
Mon capitaine m'a dit
Où vas-tu mon ami ?
Là-bas dans ces vallons
Rejoindre mon bataillon

Là-bas dans ces vallons
S'engage une bataille,
Là-bas dans ces vallons
S'engage une bataille,
J'ai mis mon sac à terre
J'ai pris mon sabre en main
Je me suis battu là
Comme un vaillant soldat.

Du premier coup tirant
Tua mon capitaine,
Du premier coup tirant
Tua mon capitaine,
Mon capitaine est mort
Et moi je vis encore.
Peut-être avant trois jours
Ce sera bien mon tour.

Celui qui me tuera
Sera mon camarade,
Celui qui me tuera
Sera mon camarade,
Tu m'y banderas les yeux
Avec un mouchoir bleu
Tu m'y feras mourir
Sans m'y faire trop languir.

Soldats de mon pays
Ne l' dites pas à ma mère,
Soldats de mon pays
Ne l' dites pas à ma mère,
Ah ! Dites-lui je me suis fiancé
À la plus belle fille,
À la plus belle fille
Qu'il y a dans le quartier.

Ah ! Dites-lui plutôt
Je me suis engagé,
Ah ! Dites-lui plutôt
Je me suis engagé
Sur un navire anglais,
Qu'elle m'y r'verra jamais.

envoyé par Riccardo Venturi - 5/5/2006 - 22:36




Langue: italien

3. Versione di Planchez (Nièvre), Achille Millien (1887)
Traduzione italiana di Riccardo Venturi, 19.4.2016
LA CANZONE DEL DISERTORE

Mi sono arruolato
Per amore di una ragazza,
Mi sono arruolato
Per amore di una ragazza,
Quelli che mi hanno alloggiato
Mi hanno mal consigliato,
M'han detto di andarmene
Senza avere il congedo.

Cammin facendo,
Incontro il mio capitano,
Cammin facendo
Incontro il mio capitano,
Il mio capitano m'ha detto
Dov'è che vai, amico mio?
Laggiù in quei valloni
A unirmi al mio battaglione.

Laggiù in quei valloni
S'ingaggia una battaglia,
Laggiù in quei valloni
S'ingaggia una battaglia,
Ho posato la mia sacca
E impugnato la sciabola,
E là mi son battuto
Come un soldato valoroso.

Al primo colpo
Ho ucciso il mio capitano,
Al primo colpo
Ho ucciso il mio capitano,
Il mio capitano è morto,
E io sono ancora vivo,
Ma forse entro tre giorno
Toccherà anche a me.

E chi mi ucciderà
Sarà un mio compagno,
E chi mi ucciderà
Sarà un mio compagno,
Mi benderai gli occhi
Con un fazzoletto blu
E mi farai morire
Senza farmi troppo languire.

Soldati del mio paese,
Non ditelo a mia madre,
Soldati del mio paese,
Non ditelo a mia madre,
Ah, ditele che mi son fidanzato
Con la più bella ragazza,
Con la più bella ragazza
Che c'è nel quartiere.

Ah, ditele piuttosto
Che mi sono arruolato,
Ah, ditele piuttosto
Che mi sono arruolato
Su una nave inglese
E che non mi vedrà più.

19/4/2016 - 02:21




Langue: français

4. Version du Pays Messin
Théodore-Joseph Boudet de Puymaigre, Chants populaires du Pays Messin


Théodore-Joseph Boudet de Puymaigre (1816-1901)
Théodore-Joseph Boudet de Puymaigre (1816-1901)


Come specificato anche nell'introduzione, la versione raccolta da Théodore-Joseph Boudet de Puymaigre (1816-1901) per i suoi Chants populaires du Pays Messin (pubblicati per la prima volta a Metz nel 1865 e riediti a Parigi nel 1881) è sostanzialmente identica a quella, proveniente dalla Franca Contea, data da Max Buchon (1818-1869) e pubblicata nei suoi Noëls et chants populaires de la Franche-Comté (1863). Si tratta di una sorta di “versione standard” del canto tra le versioni senza la “rivalità in amore” tra il soldato e il capitano; come tale, nella versione primitiva di questa pagina era stata presentata come testo principale (indi per cui la traduzione italiana è tra le più antiche di questo sito). [RV]
LA CHANSON DU DÉSERTEUR

Je me suis-t-engagé
Pour l'amour d'une blonde,
Je me suis-t-engagé
Pour l'amour d'une blonde,
Là où j'étais logé
On m'a bien conseillé
Qu'il fallait déserter
Sans avoir mon congé.

En mon chemin faisant
Trouvai mon capitaine,
En mon chemin faisant
Trouvai mon capitaine,
Mon capitaine me dit
Où vas-tu sans-souci
Vas-t-en dans ces vallons
rejoindre ton bataillon.

Je pris mon sabre en main
Je mis mon sac en terre,
Je pris mon sabre en main
Je mis mon sac en terre,
Je mis mon sac à bas
Le fusil à mon bras
Et me suis battu là
Comme un vaillant soldat.

