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18 aprile

unòrsominòre
Language: Italian


unòrsominòre

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18 aprile 2015. Naufragio nel canale di Sicilia di una barca di migranti.

Il relitto del vecchio peschereccio naufragato nel 2015
Il relitto del vecchio peschereccio naufragato nel 2015


Erano partiti di notte da un porto vicino a Zwara, a ovest di Tripoli, in Libia. Quando alcune ore più tardi la balena aveva cominciato a inabissarsi in un mugghiare di metallo dopo aver urtato per una manovra sbagliata il mercantile portoghese che la Capitaneria di porto di Roma aveva inviato a soccorrerla, quelli rinchiusi nella stiva si erano ammassati gli uni sugli altri, arrampicandosi su quelli che avevano davanti e di fianco per cercare di raggiungere la botola, lassù in alto. In due si erano abbracciati in quell’inferno che era la sala macchine. “Lì dentro si sviluppa un calore tale che neanche il macchinista ci mette spesso piede”, raccontano i Vigili del fuoco che li avevano tirati fuori, un anno dopo. Persino in mezzo ai motori avevano ammassato 65 persone. I mercanti li avevano stipati in ogni interstizio, mille persone pigiate come bestie in 23 metri di barca, e li avevano spediti nel Mediterraneo con due litri d’acqua a testa e senza uno straccio di ancora perché anche il gavone di prua doveva servire per farcene entrare ancora, per aumentare il guadagno. Erano riusciti a metterne 5 per ogni metro quadro.
da Il Fatto Quotidiano
Settecento chilometri senza mangiare
Bevendo sputi, a farsi bruciare
Da questo sole feroce riflesso dal mare
Da questo vento che di giorno scortica e di notte gela
E rimescola il freddo con la paura

Che quest’acqua buia, infinita e cattiva
È più salata dei conti che ci han fatto saldare
Non cura la sete, marcisce le ossa
E questa Italia non vuole arrivare
Questa terra che non ci vuole non si fa trovare

E questo sarcofago sul mare è un cimitero per ottocento
Sulla tavola fredda e muta che non finisce di violentare
A perdita d’occhio e di cuore

Amore mio, che ti ho lasciata a patire
Tra la fame, la sete e l’orrore
Tra gli arti amputati spezzati calpestati
Le bombe esportate
I bambini soldati
Amore mio ascoltami bene: tu non morire che ti vengo a salvare
Appena finisce questo mare io ti vengo a salvare

E a noi ricchi senza pudore
Ce lo spiega la televisione
Un mantenuto ignorante e cafone
Con la felpa e il ghigno arrogante
Ce lo spiega lui cosa dobbiamo pensare
Di questa gente che prende il mare
Per provare a non morire

2024/2/1 - 22:13




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