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Banan

Jacek Kleyff
Lingua: Polacco


Jacek Kleyff

Lista delle versioni e commenti


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[2018]
Parole e musica di Jacek Kleyff
Jacek Kleyff chitarra + metronomo, registrato su dittafono.
Il testo trascritto ad orecchio da YT.


http://bi.gazeta.pl/im/eb/5c/12/z19253...

inedito
Rośnie banan, rośnie
W liberyjskiej wiosce
Jeszcze jest zielony
Wioska go pilnuje
Na skrzynie ładuje
Rower ledwo stoi,
Bo kosztuje osprzęt

Jedzie banan, jedzie
Na welocypedzie
Pan ogrodnik ruszył
Do wiejskiego skupu
W liberyjskim buszu
Póki rower jedzie
To dwie skrzynie wiezie

Teraz banan w skrzyni
Ląduje na pace
Starego Willys’a
Albo też Peugeot’a
Było wiele wojen
Gdzie Jankes i Francuz
Zrobili co swoje

No więc, banan w skrzyni
Już mniej zielony
Skrzynek ze czterdzieści
Autko ledwo dycha
No, a koloniator
Leje do silnika
Ropę od ISIS’a

Teraz banan w porcie
Z aut na kontenery
Ładują go ludzie
Co chcieli żyć w cudzie
A nie ma gdzie uciec
Bo ich tu pilnują
Kompanije cztery

Ach, jak banana miękki plusz
W ustach się zmienia w słodki mus
Muszę go mieć zaraz
Zerwała go małpa
Czarna, jak ten asfalt
Wiezła na rowerze
Pojem w pakamerze

A sprzątanie śmiecia
Spoczywa na dzieciach
Co znajdą to w torbę
Co szóste zjadają
Głodne sił nie mają
No i patrzy ojciec
Spod skrzyni na plecach

Sprzątnięte nabrzeże
Za stalowe linki
Kontenerów krocie
Ładują na okręt
Zaś okręt na ropę
Nadmiar spuszcza w morze
Ptaki w tłustym błocie

Okręt już wyrusza
Senegal omija
Chociaż w ogniu suszy
Niejedna studzienka
Jeszcze przedwojenna
Na samym silniczku
Bez ropy nie ruszy

Już Danię opływa
Skagerrat, Kattegat
Po drodze tankuje
Za dosłaną kasę
I już tylko Bałtyk
No bo, w Gdyni naszej
Okręt kończy trasę

No, a w naszej Gdyni
Znów portowe dźwigi
Banan dojrzał w skrzyni
I portowcy właśnie
Protest zwyciężyli
W obronie czternastki
Rozładują z łaski

I z nabrzeża w paski
Banan w kontenerze
Wyrusza koleją
Też na prąd i ropę
Hen, w odległy rejon
Na przykład w Mazowsze
Wciąż tam i z powrotem

Ach, jak banana miękki plusz
W ustach się zmienia w słodki mus
Muszę mieć go zaraz
Dziecko wie co dobre
Zajada trzy na raz
Jabłek już nie lubi
Chcę trzy kilo kupić

A z wielkiej bocznicy
Znów potężnym dźwigiem
Bananowy strumyk
Na tira za tirem
Jadą do powiatu
Ryjąc świeży asfalt
Za pieniądze z Unii

Fundusze unijne
Dają nowe drogi
I cywilizację
Od tych ludzi właśnie
Co się na Afryce
Chrystusem podbitej
Jak wampiry spaśli

Banan już żółciutki
Pickapów jest dosyć
Wózkiem z kontenera
Na na na przewożą
Na pakę Transita
Wszystkie rączki czyste
Nikt nie musi nosić

Teraz banan pędzi
Do bliskiej hurtowni
Skąd do swego sklepu
Wiezie go ogrodnik
A tam na straganie
Panowie i Panie
W głowie się nie mieści

Od polskiego jabłka
Z pobliskiego Grójca
Tańszy jest ten banan
W głowie się nie mieści
Z pobliskiego Grójca
Jabłko cztery dziesięć
Banan dwa trzydzieści

Ach, jak banana miękki plusz
W ustach się zmienia w słodki mus
Muszę go mieć zaraz
Zaraz się postaram
W sklepie kupię taran
I rozwalę stragan,
Gdyż tego wymagam

