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Kimiad ar soudard yaouank [Quimiat er zoudard yaouank] (Ma c'halon a zo frailhet)

Prosper Proux
Lingua: Bretone


Prosper Proux

Lista delle versioni e commenti

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Questo pezzo è conosciuto al grande pubblico per la versione di Alan Stivell, contenuta nell'album "Chemins de Terre" (link 1). Nel link 2 sempre una versione dello stesso A. Stivell arrangiata diversamente.


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[1838]
Scritta da Prosper Proux
Skrevet gant Prosper Proux
Musica: "Al labourer", danza del Trégor (Dañs Treger), simile nella prima parte a "Ton Choukrik"
Sonerezh: "Al labourer", dañs Treger (dañs tro plaen), en e gentañ lod heñvel ouzh "Ton Choukrik"

Pubblicazione / Embannadur:
1838, Prosper Proux, Canaouennou gret gant eur C'hernewod

"L’addio del giovane che parte per andare a fare il militare; e nella Francia di allora, il servizio durava sette anni, quasi sempre con qualche guerra nel mezzo. Era la sorte di tanti bretoni, nel XIX secolo, che non parlavano una parola di francese e si ritrovavano nelle guarnigioni dell’est, con la prospettiva, in molti casi, di non tornare più.
Con questa mia seconda traduzione dal bretone, colgo l’occasione, dopo le diverse traduzioni in che ha fatto per le "CCG", per presentare a tutti Gwenaëlle Rempart. E’ una giovanissima poetessa e studiosa nativa dell’isola di Ouessant con cui sono entrato in contatto durante i miei strampalati studi di bretone; ma tra isolani pazzi ci si capisce fregandose della latitudine. E cosi’ io ho cominciato a tradurre in italiano le canzoni della sua terra, e lei in bretone Guccini e De André!" [RV, marzo 2003, raccolta primitiva delle CCG]


Guerlesquin: il monumento a Prosper Proux inaugurato nel 1919.
Guerlesquin: il monumento a Prosper Proux inaugurato nel 1919.
Kimiad ar soudard yaouank (“L'addio del giovane soldato”) è una canzone bretone scritta da Prosper Proux e pubblicata nella sua raccolta di canzoni Canaouennou gret gant eur C'hernewod (“Canzoni fatte da un Cornovagliese”) nel 1838. Da sempre considerata la sua canzone più famosa, è oramai ritenuta dai più una canzone popolare. Il titolo presenta delle varianti dovute sia alla fluttuazione storica della grafia bretone (Kimiadou d'ar/eur/ur zoudart/zoudard iaouank/yaouanc/iaouankiz, sia ai titoli alternativi: Kimiad eur c'honscrit “L'addio di un coscritto” o Ma c'halon a zo frailhet (“Ho il cuore spezzato”), dal suo primo verso. Alan Stivell ne ha eseguito una versione abbreviata intitolata semplicemente Kimiad nel 1973, famosa per il suo stupendo arrangiamento musicale.

Prosper Proux (nato il 20 ottobre 1811 a Poullaouen e morto l'11 maggio 1873 a Morlaix per la rottura di un aneurisma, mentre assisteva dalla finestra di casa a una processione di comunicande), pubblicò la sua prima e più famosa raccolta di canzoni nel 1838. Ebbe un successo enorme anche perché le sue canzoni rompevano decisamente con una certa tradizione cattolica e moralistica bretone: gli argomenti spesso un po' sboccati e con parole “chiare” scandalizzarono il clero. In quel momento Prosper Proux fa l'esattore di tasse a Guerlesquin e a Saint Renan, ma deve dare le dimissioni. Si impiega allora come rappresentante di vini continuando a frequentare i “bardi” dell'epoca, in particolare Luzel. Essendosi guadagnato una reputazione un po' solforosa, non ebbe rapporti stretti con il famoso La Villemarqué, il “rifacitore” (alcuni dicono: falsificatore) del Barzaz Breiz. In linea di massima, Prosper Proux è considerato tra i migliori e più atipici autori di canti in lingua bretone.