Au premier coup tiré
Tuai mon capitaine,
Au premier coup tiré
Tuai mon capitaine,
Mon capitaine est mort
Et moi je vis-t-encor,
Hélas avant trois jours
Ce sera-z-à mon tour.

Qui m'y feront mourir
Ce sont mes camarades,
Qui m'y feront mourir
Ce sont mes camarades,
Ils me banderont les yeux
Avec un mouchoir bleu,
Pour me faire mourir
Sans me faire souffrir.

Que l'on mette mon coeur
Dans une serviette blanche,
Que l'on mette mon cœur
Dans une serviette blanche,
Qu'on le porte au pays
Qu'on le donne à ma mie,
Disant, Voilà le coeur
De votre serviteur.

Soldats de mon pays
Ne le dites pas à ma mère,
Soldats de mon pays
Ne le dites pas à ma mère,
Mais dites-lui plutôt
Que je suis à Bordeaux
Prisonnier des Anglais
Qu'elle me reverra jamais.

envoyé par Riccardo Venturi - 19/4/2016 - 02:32




Langue: italien

4. Versione della Regione di Metz
Théodore-Joseph Boudet de Puymaigre, Chants populaires recueillis dans le Pays Messin
Traduzione italiana di Riccardo Venturi (2004)


paysmessin
LA CANZONE DEL DISERTORE

Mi sono arruolato
Per amore di una ragazza,
Mi sono arruolato
Per amore di una ragazza,
E là dove ero alloggiato
qualcuno m'ha consigliato
che bisogna disertare
senza aspettare il congedo.

E cammin facendo
Ho incontrato il mio capitano,
E cammin facendo
Ho incontrato il mio capitano,
Il mio capitano m'ha detto:
Dove te ne vai bel bello?
Vai dunque in quei valloni
A raggiungere il tuo battaglione.

Ho preso in mano la sciabola,
Ho buttato il sacco in terra,
Ho preso in mano la sciabola,
Ho buttato il sacco in terra,
Ho buttato giù il sacco
E ho imbracciato il fucile
e mi son battuto, là,
proprio come un bravo soldato.

Al primo colpo che ho sparato
Il capitano l'ho ammazzato,
Al primo colpo che ho sparato
Il capitano l'ho ammazzato,
E il capitano è morto
Mentre io sono ancora vivo;
Ma, ohimé, fra tre giorni
arriverà il mio turno.

Quelli che mi faran morire
Saranno i miei compagni,
Quelli che mi faran morire
Saranno i miei compagni,
Mi benderanno gli occhi
Con un fazzoletto blu,
Per farmi morire
senza farmi soffrire.

Il mio cuore sia messo
In un tovagliolo bianco,
Il mio cuore sia messo
In un tovagliolo bianco,
E che sia portato al paese
E sia dato alla mia ragazza,
Dicendole, Ecco il cuore
Del vostro servitore.

Soldati del mio paese,
Non lo dite, no, a mia madre,
Soldati del mio paese,
Non lo dite, no, a mia madre,
Ma ditele piuttosto
Che sono a Bordeaux
Prigioniero degli inglesi,
E che non mi rivedrà più.



Langue: tchèque

4a. La versione in lingua ceca di Hanuš Jelínek (1910)
Version en langue tchèque de Hanuš Jelínek (1910)


L'eccellente traduzione ceca di questa versione pressoché standard è dovuta al prof. Hanuš Jelínek (1878-1944), importante docente e diplomatico praghese (insegnò sia lingua e letteratura francese a praga, che lingua e letteratura ceca alla Sorbona di Parigi). Nel 1925, il prof. Jelínek pubblicò una raccolta di canti popolari francesi con traduzione ceca, intitolata Zpěvy sladké Francie (“I canti della dolce Francia”), nella quale tale traduzione è inserita; però essa risale a molti anni prima, al 1910. Il prof. Jelínek la aveva dedicata alla scrittrice Marie Majerová.

Hanuš Jelínek (1878-1944)
Hanuš Jelínek (1878-1944)


"Poète, critique dramatique et littéraire, traducteur, Monsieur Hanuš Jelínek, né en 1878, fut professeur de français à l'Ecole Supérieure de Commerce en Bohême. En 1909, invité par l'historien Ernes Denis, il devint chargé de cours de littérature tchèque en Sorbonne. Il étudia les chansons populaires françaises qui ont été réunies et publiées dans son traduction sous le titre "Les Chants de la douce France"(1925). Après la création de la République tchécoslovaque, il passa au service diplomatiques de son pays. Lauréat de l'Académie française en 1928. Auteur de "Chansons populaires tchécoslovaques", "La Poésie française contemporaine", "Histoire de la littérature tchèque", monographies sur Alois Jirásek, sur Victor Dyk, nombreuses traductions dans les deux sens".
Na vojnu jsem se dal
pro krásnou plavovlásku.
Ne pro prsten zlatý snad,
- ten má mi ještě dát -
že nechtěla se dát
ode mne zulíbat.