Rośnie banan, rośnie
Znów w kongijskiej wiosce
Jeszcze jest zielony
Wioska go pilnuje
Na skrzynie ładuje
Rower ledwo stoi
Bo kosztuje osprzęt

inviata da Krzysiek Wrona - 16/11/2018 - 01:17




Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Krzysiek


Banan
LA BANANA

Cresce la banana, cresce
In un paesino liberiano
È ancora verde
Tutto il paese le fa la guardia
La carica nella cassa
La bici regge a malapena
Perché gli accessori costano

Viaggia la banana, viaggia
Sul velocipede
Sor giardiniere è partito
Verso la compera
Nel bush liberiano
Finché la bici va
Porta due casse

E adesso la banana nella cassa
Finisce sul portabagagli
Di un vecchio Willys
Oppure di una Peugeot
C’erano parecchie guerre
Dove Yankee e Francese
Hanno fatto delle sue porcherie

Allora, la banana nella cassa
Già meno verde
Le casse saranno ‘na quarantina
La macchinina procede a stento
E il colonizzator (1) furbastro
Mette nel motore
Il petrolio preso da ISIS (2)

E adesso la banana nel porto
Dalle auto ai container
La carica gente
Che voleva vivere in paradiso
Ma qua non c’è scampo
Perché è sorvegliata
Da quattro companije (3)

Ah, com’è soffice il peluche della banana
Nella bocca si trasforma in un dolce mousse
La devo avere subito
È stata colta dalla scimmia
Nera, come ‘sto asfalto qua
Che l’ha trasportava sulla bici
Mi abbufferò nel ripostiglio

E la raccolta di rifiuti
Spetta ai bambini invece
Quel che trovano mettono in busta
Ogni tanto si mangiano qualche pezzo
Affamati non hanno la forza
E il padre gli osserva
Piegato dalla cassa sul gobbone

Pulita la banchina
Acchiappano le corde d’acciaio
I container sono tantissimi
Caricano la nave
Che, per giunta, va a petrolio
L’eccedenza la butta nel mare
Gli uccelli nella fanghiglia untuosa

La nave salpa già
Aggira da lontano Senegal
Nonostante fosse in fuoco della siccità
E sono parecchi i piccoli pozzi
Fatti ancora prima della guerra (4)
Con i motori a secco, senza petrolio
Non vogliono pompare

Sta raggirando già Danimarca
Skagerrat, Kattegat
Per strada fa rifornimento di carburante
Con i soldi mandati dalla ditta
E rimasto solo il Mar Baltico
Perché, nella Gdynia (5) nostra
La nave finisce il percorso

E invece a Gdynia
Di nuovo le gru portuali
La banana è maturata nella cassa
Gli scaricatori di porto
Appena hanno vinto la protesta
Per salvare la quattordicesima (6)
Così, si degneranno di scaricare la merce

E dalla banchina a strisce
La banana nel container
Parte con treno che anche lui
Usa elettricità e petrolio
Là, per la regione lontana
Per esempio, verso la Masovia (7)
In continuazione, su e giu

Ah, com’é soffice il peluche della banana
Nella bocca si trasforma in un dolce mousse
Devo averla subito
Il bambino sa cos’è buono
Mangia tre contemporaneamente
Non gli piaciono più le mele
Voglio comprare tre chili

Ma dal grande binario di raccordo
Di nuovo una gru enorme
Il ruscello di banane
Su un autotreno dopo un altro
Vanno verso i centri più piccoli
Solcando il bitume fresco
Pagato dall’Unione Europea

Finanziamenti dell’Unione
Permettono le strade nuove
E la civiltà
Che viene dalla stessa gente
Che sull’Africa
Conquistata con Cristo (8)
Si è ingrassata a mo’ di vampiri insaziabili

La banana è oramai bella giallina
I pick up sono tanti
Dal container con un carrello
C'è chi sposta la banana
Su portapacchi di un Transit (9)
Tutte le manine sono pulite
Nessuno deve sgobbare

E adesso la banana va
Al magazzino all’ingrosso vicino
Da dove la porta
Al suo negozio il giardiniere (10)
E là, sulla bancarella
Signore e Signori
Non ci si crede, davvero

Costa meno ‘sta banana
Che una mela polacca
Da non lontano Grójec (11)
Non ci si crede, davvero
È una cosa sbalorditiva
Le mele quattro e dieci
Le banane due e trenta

Ah, com’é soffice il peluche della banana
Nella bocca si trasforma in un dolce mousse
La devo avere subito
Ce l’ha metterò tutta
Comprerò un ariete
E spaccherò lo spaccio
Perché io pretendo!