Kimiad ar soudard yaouank è, con tutta probabilità, la rielaborazione di un canto popolare già esistente (gli “addii dei coscritti” sono frequentissimi nella cultura popolare bretone e di tutta la Francia); il fatto è stato particolarmente messo in luce da Patrick Malrieu nel suo volume Histoire de la chanson populaire bretonne, ed. Dastum et Skol, 1983, p. 53 (con riferimenti a un articolo degli Annales de Bretagne, vol, 34, 1919, 21). Tra il 1862 e il 1876 il processo di “popolarizzazione” della canzone di Prosper Proux è compiuto: J. Haslé la fa stampare su fogli volanti a Morlaix e la diffonde in tutta la Bretagna di lingua bretone.

Il Kimiad è una canzone molto lunga : consta di sedici quartine cantate, in modo ipofrigio, sull'aria della danza del Trégor Al labourer (« Il bracciante »). Il tema, come detto, è frequentissimo nelle canzoni popolari : il giovane coscritto di leva (o mobilitato) che dà il suo addio ai suoi cari e a tutto ciò che per lui conta. Ma Prosper Proux tratta qui il tema con una poesia ed una tristezza che si distacca dalle sue abituali composizioni, che sono spesso un po' alla va-t'en-en-guerre. Tempo dopo, lo stesso Proux compose anche una canzone sul ritorno a casa del medesimo soldato, ma essa non ebbe lo stesso successo.

Fa parte del repertorio di tutti i principali interpreti popolari di Kan ha diskan : i fratelli Morvan, le sorelle Goadeg, Greunel e Bolloré. Una sua versione modernizzata e abbreviata (nonché riarrangiata) è stata interpretata da Alan Stivell nel 1973, nell'album Chemins de terre (e poi ancora nel 1993 nell'album Again, eseguita assieme a Kate Bush (quella di Wuthering Heights). La versione originale è stata interpretata anche dal gruppo italiano (fiorentino) Whisky Trail (nell'album Miriana del 1979) e, nel 2006, dal gruppo moscovita Mervent nel loro quinto album.

La canzone era stata inserita nel sito già dalla raccolta primitiva del 2003, inviata come anonima (canzone popolare) da Gwenaëlle Rempart, la giovane poetessa bretone che è stata tra le primissime collaboratrici del nostro sito. La canzone è rimasta (ingiustamente) un po' dimenticata per anni e anni, finché Bernart Bartleby non messo bene in luce la sua storia nel novembre 2015. E' dunque praticamente obbligatorio il rifacimento totale (e l'ampliamento) di questa pagina, sia intrinsecamente sia all'interno della più generale ristrutturazione di tutta la sezione bretone del sito. [RV]
Nota testuale:La canzone è qui di seguito data nella forma originale ripresa dall'edizione del 1838 (qui riprodotta dalla riedizione [Adembann] del 1913 riportata da Wikisource); segue la versione in grafia moderna generalmente accettata, che però presenta anche delle differenze testuali essendo basata sul foglio volante di J. Herlé pubblicato a Morlaix nel 1876. La traduzione italiana è condotta su quest'ultima versione.
QUIMIAT EUR ZOUDARD YAOUANK

Var ton : Eveus ar promesseo a ran dèc’h va Doue.

1

Va c’halon a zo fraillet dre nerz va ancquenio,
Em daoulagat entanet na neus quen a zaëro ;
Allas ! Deut eo an devès ma renquan dilezel
Lec’h caër ma bugaleach, ma bro douç Breis-Izel.

2

Adieu d’id va zy balan, var leynicq ar grec’hen,
Tachennic c’hlas var bini buguel e c’hoarien,
Gouez ivin quer bodennec en dishèaul eus pere
Epad tomder an hanvou e cousquen da greïste.

3

Adieu, Va mam a va zad, breman n’esperit mui
E chomfe o mab caret vit harpa o cozni,
Vit pourveï dèc’h bara vel ma peus gret dezan,
Al lezen zo didrue, o quitad a rencquan.

4

Nac a vech, ma mam dener, e rancquefet gouela,
Pa zeui ma c’hy ancqueniet ouzoc’h da nem frodta,
Pa velfet bars en oalet, va scabellic goullo,
Ac ar c’henvid o steui deus ma phen-baz dèro.