Na vojnu jsem se dal,
my hned do boje táhli.
Tam co jsme v kvartýru byl,
mi voják poradil,
abych si volno vzal,
svolení nežádal.

Já na cestu se dal,
vtom potkám kapitána.
I ptá se pan kapitán :
„Kampak si jdeš jak pán ? ”
„Jdu támhle nahoru
k našemu praporu.”

„Vojáčku, ty máš žal,
že máš rád plavovlásku,
ale ty nejsi sám,
hleď, prsten on ní mám,
tím důkaz tobě dán,
že jsem její galán.”

Tam v tichém údolí
potůček jasný zpívá.
Já kabát odhodil
a šavli vytasil
a statečně se bil
jak pravý kavalír.

Tam v louce zelené
já zabil kapitána.
Kapitán mrtev kles,
já živ jsem ještě dnes,
však nejdýl do tří dnů
v tvář smrti pohlédnu.

A kdo mne odpraví,
to budou kamarádi.
Dřív zavážou mi však
šátečkem modrým zrak
a bez trápení, hned,
pošlou na onen svět.

Mé srdce vložte pak
do bělounkého šátku
a k nám je pošlete,
mé milé řekněte :
„To srdce pro tě dal,
hoch, jenž tě miloval.”

Vojáci z naší vsi,
nic neříkejte mámě.
Povězte jí, že jsem
v Holandsku zajatcem,
a můžete jí říct,
že nespatří mě víc.

envoyé par Riccardo Venturi - 21/11/2004 - 22:05




Langue: français

5. Version de Gray (Haute Saône, Franche-Comté)
Louis Laloy, Revue Musicale n° 24, 15 décembre 1904


Louis Laloy (1874-1944)
Louis Laloy (1874-1944)


Louis Laloy era nativo di Gray, nell'Alta Saona della Franca Contea. Nel n° 24 (15 dicembre 1904) della sua Revue Musicale, parlando delle antiche canzoni di Francia, ebbe a dare questo testo della Chanson du déserteur che ricordava d'avere ascoltato da bambino. Come si può vedere, in questa versione la “contaminazione” è già avvenuta, ed è quindi una versione tarda della canzone proveniente comunque dalla stessa zona di dove probabilmente essa era originaria. Qui il motivo della “rivalità in amore” è pienamente espresso in una strofa aggiuntiva; ma, per il resto, la struttura della canzone resta identica a quella delle versioni più antiche. [RV]
LA CHANSON DU DÉSERTEUR

Je me suis engagé
Pour l'amour d'une belle,
Je me suis engagé
Pour l'amour d'une belle,
Non pour mon anneau d'or
Qu'à d'autr's elle a donné,
Mais à caus' d'un baiser
Qu'elle m'a refusé.

Je me suis engagé dans
Un régiment de France,
Je me suis engagé dans
Un régiment de France,
Là ousque j'ai logé,
On m'y a conseillé
De prendre mon congé
Par-dessous mon soulier.

En mon chemin faisant
J' rencontr' mon capitaine,
En mon chemin faisant
J' rencontr' mon capitaine,
Mon capitain' me dit :
Où vas-tu sans souci ?
Je vais dans ce vallon
Rejoindr' mon bataillon .

Soldat, t'as du chagrin
Pour l'amour de ta belle,
Soldat, t'as du chagrin
Pour l'amour de ta belle,
Ce' n'est pas dign' de toi :
La preuve est à mon doigt,
La preuve assurément
Que je suis son amant.

J'ai du courage aussi
Sous mes galons de laine,
J'ai du courage aussi
Sous mes galons de laine,
J'ai mis mon habit bas,
Mon sabre au bout d' mon bras,
Et me suis battu là
Comme un vaillant soldat.

Là-bas, dans ces prés verts,
J'ai tué mon capitaine,
Là-bas, dans ces prés verts
J'ai tué mon capitaine,
Mon capitaine est mort
Et, moi, je vis encore ;
Mais dans deux ou trois jours
Ce sera-z-à mon tour.

Qui est-c' qui me tuera?
Ce s'ra mon camarade,
Qui-est-c' qui me tuera?
Ce s'ra mon camarade.
On me band'ra les yeux
Avec un mouchoir bleu
Et l'on m' fera mourir
Sans me faire souffrir.

Qu'on env'loppe mon cœur
Dans un' serviette blanche,
Qu'on env'loppe mon cœur
Dans une serviette blanche,
Pour le porter à ma mi'
En lui disant : Voici
Le cœur d votr' serviteur
Qu'est mort au champ d'honneur.

Soldats qui m'écoutez,
Ne 1' dit's pas à ma mère,
Soldats qui m'écoutez,
Ne l' dit's pas à ma mère,
Mais dites-lui plutôt
Que je suis à Breslau
Pris par les Polonais,
Qu'ell' me r'verra jamais.

envoyé par Riccardo Venturi - 19/4/2016 - 03:38




Langue: italien

5. Versione di Gray (Alta Saona, Franca Contea)
Louis Laloy, Revue Musicale n° 24, 15 dicembre 1904
Traduzione italiana di Riccardo Venturi, 19.4.2016
LA CANZONE DEL DISERTORE

Mi sono arruolato
Per amore di una bella,
Mi sono arruolato
Per amore di una bella,
Non per il mio anello d'oro
Che ad altri ella ha donato,
Ma invece per un bacio
Che lei mi ha rifiutato.

