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J'ai embrassé un flic

Renaud
Language: French


Renaud

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[2016]

Album: Toujours Debout
Parole di Renaud
Musica di Michaël Ohayon

Renaud cover

Renaud alla manif per Charlie Hebdo, 11 gennaio 2015
Renaud alla manif per Charlie Hebdo, 11 gennaio 2015
Si indovina il suo sguardo cupo, perduto, confuso dietro gli occhiali che filtrano un dolce sole invernale. Ha i capelli bianchi e una barba grigia di tre giorni. Sul piumino spesso di cuoio marrone porta un adesivo nero con scritto "Je suis Charlie", tre parole brandite come una bandiera, un segno di riconoscimento tra tutte le persone riunite a qualche passo da place de la République. Quell'11 gennaio 2015, Renaud è a Parigi. Ha lasciato la sua casa nel Luberon, in Provenza, per venire a manifestare. Gli manca la forza per camminare per ore. Solo qualche centianaia di metri per rendere omaggio alle vittime degli attacchi terroristi islamisti di quella terribile settimana che la Francia ha appena vissuto. In totale diciassette persone. Tre poliziotti, quattro clienti del negozio Hyper Cacher di Vincennes, un agente di sicurezza e i collaboratori di Charlie Hebdo. Georges Wolinski e Cabu erano suoi amici.

Renaud ha sempre rivendicato il suo spirito insolente e libertario. Aveva sostenuto il giornale satirico, l'"unico giornale che mi ha fatto ridere in via mia", fin da quando nel 1982 rischiava di dover chiudere i battenti.

La sera della manifestazione Renaud è a cena con degli amici nel suo bristot preferito, la Closerie des Lilas. Non è più chiacchierone del solito, ma gli amici non ci fanno ormai più caso. Durante la cena però confida agli amici la sua emozione nell'aver visto così tante persone nelle strade e aggiunge. "Mi sono sorpreso per la prima volta in vita mia a complimentarmi con i celerini".

Questa idea gli risuona in testa per qualche mese e a maggio 2015 fa scattare qualcosa che i suoi cari non si aspettavano più. "Non ci credevo più perché era arrivato a un punto in cui non riusciva più a scrivere una parola di ringraziamento o una semplice dedica" spiega David, il fratello gemello del cantante.

Dieci anni dopo averlo lasciato, l'ispirazione ritorna e gli permette di rilanciare il processo di scrittura. Nelle parole di Renaud, la giornata storica di gennaio diventa una canzone... " J’ai embrassé un flic" (Ho abbracciato uno sbirro) un'immagine pregnante della manifestazione, un testo pacifico, una dichiarazione di pace che strizza l'occhio alla propria storia, quella di un cantautore ribelle la cui coscienza politica si è forgiata molto presto...

Traduzione parziale dell'introduzione del libro RENAUD Paradis Perdu di Erwan L'Éléouet, 2015

Nous étions des millions
Entre République et Nations
Protestants et catholiques
Musulmans, juifs et laïcs
Sous le regard bienveillant
De quelques miliers de flics
Solidaires avec ceux de Charlie

Et puis j'ai vu défiler
Quelques bandits notoires
Présidents, sous ministres
Et petits rois sans gloire
Et j'ai vu, et j'ai vu
Le long du trottoir un flic
Qui avait l'air sympathique

Alors je l'ai approché
Et j'ai embrassé un flic

J'ai embrassé un flic
Entre Nation et République
J'ai embrassé un flic
Ça change des coups de triques
J'aurais pas cru y'a trente ans
Qu'au lieu de leur balancer
Des pavés à tour de bras
J'en serrerais un contre moi

Car je me suis approché
Oui je me suis approché
Et j'ai embrassé un flic

Nous marchions vers la Nation
Fraternels et pacifiques
Sous le regard bienveillant
De quelques milliers de flics
Et les snipers sur les toits
Nous faisaient avec leurs bras
De grands signes d'amitié
Et de solidarité
Alors pour les remerciers
Et pour la première fois
De ma vie d'anarchiste
J'suis allé embrassé un flic

Oui je me suis approché
Et j'ai embrassé un flic

Oui je me suis approché
Et j'ai embrassé un flic

Oui je me suis approché
Et j'ai embrassé un flic

Oui je me suis approché
Et j'ai embrassé un flic

Contributed by adriana - 2016/4/8 - 15:17



Language: Italian

Versione italiana di Lorenzo Masetti
HO ABBRACCIATO UNO SBIRRO

Eravamo milioni
Tra République e Nations
Protestanti e cattolici
Musulmani, ebrei e laici
Sotto lo sguardo benevolo
di qualche migliaio di sbirri
solidali con quelli di Charlie

