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Senti madre il lamento di un figlio

anonimo
Lingua: Italiano


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D'un tratto gridò
(Sergio Liberovici)
Addio padre e madre addio
(anonimo)


[1911]
Un breve canto riferito nel 1960 dall’informatore Piero Dosio, torinese, classe 1893, e contenuto in “Le ciminiere non fanno più fumo - Canti e memorie degli operai torinesi”, a cura di Emilio Jona, Sergio Liberovici, Franco Castelli, Alberto Lovatto, Donzelli 2008.

Le ciminiere non fanno più fumo

Il canto si riferisce ad una delle tante misere avventure dell’Italia colonialista, quella del 1911, quando il governo Giolitti diede il via all’aggressione della Libia. Quell’ennesima “passeggiata militare” si concluse più di 30 anni dopo e nel totale fracasso. Si pensi che solo in quell’anno di guerra, tra il 1911 ed il 1912, le truppe d’invasione (che giunsero a controllare una porzione esigua di territorio, perennemente imboscate dalla guerriglia) persero oltre 4.000 uomini, mentre 5.000 restarono feriti e/o mutilati.



Il modulo testuale e melodico di questo brano è lo stesso di Addio padre e madre addio, un canto la cui storia, ricostruita da Roberto Leydi nelle sue ricerche, non risale solo alla Grande Guerra ma al Risorgimento, coprendo un arco temporale che va dalla morte dei mazziniani Felice Orsini e Giuseppe Peri – che tentarono, fallendolo, l’attentato a Napoleone III il 14 gennaio 1858 – e giunge fino alla Resistenza, con “O Germania che sei la più forte”.
Senti madre il lamento di un figlio
Che il destino lontano mandò
Della guerra l’ignoto periglio
Dove il sangue già il suolo bagnò

Fra le dune le rocce e gli scogli
Son costretto a star sempre a tremar
Che un altro uomo tratto in inganno
Sempre tenta il mio petto a mirar

inviata da Bernart Bartleby - 19/10/2016 - 13:11


Sempre secondo Castelli, Jona e Lovatto ("Al rombo del cannon - Grande guerra e canto popolare", Neri Pozza Editore, 2018), l'informatrice di Pietro Dosio che si ricordava le due quartine a memoria sarebbe stata un'operaia torinese dal nome assolutamente fantasmagorico: si chiamava Antizarina Cavallo.

Riccardo Venturi - 30/12/2019 - 06:01




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