Mi sono arruolato
In un reggimento di Francia,
Mi sono arruolato
In un reggimento di Francia,
Là dove mi sono acquartierato
Mi hanno consigliato
Di prendere congedo
Filandomela a gambe.

Cammin facendo
Incontro il mio capitano,
Cammin facendo
Incontro il mio capitano,
Il mio capitano mi dice:
Dove te ne vai bel bello?
Vado là in quel vallone
A unirmi al mio battaglione.

Soldato, tu sei in pena
Per amor della tua bella,
Soldato, tu sei in pena
Per amor della tua bella,
Non è degno di te :
La prova è qua al mio dito,
Ed è la prova certa
Che io sono il suo amante.

Anch'io son coraggioso
Sotto i miei passamani,
Anch'io son coraggioso
Sotto i miei passamani,
Mi son tolto la divisa,
Ho impugnato la mia sciabola
E là mi son battuto
Come un soldato valoroso.

Laggiù in quei verdi prati
Ho ucciso il mio capitano,
Laggiù in quei verdi prati
Ho ucciso il mio capitano,
Il mio capitano è morto
E io sono ancora vivo;
Ma entro due o tre giorni
Toccherà pure a me.

E chi mi ucciderà?
Sarà un mio compagno,
E chi mi ucciderà?
Sarà un mio compagno,
Mi benderanno gli occhi
Con un fazzoletto blu,
E mi faran morire
Senza farmi soffrire.

Il mio cuore sia avvolto
In un tovagliolo bianco,
Il mio cuore sia avvolto
In un tovagliolo bianco,
Per portarlo alla mia amante
Dicendole: Ecco qua
Il cuore del vostro servitore,
Morto sul campo d'onore.

Soldati che mi ascoltate,
Non ditelo a mia madre,
Soldati che mi ascoltate,
Non ditelo a mia madre,
Ma ditele piuttosto
Che sono a Breslavia
Prigioniero dei polacchi
E che non mi vedrà più.

19/4/2016 - 04:01




Langue: italien (Piemontese / Piedmontese)

6. La versione piemontese
Costantino Nigra, Canti popolari del Piemonte, 1888


Versione piemontese raccolta da Costantino Nigra (1828-1907, filologo, poeta, diplomatico e politico italiano) a Sale Castelnuovo (che oggi, insieme a Villa, costituisce Castelnuovo Nigra), nel Canavese. A lui dettata dalla signora Teresa Croce. Nell’imprescindibile raccolta “Canti popolari del Piemonte”, pubblicata nel 1888.



A seguire il testo principale, il Nigra riporta molte variazioni raccolte a Torino, a Lanzo Torinese e ad Asti e poi annota che l’origine è sicuramente francese ma che “le lezioni Piemontesi sono ben lungi dallo scapitare. Il ricordo, sulla bocca del condannato, della madre, del padre, l'invio del cuore all'amica, l'invocazione ai soldati del suo paese perchè non falliscano il colpo e lo uccidano di botto, sono più fedelmente e più efficacemente tratteggiate nelle lezioni Piemontesi che nelle Francesi...”
IL DISERTORE

Galant va piè partì per amur d'üna biunda.
Për üna baga d'or ün sul bazin d'amur
Galant a j'à ciamà; bela a i l'à rifüdà.

Bela a i l'à rifüdà; l'è sta na fia prüdenta,
L'è stà na fia d'onur. Galant për so amur
A l'è andà fé 'l soldà, e pöi a l'à dzertà.

Galant va spassegè giǜ d'cule pradarie.
Sur capitani j'à dit: — Soldà, coz' fàs-tu lì,
Luntan dal batajun, fora dia guarnizun? —

Galant gava sua spà, massa sur capitani.
— Sur capitani l'è mort, i l'ái massà-lo a tort.
Da sì dui tre dì faran mürì dco mi.

Tüt lo ch'a mi rincrëss, a l'è mia povra mama.
La mama del me cör, l'avia sul che 'n fiöl,
L'avia sul che mi, e a m'tuca andè müri!

Soldà dël me pais, dì pa nen a mia mama;
Dì-e, se vui volì, che sun fora d'pais,
Che mi n'a sun dzertà, mai pi ch'a m' rivëdrà.

Quand mi na sarai mort, mandè-i-lo di a me pare.
Dì-e che mi sun mort, che sun pa sta ampicà,
Ch'sun stàit archibüzà da tre galant soldà.

Piè me corin bel, portè-i-lo a Margherita;
Chila a lo pierà, chila a lo bazerà,
Dirà: — Che gran malör, l’àn fàit müri me cör! —

S'a mi binderan j'öi cun na tovaja bianca.
Cul ch'a mi binderà sarà 'l pi brav soldà;
Cul ch'a m'farà müri sarà 'l me prim amis.