Cresce la banana, cresce
Di nuovo in un paesino congolese
È ancora verde
Tutto il paese le fa la guardia
La carica nella cassa
La bici regge a malapena
Perché gli accessori costano
LE NOTE:

(1) Il testo di questa canzone non è facile da tradurre a causa del linguaggio colloquiale usato volutamente dall'autore, che in questo modo ottiene un effetto ironico, mettendo un discorso al livello globale in bocca a qualche sempliciotto polacco. Il racconto, a volte sgrammaticato, contiene tante parole di uso comune e in caso della parola "koloniator", persino un neologismo, o piuttosto uno storpiamento della parola "kolonizator". Ho cerchato di rendere la cosa in italiano mettendo al posto del "colonizzatore" la parola inesistente "colonizzator".

(2) Il famigerato Stato Islamico.

(3) Un'altra storpiatura che sa del polacco arcaico oppure del russicismo e mette al posto della parola "kompania", la parola "kompanija".

(4) La seconda guerra mondiale, in questo caso.

(5) Gdynia è una città polacca portuale situata nella baia di Danzica sul Mar Baltico. Insieme a Danzica e Sopot costituisce la Tripla Città. Gdynia è una delle città più giovani della Polonia: è stata costruita a partire dal 1921 nel luogo dove sorgeva una frazione di pescatori. Nel 1939, in seguito all'invasione tedesca, fu rinominata Gotenhafen. Venne occupata dai sovietici nel 1945. Fa parte del voivodato della Pomerania. (da Wiki)

(6) La quattordicesima, come la tredicesima; si riferisce a mensilità aggiuntiva, con cui a volte viene inegrato il guadagno annuale, esistente ancora più che l'altro nel contesto di lavoro statale, fisso.

(7) Il voivodato della Masovia (Województwo Mazowieckie in polacco) è uno dei 16 voivodati della Polonia. Il voivodato si trova al centro-est del territorio polacco ed è stato creato con la riforma amministrativa del 1999 dalla fusione dei precedenti voivodati di Varsavia, Ciechanów, Radom, Ostrołęka, Siedlce, Płock e parte di Skierniewice, ed è la regione più importante della Polonia. Il capoluogo è Varsavia (Warszawa). (da Wiki)

(8) Il senso del verso è questo, ma si può intendere anche come un gioco di parole, visto che il verbo "podbijać" significhi sì "conquistare", ma anche "imbottire" nel senso di: nella confezione di abiti, introdurre bambagia tra panno e soppanno per ottenere forme o risalti o per correggere difetti della persona. (Treccani)

(9) Ford Transit, il noto furgone.

(10) Kleyff usa due volte la parola "ogrodnik" e in tutte e due i casi lo fa a posta in maniera imprecisa e scherzosa, probabilmente per accomunare ancora di più questi due personaggi del racconto, così lontani. Nella seconda strofa parla ironicamente del "sor giardiniere" che sarebbe più corretto chiamare "un contadino", "un agricoltore" liberiano, invece in questa strofa qua chiama così "un fruttivendolo" o "un negoziante di frutta e verdure" polacco.

(11) Grójec è un comune urbano-rurale polacco del distretto di Grójec, nel voivodato della Masovia. È anche una zona conosciuta per la produzione e lavorazione delle mele. Infatti i frutteti coprono il 70 per cento delle terre circostanti questa piccola città. Il nome del paese viene dal "ogrójec", un posto recintanto, un campo, un frutteto o un orto, anche nel senso dell'Orto dei ulivi, Getsemani.
E qua ritorniamo all'Orto dei Jazzemani :-)

inviata da Krzysiek - 23/11/2018 - 23:15


A pensarci bene questa canzone di buon Kleyff la si può collocare anche nel percorso Guerra alla Terra

Krzysiek - 22/11/2018 - 22:21




Lingua: Francese

Version française – LA BANANE – Marco Valdo M.I. – 2019
à partir de la traduction italienne LA BANANA de Krzysiek Wrona
d’une chanson polonaise (inédite) – Banan – Jacek Kleyff – 2018
Paroles et musique : Jacek Kleyff
Jacek Kleyff : guitare et métronome, enregistrement sur dictaphone.
Texte transcrit à l’oreille par YT.