5

Adieu, bèred ar barros, douaro binniguet,
A c’holo va zadou coz gant Doue bet galvet,
Da Vouël an Anaon clemmus nin mui var o pezio
Da squill an dour zantel mesquet gant va daëlo.

6

Adieu, Va muia caret va dousiq coant Mari,
Eur blaneden diremet a zeu d’or glac’hari,
On evrusted, on joaïo squedus zo tremenet
Vel eur goumoulen sqanvic gant an avel casset.

7

Na velin quen da lagat quer lem a quer leven
O virvi a blijadur duze pa herruën ;
Da zornic quer degaget o cass ar c’harr en dro
Da vouës douç quen na glevin e cana ma guerzo.

8

Pa oamp er c’hatekismou on daou c’hoas bugale
On c’halonou teneric deja a nem glève ;
Dirac Guerc’hès ar C’hroas-Hent nac a vech e touejomp
Na erruje birviquen disparti entrezomp.

9

Yaouancq a disourcius, allas ne vouiemp quet
Peguement a encresio er vue zo mesquet ;
Evit-homp ne voa neuze lezenno na roue,
N’hanveïemp mert eur lezen, hini ar garante.

10

Adieu, va nes amezec, Yannic va gouir mignon,
Camarad va c’hoario, va breur dre ar galon,
Piou, siouas, a guemero eul lod eus ma foanio,
Piou bremâ pa vin seder ganenme a c’hoarzo ?

11

Hep da vreur, te yel bremâ er parojou neçsa
Da bigoçsat al leurio bars el Laçzou dorna ;
Hep-hon, te yel da zispud maout at c’hourenadec,
Da chaçsa var ar ruban ebars er varadec.

12

Adieu, va c’hy quœs Mindu, va leal camarad,
Neffomp quen deus ar beure da glasq roujou ar c’had,
Na glevin mui er mene da chilpaden squiltrus,
Var va dorn mui na zantin da dèod carantezus.

13

Aben eun neubeud amzer cals a vignonet yen
Bars er zoudard disvroet, marvat, ne sonjfont quen ;
Maes da galon te, Mindu, n’eo quet quer hancouëus
Pel e ri c’hoas va c’hanvou dre da yezo clemmus.

14

Adieu, va c’hazec velen, sqan evel eun eyès,
Mistr evel eul logoden, gentil vel eun oanès ;
Ne çzantin mui, indanon, gant an hast o tripal,
Ma daouarn mui na stagfont ar ruban var da dâl.

15

Adieu, oll blijadurio, foariou, pardonniou yè,
Soubenno lèz, nosvecho, festo, leurio nevè,
Ebatou quer birvidic, biniou sard a sqlentin,
Ne drido quen va c’halon gant da zoniou lirzin.

16

Adieu quement a garan, adieu, da virviquen,
Pell deus a Vreis me varvo, mantret gant an ancquen,
Bea zeus plant quisidic, da chom a blaç crouët
A voëler o tizec’ha ractal mint disvroët.


Il Quimiat eur zoudard yaouank nell'edizione 1913 delle Canaouennou di Prosper Proux.
Il Quimiat eur zoudard yaouank nell'edizione 1913 delle Canaouennou di Prosper Proux.

inviata da Gwenaëlle Rempart (2003) / Riccardo Venturi (2015)




Lingua: Bretone

La versione in grafia modernizzata.



Si tratta della versione finora rimasta come unica in questa pagina del sito. Ripresa, come già specificato, dai fogli volanti pubblicati nel 1876 a Morlaix da J. Herlé, è la versione generalmente accettata della canzone in tempi moderni. Su di essa è basata la traduzione italiana.
KIMIAD AR SOUDARD YAOUANK

Ma c'halon a zo frailhet, dre nerzh ma enkrezioù
Ma daoulagad entanet n'o deus mui a zaeloù
Deut eo, siwazh ! an devezh ma rankan dilezel
Lec'h kaer ma bugaleaj, ma bro gaer Breiz-Izel !