— O amis, me car amis, o tirè pa a falì-me;
O tirè pura giüst, tire sensa disgüst;
O tirè pura fort, ch'i casca 'n tera mort. —

envoyé par Bernart Bartleby - 23/9/2014 - 22:20




Langue: italien

6. La versione piemontese
Costantino Nigra, Canti popolari del Piemonte, 1888
Traduzione italiana di Costantino Nigra del testo piemontese.
IL DISERTORE

Il galante va ad arrolarsi per amore d'una bionda.
Per un anello d'oro, un sol bacio d'amore
il galante le chiese; la bella glielo rifiutò.

La bella glielo rifiutò, fu una ragazza prudente,
fu una ragazza d'onore. Il galante per suo amore
andò a fare il soldato; e poi disertò.

Il galante va a passeggiare giù per quelle praterie.
Il signor capitano gli disse: — Soldato, che fai tu lì,
lontano dal battaglione, fuori della guarnigione? —

Il galante cava la sua spada, ammazza il signor capitano.
— Il signor capitano è morto, io l'ho ammazzato a torto.
Da qui a due o tre dì faranno morire anche me.

Tutto ciò che mi rincresce è la mia povera mamma,
la mamma del mio cuore! Non aveva che un figlio,
non aveva che me, e mi tocca d'andare a morire.

Soldati del mio paese, non dite niente a mia madre;
ditele, se voi volete, che sono fuor di paese,
che ho disertato, che non mi rivedrà mai più.

Quando sarò morto, mandatelo a dire a mio padre.
Ditegli che sono morto, che non sono stato appiccato,
che sono stato archibugiato da tre galanti soldati.

Prendete il mio coricino bello, portatelo a Margherita;
essa lo piglierà, essa lo bacierà,
dirà: — Che gran sventura, han fatto morire il mio cuore! —

Mi benderanno gli occhi con un tovagliuolo bianco.
Quegli che mi benderà, sarà il più bravo soldato;
quegli che mi farà morire, sarà il mio primo amico.

Amici, miei cari amici, oh! non tirate a fallirmi;
oh! tirate pure giusto, tirate senza disgusto;
oh! tirate pure forte ch'io caschi in terra morto. —

envoyé par Bernart Bartleby - 23/9/2014 - 22:22




Langue: breton

7. Prima versione bretone
Première version bretonne


Che sia questa la versione bretone? A Flavio e Riccardo l’ardua sentenza.
Io il testo l’ho trovato su Son A Ton – Chansons traditionelles bretonnes

“Un déserteur qui va être fusillé raconte son histoire. Son capitaine l'avait rattrapé, et ramené à la caserne. Au moment de rendre ses armes, le déserteur l'avait tué. Il imagine l'exécution, ses amis qui vont tirer sur lui. Il demande qu'on écrive à ses parents et qu'on leur dise qu'il est mort sur le champ de bataille, ou au fond de la mer, comme les marins.”


L’attribuzione del brano – certamente tradizionale – è un po’ stringata:
“Texte repris dans le livret du CD Gwrizioù


Gwriziou

Potrebbe forse trattarsi di un disco de Les sœurs Goadec (Ar C'hoarezed Goadeg) intitolato Gwriziou (“Complaintes – Chants à danser e mélodies de Bretagne”)…
AN DEZERTOUR

Un devezh oan dezertet deus penn ma batailhon
Me ober ur sell war ma lerc'h, remark ma c'habiten

Ma c'habiten oa war varc'h, me oa ivez war droad
Hag a c'houlas diganin-me : "Da belec'h ez kamarad ?"

Hag a c'houlas diganin-me : "Da belec'h ez ma mignon ?
Ha distro 'ta war da giz da ramplis da vatailhon"

Me zistroas war ma c'hiz evit monet d'am c'hazarn
Gant ma visaj kolouret, ma fas karget a spern

Pa oan 'ruet 'toull ma c'hazarn 'tiwiskas ma c'hapotenn
Nag e fourras ma fuzuilh ha tispakas ma zabrenn

Nag e fourras ma fuzuilh ha tispakas ma zabrenn
Ar c'hentañ hin' m'eo lazhet o! oe ma mestr kabiten

Ar c'hentañ hin' m'eo lazhet o! oe ma mestr kabiten
Lazhet eo ma c'habiten, foutre kaer ran deus-se

Lazhet eo ma c'habiten, foutre kaer ran deus-se
'Benn un daou pe a dri de' me a vo lazhet ivez

Pa vin 'ruet war an dachenn evit bezañ fuzuilhet
Gant ur mouchouer koton gwenn o! serten me vo mouchet

Gant ur mouchouer koton gwenn o! serten me vo mouchet
Gant ur mouchouer koton glas, mouchet ma daoulagad

Gant ur mouchouer koton glas, o! mouchet ma daoulagad
Ar c'hentañ hin' skoio warnon vo ma brasañ kamarad