Dialogue Maïeutique

Banane


Qu’est-ce que c’est encore, Marco Valdo M.I., que cette histoire de banane ? D’abord, d’où vient-elle ? Puisque c’est une version française, elle vient forcément d’ailleurs. Est-elle africaine, sud-américaine, antillaise comme sont les bananes ? Vient-elle du Pérou ou de la Martinique ? Ou d’ailleurs, mais nécessairement, d’un pays où poussent les bananes qui sont des pays chauds, très chauds pour ce que j’en sais, car sur les rivages que j’ai fréquentés par ici, il n’y en avait pas, sauf à titre de curiosité.

En effet, Lucien l’âne mon ami, la banane est un fruit résolument exotique ; mais, il y a aussi une excellente raison d’en faire une version française, car si la banane est née en Afrique, la chanson est absolument polonaise. C’est ce qui lui donne toute son originalité.

Une chanson sur la banane polonaise ?, tu m’en diras tant, Marco Valdo M .I. mon ami. J’ai beaucoup de mal à le concevoir ; j’avais le souvenir que la Pologne était plutôt la patrie des pommes.

Arrête, Lucien l’âne mon ami, ne t’emballe pas, je vais tout t’expliquer. D’abord, laissons de côté la banane et parlons de la chanson. Je voudrais dire un mot à propos de la chanson polonaise et de celui – Krzysiek Wrona – qui fait ce travail de nous les faire connaître en langue originale et de les traduire en italien, ce qui me donne la possibilité d’en présenter des versions en langue française. Tout ce truchement, même s’il est lent, est bénéfique. Je trouve fascinant de pouvoir ainsi découvrir ces territoires inconnus et jusque-là, inaccessibles.

Oui, dit Lucien l’âne, c’est fantastique et je ne peux qu’abonder dans ton sens ; on connaîtra ainsi tous ces pays dont nous parlent toutes ces chansons. Mais si tu veux bien revenir à la banane. Je me souviens d’ailleurs qu’il n’a pas toujours été facile d’en avoir des bananes ; des fois même, il n’y en avait pas, même en Amérique où tout est pléthorique, comme le disait une chanson de 1923 « Yes! We Have No Bananas » (Frank Silver et Irving Cohn), qu’il faudrait regarder de plus près, car elle a toute une histoire elle aussi.

Sans doute, reprend Marco Valdo M.I., mais pour ce qui est de la banane polonaise, je veux dire la chanson « Banan », elle aurait pu s’intituler : La véridique histoire d’une banane, car, elle suit exactement cet itinéraire biographique depuis la cueillette jusqu’à l’étal du commerçant quelque part en Pologne. Elle retrace ce parcours et elle fait surgir certains paradoxes et dénonce certaines iniquités que je te laisse découvrir. Tout comme la guerre de la banane où les enjeux sont terribles. La banane est au cœur d’un affrontement international qui est un aspect de cette Guerre de cent Mille Ans que les puissants et les riches font aux faibles pour accroître leur emprise, multiplier leurs profits, écraser toute concurrence, éteindre toute conscience et liquider toute résistance à leurs lubies. La seule remarque à faire à ce sujet, c’est que la la banane que l’on trouve dans les commerces ne vient pas principalement d’Afrique, mais des exploitations vivrières des compagnies américaines d’Amérique latine, où les conditions de travail sont épouvantables.

Oh, je sais, dit Lucien l’âne, ces histoires de bananes sont fort complexes et la guerre de la banane est intercontinentale ; de toute façon, nous les ânes, on ne mange pas de bananes. Alors, tissons le linceul de ce vieux monde incohérent, complexe, exploiteur et cacochyme

Heureusement !

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
LA BANANE

La banane croît, croît, croît
Dans un village du Libéria.
Elle est encore verte ;
Tout le village la surveille.
On la met dans la caisse,
Le vélo tient à peine,
Car les accessoires coûtent.

La banane voyage, voyage
Sur le vélocipède.
Le négociant va
Pour les achats
Dans la brousse du Libéria
Tant que le vélo roule.
Il transporte ses deux caisses.

À présent la banane dans sa caisse
Grimpe sur le porte-bagage
D’une vieille Willys
Ou d’une Peugeot,
Restes des guerres et des embrouilles
Où les Yankees et les mangeurs de grenouilles
Ont fait du sale boulot.