Keno dit, ma zi balan, kuzhet barzh an draoñienn,
Tachenn c'hlaz war behini, bugel, e c'hoarien ;
Gwez ivin ker bodennek, e disheol a bere
E-pad tommder an hañvoù e kousken da greisteiz

Keno ! keno mamm ha tad, bremañ n'esperit mui
E chomfe ho mab karet da harpañ ho kozhni
Evit gounit deoc'h bara, 'vel m'hoc'h eus graet dezhañ
Al lezenn zo didruez, ho kuitaat a renkan.

Nag a wech, ma mamm dener, e renkfet-hu leñvañ
Pa zeui ma c'hi ankeniet en-dro deoc'h da ruzañ
Pa welfot, war an oaled, ma skabellig c'houllo
Hag ar c'hevnid o steuiñ war ma fenn-bazh derv

Keno ! bered ar barrez, douaroù binniget,
Pere a guzh ma c'herent gant ar Zalver galvet ;
Da ouel an Anaon klemmus, n'in mui war ho pezioù
Da skuilhañ dour binniget mesket gant ma daeloù

Keno ! ma muiañ-karet, ma dousig koant Mari
Ur blanedenn digar a zeu d'hon glac'hariñ
Eürusted ha levenez skedus zo tremenet
'Vel en oabl ar goumoulenn gant an avel kaset

Na welin mui da lagad ker lemm ha ker laouen
O virviñ gant plijadur, e ti pa erruen,
Da zornig gwenn ken mibin o treiñ ar c'harr e dro
Da vouezh flour mui na glevin o kanañ va gwerzoù

Pa oamp er c'hatekismoù, hon-daou c'hoazh bugale,
Hor c'halonoù diskiant, e kuzh en em gleve
Dirak Gwerc'hez ar c'hroaz-hent, nag a wech he touejomp
Na erruje birviken disparti etrezomp

Yaouank ha dibreder, siwazh ! ne ouiemp ket
Nag ha bet c'hwerventez ar vuhez zo hadet
Evidomp ne oa, neuze, Lezennoù na Roue,
N'anve'emp med ul lezenn, hini ar garantez

Keno ! ma nez-amezeg, Yannig, ma gwir vignon
Kamarad ma c'hoarioù, ma breur dre ar galon
Piv a gemero bremañ lod e-barzh ma foanioù ?
Piv a gomzo ganin-me deus ar gêr hag ar vro ?

Hepdon te yelo bremañ d'ar parrezioù tostañ
Da bigosaat al leurioù 'barzh el lajoù-dornañ
Hepdon te yel da c'hounid maout ar c'hourennadeg
Da chasañ war rubannoù e-barzh er varradeg

Keno ! ma c'hazeg velen, skañv evel un heizez
Mistr evel ul logodenn, jentil vel un oanez
N'ez santin ken, dindanon, gant an hast o tripal
Ma daouarn mui ne stagint ar seizenn war da dal

Keno ! ma c'hi keazh, Mindu, ma leal kamarad,
N'efomp ken, dre ar c'hlizhenn, da glask roudoù ar c'had
Ne glevin ken, er menez, da chilpadenn skiltrus,
War ma dorn mui ne santin da deod garantezus

A-benn un nebeud amzer, kalz a vignoned yen
Barzh er soudard divroet, hep mar, ne soñjfont ket
Mes da galon-te, Mindu, n'eo ket ankouezus
Pell e ri c'hoazh va c'hañvoù, gant da yezhoù klemmus

Keno 'ta plijadurioù, leurioù-nevez, prejoù,
Nezadegoù, nozvezhoù, foarioù ha pardonioù,
Ebatoù ker birvidik, binioù zar dha sklentin,
Na drido mui va c'halon gant da sonioù lirzhin

Keno kement a garan, keno da virviken !
Pell ouzh a Vreizh me varvo, mantret gant an anken
Vel ur blantenn gizidik, evit ar vro krouet
A renk gweñviñ ha mervel, kerkent m'eo divroet .

inviata da Gwenaëlle Rempart (2003) + CCG/AWS Staff - 29/12/2015 - 14:13




Lingua: Italiano

kazhdu
Versione italiana di Riccardo Venturi [Richard Gwenndour] [2003]



La versione degli Whisky Trail (che riprende quella di Alan Stivell). E' interamente strumentale.
L’ADDIO DEL GIOVANE SOLDATO

Ho il cuore spezzato dalla durezza delle mie pene,
i miei occhi entusiasti non hanno più da dir niente
è arrivato, ohimé, il giorno in cui devo abbandonare
il bel luogo della mia infanzia, la mia bella Bretagna!