Ar c'hentañ hin' skoio warnon vo ma brasañ mignon
Chouko un tenn din 'barzh ma fenn tri pe be'ar 'barzh ma c'halon

Chouko un tenn din 'barzh ma fenn tri pe be'ar 'barzh ma c'halon
Setu aze ar rekompañs evit lazh' ur c'habiten

Kaset keloù da ma zud , o! skrivit war paper gwenn
Lârit dezhe vin chomet o! amañ war an dachenn

Ne lavarit ket d'am zud o! peseurt marv m'eus bet
Lârit dezhe v'en marv gant ur paouret kleñved

Lârit dezhe v'en marv gant ur paouret kleñved
Pe en traoñ 'barzh ar mor don 'giz ar vartoloded

envoyé par Bernart Bartleby - 4/11/2015 - 09:27




Langue: italien

7. Prima versione bretone
Traduzione italiana di Richard Gwenndour, 19.4.2016


La presente versione bretone è sicuramente ottocentesca (lo si capisce, ad esempio, dal particolare della mimetizzazione con il “viso pitturato”). Una versione più moderna cronologicamente, ma che appare assai antica nella struttura: non c'è assolutamente traccia non solo della “rivalità in amore”, ma neppure della “bella” e di qualsiasi componente “amorosa”. Ne risulta una canzone di diserzione particolarmente cruda, anche nel linguaggio; ed in questo si deve senz'altro scorgere la particolare condizione del soldato bretone, l'adattamento della canzone ad una realtà che veniva vista di costrizione. Ancora una volta si torna alla leva obbligatoria, che falcidiò le giovani generazioni delle regioni periferiche come la Bretagna; e questa è infatti una canzone di pura ribellione, un atto volontario di diserzione. Non è improbabile che, nella sua redazione, la canzone (che pure rispetta l'impianto secolare) provenga dall'atmosfera della guerra franco-prussiana del 1870. Si deve osservare anche l'(ovvio) adattamento alla tecnica bretone del kan ha diskan. [RGw]
IL DISERTORE

Un giorno avevo disertato dal mio battaglione,
Mi guardo alle spalle, e scorgo il mio capitano

Il mio capitano era a cavallo e io invece ero a piedi,
E lui mi chiese: «Dove vai, compagno?»

E lui mi chiese, «Dove vai, amico mio?
Su tornatene indietro per unirti al tuo battaglione.»

Io me ne tornai indietro per andare alla mia caserma,
Con il viso pitturato, la mia faccia piena di pruni [1]

Quando giunsi alla mia caserma, mi tolsi il mantello
Caricai il mio fucile e sguainai la mia sciabola

Caricai il mio fucile e sguainai la mia sciabola,
Il primo che ammazzai, oh! fu il mio signor capitano [2]

Il primo che ammazzai, oh! fu il mio signor capitano,
Il mio capitano è morto ammazzato, e vada a farsi fottere

Il mio capitano è morto ammazzato, e vada a farsi fottere,
Entro un due o tre giorni sarò ammazzato anch'io

Quando sarò arrivato al campo per essere fucilato,
Con un fazzoletto bianco di cotone, oh ! di certo sarò bendato

Con un fazzoletto bianco di cotone, oh! di certo sarò bendato,
Con un fazzoletto di cotone blu mi saranno bendati gli occhi

Con un fazzoletto di cotone blu, oh! mi saranno bendati gli occhi,
Il primo che mi sparerà sarà il mio migliore compagno d'armi

Il primo che mi sparerà sarà il mio più grande amico,
Mi sparerà un colpo in testa e tre o quattro in mezzo al cuore

Mi sparerà un colpo in testa e tre o quattro in mezzo al cuore,
Ecco qua la ricompensa per avere ammazzato un capitano

Mandate la notizia ai miei, oh!, scrivete su carta bianca,
Dite loro che son rimasto, oh! qua sul campo di battaglia

Non dite ai miei, oh!, che specie di morte io ho fatto,
Dite loro che sono morto di una brutta malattia

Dite loro che sono morto di una brutta malattia
O che sono in fondo al mare profondo, come i marinai.
[1] Cioè, mimetizzato per non farsi riconoscere

[2] Nel testo originale si ha mestr, che significa proprio "padrone".

19/4/2016 - 13:47




Langue: breton

8. Seconda versione bretone
Deuxième version bretonne


Altra versione bretone. Ma lo deduco solo dal soggetto descritto in nota in francese.
Testo ripreso da Son A Ton – Chansons traditionelles bretonnes
Si tratta di una dañs tro plin, un ballo in cerchio. La fonte non è nota. Si dice solo che la versione è stata presentata nel 2001 nel corso del KEAV - Kamp Etrekeltiek Ar Vrezhonegerion (Camp Interceltique des Bretonnants), il più importante incontro – stage annuale di lingua bretone che si svolge a Scaër nel Finistère. [BB]
AN DIZERTOUR