La banane dans sa caisse
Est déjà moins verte ;
Avec son chargement de quarante caisses,
La voiture avance à peine
Et l’habile colonisateur
Fait tourner le moteur
Au pétrole d’Arabie ou de Perse.

Dans le port, la banane passe
De la voiture au conteneur ;
Des gens la chargent
Qui voulaient vivre au paradis,
Mais pour eux, c’est râpé :
Ce marché est contrôlé
Par quatre compagnies.

Ah, comme elle est douce la chair de la banane ;
En bouche, elle se mue en moelleuse mousse.
Je la veux tout de suite.
Elle a été cueillie par le singe
Noir comme l’asphalte
Qui l’a transportée sur son vélo.
Je m’empiffrerai dans mon studio.

Le ramassage des , maintenant,
C’est l’affaire des enfants.
Ils mettent dans un sac ce qu’ils trouvent,
De temps en temps, ils mangent un morceau.
Affamés, ils n’ont pas la force
De leur père qui les surveille,
Ployant sous la caisse qui pèse sur son dos.

Le quai nettoyé,
Les câbles d’acier
Un à un, tous les conteneurs tirent,
Ils chargent le navire
Qui, de plus, marche au pétrole
Et rejette le trop-plein à la mer
Où dans la boue grasse, les oiseaux s’enferrent.

Le bateau vogue déjà
Loin du Sénégal, il s’en va.
Où sévit une infernale sécheresse
Et où plusieurs petits puits
Qui datent d’avant la guerre,
Les moteurs à sec, sans pétrole,
Ne peuvent pas pomper.

Déjà, le Danemark est contourné,
Skagerrat, Kattegat sont passés.
En route, le navire s’est ravitaillé
Avec l’argent envoyé par la société.
Reste la mer Baltique à traverser,
Car, à Gdynia, notre belle cité,
Le navire est arrivé.

À Gdynia, sur le port,
Des grues portuaires encore.
La banane a mûri dans sa caisse
Les portefaix du port
Qui viennent de gagner leur grève
Pour sauver le quatorzième salaire
Ont daigné décharger la marchandise.

Du quai zébré, dans le conteneur,
La banane dans sa caisse
Part dans un train qui roule
À l’électricité et au pétrole
Pour la région lointaine
De Masovie ou d’ailleurs,
Sans s’arrêter, il va sans peine.

Ah, comme elle est douce la chair de la banane ;
En bouche, elle se mue en moelleuse mousse.
Je la veux à l’instant.
Ce qui est bon, le sait mon enfant
Qui en mange trois à la fois.
Il n’aime plus les pommes maintenant.
Je vais en acheter tout un tas.

Mais à la jonction de la grande voie,
D’une énorme grue, encore une fois
S’écoule le flot de bananes
Dans un camion après l’autre
Qui s’en vont vers les petites villes
En labourant le nouveau bitume,
Payé par l’Union Européenne.

Les financements de l’Union
Permettent de nouvelles routes
Et soutiennent la civilisation
Qui vient des mêmes gens
Qui ont conquis l’Afrique
Le Christ à la main,
Se goinfrant tels des vampires humains.

La banane est désormais jaune et belle.
L’attendent tant et tant de camionnettes ;
Du conteneur avec un élévateur,
On monte la banane
Sur la galerie d’un transporteur.
Toutes les mains restent propres,
Personne n’est en sueur.

Et maintenant la banane s’en va
À l’entrepôt du voisinage,
D’où l’emporte
Dans sa boutique, l’épicière
Et là, sur l’éventaire,
Mesdames et Messieurs, Messieurs dames,
C’est à n’y pas croire, à n’y pas croire !

Il est moins cher d’acheter cette banane
Qu’une pomme polonaise
Non loin de Grójec, le verger de la Pologne,
C’est à n’y pas croire, à n’y pas croire !
C’est une chose stupéfiante :
À quatre euros, les pommes ;
À deux euros, les bananes.

Ah, comme elle est douce la chair de la banane ;
En bouche, elle se mue en moelleuse mousse.
Je la veux à l’instant.
Moi, je vais m’en débarrasser,
J’achèterai un bélier.
Et je briserai ce marché
Car j’y suis déterminé !

La banane croît, croît, croît
Dans un village du Congo, cette fois.
Elle est encore verte
Tout le pays la surveille.
Il la met dans la caisse,
Son vélo tient à peine,
Car les accessoires coûtent.

inviata da Marco Valdo M.I. - 29/7/2019 - 18:11




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