Addio, casa tra le ginestre, nascosta nella valle,
verde campo dove giocavo da bambino;
cari alberi di tasso alla cui ombra
durante la calura estiva dormivo a mezzogiorno

Addio! Addio, mamma e babbo, adesso non sperate più
che il vostro figlio amato resti ad aiutarvi nella vecchiaia
per guadagnarvi il pane, come voi avete fatto;
la legge è spietata, vi devo lasciare.

Quante volte, mia tenera mamma, dovrai piangere
quando il mio cane in pena si trascinerà dietro a voi
e quando vedrai, sul focolare, il mio sgabello vuoto
e le ragnatele allinearsi sul mio bastone di quercia

Addio, cimitero della parrocchia, terra benedetta
dove riposano i miei parenti chiamati dal Salvatore;
piangano le anime dei morti, non andrò più sulle vostre tombe
a versare acqua benedetta mescolata alle mie lacrime

Addio, o colei che più amo, mia dolce e gentile Mari’,
un destino crudele è venuto ad affliggerci
la gioia e la radiosa allegria sono passate
come la nube nel cielo è portata via dal vento

Non vedrò più i tuoi cari occhi vivaci e pieni d’allegria
brillare di piacere quando arrivavo a casa,
la tua manina bianca condurre lesta il carro,
né più la tua dolce voce sentirò cantare le mie canzoni

Quando eravamo al catechismo, ancora da ragazzi,
con il cuore incosciente ci incontravamo di nascosto
al tabernacolo del crocevia, e quante volte abbiam giurato
di non separarci mai tra di noi

Giovani e spensierati, ahimé, non sapevamo
quanta amarezza la vita ha seminato;
per noi non c’erano allora né leggi né re,
non c’era che una sola legge, quella dell’amore

Addio, o mio vicino, Yannig, mio vero amico,
compagno dei miei giochi, mio fratello di cuore;
a chi farò parte adesso delle mie pene,
e chi mi parlerà di casa e del paese?

Senza di me andrai adesso alle parrocchie [1] più vicine
a sgobbare tra le zolle in mezzo agli attrezzi
senza di me andrai a cercar di vincere alle gare di lotta
e a caccia sulle colline in mezzo alle staccionate

Addio, miei biondi cavalli, leggeri come una cerbiatta,
eleganti come un topolino [2], gentili come un agnellino
non vi sentirò più, sotto di me, galoppare in fretta,
le mie mani più non stringeranno le redini sulla vostra fronte

Addio, mio cane fedele, Mindu [3], mio leale compagno
non andremo più, nella bruma, a cercare le tracce della lepre
non sentirò più, sui monti, il tuo guaito stridente
non sentirò più sulle mani la tua lingua affettuosa

In capo a poco tempo molti amici dovranno
partire in mezzo ai soldati e, senza dubbio, non ci penseranno
ma il tuo cuore, Mindu, non si dimenticherà;
da lontano renderai ancora sopportabili le mie pene con la tua lingua

Addio o miei piaceri, campi appena arati, prati,
corse pazze, serate di festa, fiere e sagre paesane,
gioie care e splendenti, cornamuse dal suono chiaro,
il mio cuore più non gioirà alle vostre allegre canzoni

Addio a tutto ciò che amo, addio, addio per sempre!
Lontano dalla Bretagna morirò in preda all’angoscia;
come una pianta fragile, per la madrepatria,
devo appassire e morire non appena sarò partito.
[1] S’intenda "paesi, villaggi". Nella Bretagna tradizionale le comunità rurali venivano (e vengono tuttora) denominate parrez "parrocchia".

[2] sic. Ma mistr in bretone significa anche "agile, svelto".