Na pa oan-me bihanik, bihan e ti ma zad
Na pa oan-me bihanik, bihan e ti ma zad
Me oa ur bugelig koant
Tigididoup tiloup tilene
La lalalala la

Hag ivez savet mat
Me oa ur bugelig koant
Tigididoup tiloup tilene
La lalalala la

Hag ivez savet mat

Mes pa oan arru en oad, arru un tamm kapabl
Me a lakaas em spered da vonet da soudard

Me 'gimiadas diouzh ma zud 'vit mont d'ar rujumant
Sinet em boa ar marc'had ha touchet an arc'hant

Keit ma padas an arc'hant, me oa soudard vailhant
Mes ur mech oa lipet tout oa kalz a cheñchamant

O welet ma c'habiten kousket war ar pluñv fin
Ha me, paour-kaezh Yann-soudard, 'gousk wan an douar yen

O welet ma c'habiten oc'h evañ ar gwin sklaer
Ha me, paour-kaezh Yann-soudard, 'ev dour diouzh ar rinier

O welet ma c'habiten o tebriñ bara gwenn
Ha me, paour-kaezh Yann-soudard, 'rank debriñ bara brenn

Me a skrivas ul lizher d'am mammig ha d'am zad
'Vit goulenn ma ramplasiñ ha donet d'am gerc'hat

Ma zad respontas din-me war gornig ma lizher :
"Pa 'z out bet 'n em angagiñ, te raio da amzer"

O welet oa kement-se 'tispakis ma sabrenn
Ar c'hentañ taol am boa skoet lazhas ma c'habiten

Ha setu me kondaonet na da resev ar c'hwec'h tenn
Tri am bo 'barzh ma c'halon ha tri all 'barzh ma fenn

Gant ur mouchouer kotoñs mouchit ma daoulagad
Ha lakait d'am zennañ ma brasañ kamarad

Soudarded a Vreizh-Izel, o c'hwi soudarded ma bro
Pa vefet distro er gêr, lârit ket vin marv

C'hwi a lavaro d'am zud 'vin-me aet da Rusi
Eus lec'h birviken-james d'ar gêr ne zistroin

envoyé par Bernart Bartleby - 4/11/2015 - 09:41




Langue: italien

8. Seconda versione bretone
Traduzione italiana di Richard Gwenndour, 19.4.2016


La seconda versione bretone proposta in questa pagina è anch'essa sicuramente ottocentesca e, dal punto di vista della vicenda (che siano o meno presenti la «bella» e la «componente amorosa») è del tutto aberrante, a tal punto da doverla forse considerare una canzone autonoma sulla quale si è innestata in parte l'antica canzone del disertore. Qui non solo non c'è traccia alcuna della vicenda amorosa, ma viene presentato un giovane bretone ben desideroso di arruolarsi nell'esercito per fare un po' di soldi. E tutto sembra filare liscio finché i soldi non finiscono: allora il soldatino si accorge all'improvviso delle disparità di trattamento che esistono tra un soldato semplice e un ufficiale, puntigliosamente enumerate. Da qui si innesta la ballata più antica, con la diserzione, l'uccisione del capitano (a sciabolate, ancora una volta un particolare arcaico) e la fucilazione del soldatino (il quale manda a dire a casa che «è andato in Russia», situando precisamente la vicenda in epoca napoleonica). [RV]
IL DISERTORE

Quand'ero piccolino, piccolo a casa di mio padre
Quand'ero piccolino, piccolo a casa di mio padre
Ero un ragazzino gentile
E anche beneducato
Tigididoup tiloup tilene
La lalalala la

E anche beneducato
Ero un ragazzino gentile
Tigididoup tiloup tilene
La lalalala la

E anche beneducato

Ma quando fui diventato, diventato un po' capace
Mi venne in testa di andare soldato

Presi commiato dai miei per andare al reggimento
Avevo firmato l'impegno e mi era spettato il denaro

Finché durò il denaro, fui un soldato valoroso
Ma quando fu tutto finito, ci furono molti cambiamenti

Vedendo il mio capitando dormire su morbide piume
Ed io, povero soldatino [1], dormo sulla fredda terra

Vedendo il mio capitano bere il vino chiaretto [2]
Ed io, povero soldatino, bevo acqua di fiume

Vedendo il mio capitano mangiare pane bianco
Ed io, povero soldatino, devo mangiare pane di crusca

Scrissi una lettera a mia madre e a mio padre
Per chiedere di rimpiazzarmi e perché venissero a cercarmi

Mio padre mi rispose su un cantuccio della mia lettera :
«Potevi pensarci in tempo quando sei andato a arruolarti»

E allora si vide come io sguainai la sciabola,
Il primo colpo che diedi, uccise il mio capitano

E eccomi condannato a ricevere i sei colpi,
Tre saranno nel mio cuore, e tre nella mia testa

Con un fazzoletto di cotone bendatemi gli occhi
E fatemi sparare dal mio migliore compagno

Soldati di Bassa Bretagna, voi soldati del mio paese,
Se tornerete a casa, non dite che sarò morto

Direte ai miei che sono andato in Russia
Da dove a casa mia mai più ritornerò.
[1] In bretone, Yann-soudard («Giannin soldato») equivale al «soldato semplice», al «marmittone» (si noti la perfetta identità con il neerlandese Jan Soldaat).