[3] Cioè "Musonero".



Lingua: Bretone

La versione abbreviata di Alan Stivell (1973)

Chemins de terre


Pubblicata nell'album Chemins de terre del 1973 e intitolata semplicemente Kimiad, consta solo delle prime due strofe del lunghissimo originale. Di converso, l'arrangiamento è considerato unanimemente tra i più belli dell'intera produzione del sig. Cochevelou, o Kozh Stivelloù, e ne costituisce tuttora un punto fermo nei concerti. Ripresa in Again del 1993 assieme a Kate Bush. Segue immediatamente una versione italiana di rimando; la versione abbreviata è però una sorta di generico "Addio alla Bretagna" e perde interamente la sua componente originaria della coscrizione.

KIMIAD

Ma c'halon a zo frailhet, dre nerzh ma enkrezioù
Ma daoulagad entanet n'o deus mui a zaeloù
Deut eo, siwazh ! an devezh ma rankan dilezel
Lec'h kaer ma bugaleaj, ma bro gaer Breiz-Izel !

Keno dit, ma zi balan, kuzhet barzh an draoñienn,
Tachenn c'hlaz war behini, bugel, e c'hoarien ;
Gwez ivin ker bodennek, e disheol a bere
E-pad tommder an hañvoù e kousken da greisteiz.

ADDIO

Ho il cuore spezzato dalla durezza delle mie pene,
i miei occhi entusiasti non hanno più da dir niente
è arrivato, ohimé, il giorno in cui devo abbandonare
il bel luogo della mia infanzia, la mia bella Bretagna!

Addio, casa tra le ginestre, nascosta nella valle,
verde campo dove giocavo da bambino;
cari alberi di tasso alla cui ombra
durante la calura estiva dormivo a mezzogiorno.

inviata da Riccardo Venturi - 29/12/2015 - 14:42


Alla pagina relativa su Son A Ton – Chansons traditionelles bretonnes l’autore della canzone viene individuato in Prosper Proux (1811-1875) di Poullaouen, Finisterre, scrittore e ricercatore folklorico, autore di almeno due raccolte di canzoni bretoni, “Canaouennou gret gant eur C’hernewod” (1838), e “Bombard Kerne - Jabadao ha Kaniri” (1866).

Probabilmente quindi Prosper Proux raccoglieva e rimaneggiava canzoni popolari di epoca precedente. Questa, tra le più famose a lui attribuite, è contenuta nella raccolta del 1838.
Molte sue canzoni furono diffuse anche su fogli volanti o piccoli libretti.

Una versione modernizzata, intitolata semplicemente “Kimiad” si trova nell’album di Alan Stivell “Chemins de terre” del 1973.

Miriana


Trovo il brano anche nella discografia di gruppi come An Triskell, Bagad Kadoudal De La Kevrenn De Rennes, Bleizi Ruz e persino i nostri Whisky Trail (nel loro album “Miriana” del 1979)

Bernart Bartleby - 4/11/2015 - 14:17


Quando mi dedico al rifacimento completo di una sezione del sito, usualmente opero una vera e propria “full immersion” per tutta la sua durata, dato che ho bisogno di stare a contatto diretto e costante con ciò che sto facendo. Così ieri sera, andando a letto, sfogliavo le pagine di un volumentto della collezione “Que sais-je?” delle Presses Universitaires de France, Langue et littérature bretonnes di Francis Gourvil (ho la 3a edizione del 1968, la 1a è del 1952). Dalla pagina 122 di detto volume riporto il paragrafo dedicato a Prosper Proux:

Le cas de Prosper Proux, le mieux doué sans conteste de tous ceux qui composaient cette phalange poétique, est à mettre à part. Ses “Canaouennou gret gant eur C'hernewod” (Chansons composées par un Cornouaillais) sont en fait antérieures à la publication du Barzaz-Breiz. Leur langue et leur ortographe témoignent d'une ignorance complete de l'œuvre de Le Gonidec. Le recueil n'en est que plus intéressant, par la spontanéité de l'expression, par l'audace de l'inspiration, restées depuis inégalées, rompant carrément, dans les gauloiseries qui y abondent, avec le caractère compassé et trop souvent ennuyeux de ce qui avait jusqu'alors été imprimé en breton. Proux qui se fit connaître, avec sa plaquette de “Canaouennou” comme poète populaire, termina sa carrière comme barde lettré, avec une autre brochure: “Bombard Kerné” (la Bombarde de Cornouaille, 1866); mais il faut reconnaître que dans ce genre il se montre infiniment inférieur aux promesses de ses débuts.

“Il caso di Prosper Proux, senz'altro il meglio dotato tra tutti coloro che formavano questa cerchia di poeti, deve fare parte a sé stante. Le sue “Canaouennou gret gant eur C'hernewod”(Canzoni fatte da un Cornovagliese) sono in effetti anteriori alla pubblicazione del “Barzaz Breiz”. La loro lingua e l'ortografia testimoniano l'ignoranza totale dell'opera di Le Gonidec. La raccolta ne risulta ancor più interessante a causa della spontaneità dell'espressione e dell'audacia dell'ispirazione, rimaste da allora ineguagliate; vi fu una rottura decisa, dovuta alle abbondanti sboccatezze, con il carattere compassato, e troppo spesso noioso, di ciò che fino ad allora era stato pubblicato in bretone. Proux, che con il suo libriccino di “Canaouennou” si era fatto conoscere come poeta popolare, terminò la sua carriera come poeta letterato, con un altro opuscolo: “Bombard Kerné” (La bombarda di Cornovaglia, 1866); ma bisogna dire che, in questo genere, si dimostrò notevolmente inferiore alle promesse dei suoi inizi.”

Riccardo Venturi - 29/12/2015 - 18:33


La versione dei Bleizi Ruz è strumentale, mentre quella degli An Triskell ripropone le due quartine di Stivell e la predominanza del suono della bombarda la fa preferire musicalmente alle altre. Nota curiosa è che queste tre versioni sono tutte del 1973. Non vorrei sbagliarmi ma mi sembra che anche Les Frères Morvan e Les Sœurs Goadeg abbiano proposto il brano in forma kan ha diskan...in tempi più recenti lo ha inciso il gruppo russo Mervent.

Flavio Poltronieri - 29/12/2015 - 21:00


Infatti, strana eleganza. Mi viene in mente soltante un bel sorcino, nel senso di mantello. Ma non ho trovato le conferme. D'altro canto, biondo in bretone dovrebbe essere "melen"... ma io posso contare solo su Glosbe nel fatto di lingua bretone:>
Grazie Ryszard Biała Woda

march

Krzysiek - 30/12/2015 - 00:38


Colgo l'occasione per un po' di...onomastica dei gruppi bretoni: i Bleizi Ruz sarebbero, notevolmente, i "Lupi Rossi", mentre An Triskell è il "triscele", il simbolo intero delle nazioni celtiche. Quanto al resto Flavio non si sbaglia, ovviamente: l'interpretazione dei fratelli Morvan e delle sorelle Goadeg (o Goadec) (e del gruppo russo Mervent, che però ha un nome bretone: mervent significa "sud-ovest") è menzionata infatti anche nella nuova introduzione fatta e inserita proprio ieri. Appare quasi chiaro che il Kimiad è diventato una specie di "standard" della canzone in lingua bretone, ma solo in tempi abbastanza recenti grazie a Alan Stivell & company. Questa antica pagina ieri totalmente rinnovata dovrebbe servire a preservarne il suo valore originario, intrinsecamente antimilitarista e contro la coscrizione.

An Triskell (il triscele)
An Triskell (il triscele)

Riccardo Venturi - 30/12/2015 - 00:41


Forse ho trovato un po' la soluzione al topolino. Mistr in bretone è sì "elegante", ma vuol dire anche "agile, svelto"; è "agili/svelti come un topolino" forse torna meglio. Nella traduzione lascerò "eleganti" ma aggiungerò questa cosa nella nota. Viene un po' a mente Speedy Gonzales, tuttavia...