[2] Il vino chiaretto è un'antica denominazione del vino di Bordeaux (ingl. Claret wine).

19/4/2016 - 16:51




Langue: français

UNO STRANO TIPO

Nel 1955, uno strano tipo decise di mettere in musica tutti i 102 articoli del neonato Codice della Strada francese. Intitolò la sua fatica "Le code de la route à ma façon - Texte officiel et chansons pour l'assimiler sans douleur" (Il codice della strada a modo mio - Testo ufficiale e canzoni per assimilarlo senza fatica).

Ne venne fuori un disco, esattamente il Barclay n° 80 002, cantato e recitato dall'autore con Jimmy Walter al piano, registrato il 4 febbraio 1955 a partire dalle ore 17 allo Studio Magellan di Parigi. Uscito qualche settimana dopo, fu oggetto di critiche assai favorevoli, tra le quali quella di Maurice Baquet sul giornale sportivo "L'Equipe" del 24 marzo 1955. Il disco non è mai stato però ristampato ed è divenuto un'introvabile pezzo da collezione.

Opera di CLET


Tutti i testi del "Code de la route" devono essere cantati su dei noti motivi popolari. Composti appositamente, nel disco erano accompagnati dal libretto del Codice della strada contenente il testo ufficiale degli articoli. Gli articoli 6 e 7 che qui sotto presentiamo devono essere giustappunto cantati sull'aria de "La chanson du déserteur".

Ah, dimenticavamo: l'autore, nonché strano tipo, era uno che se ne intendeva di disertori. Si chiamava Boris Vian.
1. Conduite des véhicules et des animaux

Art.6

Lorsque le conducteur
Prévoit un chang'ment d'allure
Ou de direction
D'ses bêtes ou de sa voiture
Il lui faudra s'assurer
D'pouvoir le faire sans danger
Et il doit avertir
Les autres usagers.

Art.7

Si tu vas déboucher
D'un immeuble en bordure
Tu ne dois t'engager
Que si tu stopp' à coup sûr
Et tu n'as jamais le droit
D'couper les files de soldats
D'agents ni de bourgeois
Quand ils défilent en rang.

envoyé par Riccardo Venturi - 26/9/2005 - 00:33




Langue: allemand

This German translation was made and sung by famous singer-songwriter Wolf Biermann. The version he translated seems to be a combination of versions 4 and 5 given above.

As far as I know, this song has never been published on one of Biermann's records. I have transcribed it from a radio transmission I recorded many years ago (during the 80s, if I remember correctly).
DER DESERTEUR AUS LIEBE

Ich gab mich ganz und gar
hin in das Joch einer Schönen.
Nein, nicht der goldene Ring,
den hat ein andrer ihr verehrt;
es war der Kuss,
den hat sie mir verwehrt.

Da gab ich mich ganz und gar
hin in das Joch der Soldaten.
Doch meine Leut’ im Quartier
lachten mich aus und rieten mir:
„Scheiß Bataillon,
sei klug und lauf davon.“

Da lief ich fort, und ich Schaf
traf auf dem Weg meinen Hauptmann.
Der Hauptmann grinste mich an
und sprach: „Wohin des Weges, Mann?“
„Wohin denn schon?
Zu meinem Bataillon.“

„Soldat, du desertierst!
Läufst wohl zu deiner Schönen?
Sag, ist es wegen dem Ring,
den ich von ihr am Finger trag,
oder dem Kuss,
dem, den sie dir nicht gab?“

Das war in jenem Tal,
gleich bei der klaren Quelle,
da machte ich mich bereit
und zog den Säbel von der Seit’
und schlug mich hart,
tapfer wie ein Soldat.

Gleich mit dem ersten Hieb
traf ich so gut meinen Hauptmann,
tot blieb er, wie er da lag,
ich aber hab noch vierzehn Tag,
dann ist’s vorbei,
dann kommt an mich die Reih.

Und die mich führen zum Tod,
sind meine Kameraden.
Binden die Augen mir zu,
wenn der Befehl kommt „Feuer frei“,
töten sie mich
ohne viel Quälerei.

Soldaten, bindet mein Herz
in ein Tuch aus weißer Seide,
legt’s auf den Tisch in dem Haus,
wo meine Liebste wohnt, sagt ihr:
Wir bringen dir
hier deines Dieners Herz.

Soldaten, seid gute Mensch’,
sagt nichts davon meiner Mutter.
Sagt ihr, ich sei irgendwo,
oder gefangen in Bordeaux,
beim Englischmann,
wo keiner abhaun kann.

envoyé par Klaus Bailly - 2/1/2021 - 13:31


I must correct myself: The version translated by Wolf Biermann is the version sung by Yves Montand in the linked YouTibe video.

Klaus Bailly - 2/1/2021 - 13:41




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