PS. Quanto al mio nome "bretonizzato", ha addirittura due versioni. La prima è la "famosa" Richard Gwenndour "acqua bianca" (che in mutazione diventa spesso "Wenndour", quasi perfetto!), ma c'è anche la forma che ho utilizzato nel corso di bretone che ho scritto, più prosaica: "Richard Gwenedour", che vorrebbe dire "di Vannes" (Gwened).

Sia detto en passant, il nome di Vannes in bretone, Gwened, risale all'antico Veneti: i Veneti erano gli antichi abitanti della regione meridionale della Bretagna in epoca preromana e romana. I Veneti erano sparsi ovunque: non solo nel nordest dell'Italia, ma anche dalle tue parti (sono loro che hanno dato l'etnonimo ai Vendi, o serbi di Lusazia, o sòrabi, popolo slavo che si è preso il nome dei suoi predecessori) e, come si vede, pure in Bretagna. Ostrega!

Così si...capisce meglio anche come mai Flavio Poltronieri, che è di Verona, si sia dato alla Bretagna :-) Ad ogni modo, continuando con questa piccola nota di antichità bretoni, gli attuali dipartimenti corrispondono ancora, grosso modo, all'antica suddivisione dell'epoca della conquista romana: gli Osismii nel Finistère e nel Léon (con capoluogo Vorganium, ovvero Carhaix); i Coriosolites nella parte est delle Côtes d'Armor (con capoluogo Fanum Martis ovvero Corseul -che mantiene l'antico nome dei Coriosolites); i Veneti nel Morbihan (con capoluogo Darioritum ovvero Vannes, che però ha tenuto come si è visto il nome dei Veneti); i Redones nell'Ille-et-Vilaine (con capoluogo Condate ovvero Rennes, che pure lei ha mantenuto il nome dei Redones); e, infine i Namnetes nella regione di Nantes (Condivincum; ma anch'essa ha tenuto il nome dei suoi antichissimi abitanti, che comunque coi bretoni non c'entravano nulla: erano sì celti, ma galli).

Richard Gwenndour/Gwenedour - 30/12/2015 - 10:21


Il mio timido suggerimento veniva dal fatto che in polacco il mantello di cavallo grigio (con le zampe scure) ha il suo nome che consiste nell'aggetivo: "myszaty", da "mysz" (mouse), cioè proprio "sorcino" ( da "sorca", opsss... "sorcio") :D

Lunga vita al re Recoardo... e tanti di questi anni "cossidetti" novi!!!

Krzyszor - 30/12/2015 - 23:37


Sull’aria di "Kimiad Ar Soudard" viene cantato anche un altro gwerz che si trova nel "Barzhaz Bro Leon": si tratta di "Kleñved ar vro" ("Il mal di paese"), raccolto dall’Abbate Perrot e proveniente da un cantante della Parrocchia di Bourg-Blanc, luogo agricolo che si trova tra Brest e il mare, nel cuore del Léon. Qui un tempo abitava veramente poca gente perché il territorio era quasi interamente coperto da boschi e a testimonianza di ciò, ricordo di aver notato che parecchi quartieri portano dei nomi che contengono la parola “coat” (“bosco” in bretone). Il gwerz in questione, per voce e arpa, narra che verso la fine dell’orribile guerra del 1870 fra la Francia e la Prussia, un giovane soldato, vinto da freddo e miseria, venne inviato all’ospedale di Ginevra dove una volta giunto fu preso da una nostalgia feroce per il proprio Paese, cosicché giorno e notte il suo spirito tornava in Bassa Bretagna. In punto di morte chiese di vedere suo padre un’ultima volta e saputolo, quest’ultimo iniziò il lungo e penoso cammino che attraversava tutta la Francia per giungere infine al capezzale del povero figlio, il quale oramai faceva pena solo a vederlo. “Ho portato dei soldi, ti comprerò delle buone cose” disse il genitore ma il soldato rispose di aver perso il gusto per qualsiasi delizia; il vecchio ricordò che gli era rimasto in tasca un pezzo di pane di segale impastato dalla madre e glielo offrì. Già dal primo morso le forze iniziarono a tornargli e ben presto riprese colore finché completamente ristabilito rientrò a casa col genitore.

Flavio Poltronieri - 12/8/2020 - 11:07




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