E poi ho viso sfilare
Alcuni noti banditi
Presidenti, sottosegretari
e piccoli re senza gloria
e ho visto, ho visto
lungo il marciapiede uno sbirro
che aveva l'aria simpatica

Allora mi sono avvicinato
e ho abbracciato uno sbirro

Ho abbracciato uno sbirro
tra Nation e République
Ho abbracciato uno sbirro
un bel cambiamento dai colpi di manganello
Non ci avrei creduto trent'anni fa
che invece di lanciargli
dei sampietrini a più non posso
avrei stretto a me uno di loro

Perché mi sono avvicinato
sì mi sono avvicinato
e ho abbracciato uno sbirro

Camminavamo verso place de la Nation
Fraterni e pacifici
sotto lo sguardo benevolo
di qualche migliaio di sbirri
e i cecchini sui tetti
ci facevano con le braccia
dei gran segni di amicizia
e di solidarietà
allora per ringraziarli
e per la prima volta
nella mia vita d'anarchico
sono andato ad abbracciare uno sbirro

Sì mi sono avvicinato
e ho abbracciato uno sbirro

Sì mi sono avvicinato
e ho abbracciato uno sbirro

Sì mi sono avvicinato
e ho abbracciato uno sbirro

Sì mi sono avvicinato
e ho abbracciato uno sbirro

2016/4/24 - 21:52


Dajje :)

k - 2016/4/24 - 23:11


" Pensare significa andare oltre le patetiche manifestazioni di solidarietà universale dei giorni che hanno seguito l'evento, culminate, domenica 11 gennaio, nello spettacolo dei grandi nomi della politica mondiale, da Cameron a Lavrov, da Netanyahu ad Abbas, che si stringono la mano - l'ipocrisia tradotta in immagine, se ciò è possibile; o in quello del cittadino anonimo che, al passaggio del corteo parigino sotto le sue finestre, spara a tutto volume l'Inno alla Gioia di Beethoven, ossia l'inno ufficioso dell'Unione Europea, aggiungendo un tocco di kitsch politico alla ripugnante commedia di Putin, Netanyahu e compagnia -i maggiori responsabili del caos in cui siamo precipitati- che procedono sotto braccio. Per quanto io sia decisamente ateo, penso che quest'oscenità fosse troppo perfino per Dio, che si è sentito in dovere di intervenire con una provocazione degna di Charlie Hebdo: mentre François Hollande abbracciava Patrick Pelloux, davanti agli uffici del settimanale, un uccello ha defecato sulla spalla destra del presidente francese, mentre lo staff della rivista tratteneva a stento una risata - una autentica risposta divina del Reale a questo rituale disgustoso. E, in effetti, una vera mossa alla Charlie Hebdo avrebbe potuto consistere nel pubblicare in prima pagina una grande vignetta che sbeffeggiasse l'evento in questione, con caricature di Netanyahu e Abbas, Lavrov e Cameron che si abbracciano e baciano appassionatamente, mentre dietro la schiena affilano i coltelli.

C'è inoltre un tratto dei recenti avvenimenti francesi che sembra essere passato quasi inosservato: oltre agli adesivi e i poster con lo slogan Je suis Charlie, ne circolavano altri con la scritta Je suis flic (sono uno sbirro)! L'unità nazionale celebrata, messa in scena, nei grandi assembramenti pubblici non era dunque solo l'unità popolare di tutti i gruppi etnici, di tutte le classi e di tutte le religioni, ma anche (e, forse, soprattutto) quella tra il popolo e le forze dell'ordine e del controllo. La Francia, fino ad oggi, era l'unica nazione occidentale (che io sappia) in cui i poliziotti fossero costantemente bersagliati da spietate barzellette in cui figurano come individui ottusi e corrotti (una prassi, questa, comune nei paesi ex comunisti). Ora, all'indomani della strage di Charlie Hebdo, la polizia viene applaudita e onorata, abbracciata come una madre protettrice - e non solo la polizia, ma anche le forze speciali, i CRS, contro i quali nel Sessantotto si gridava lo slogan "CRS SS"!), i servizi segreti, l'intero apparato statale della sicurezza. In quest'universo, non c'è spazio per uno Snowden o un Manning; per citare Jacques-Alain Miller: "Il risentimento contro la polizia non è più quel che era, tranne che tra i giovani diseredati di origini arabe o africane. Cosa che di certo non si è mai vista nella storia della Francia".

Ciò a cui si assiste di tanto in tanto, in rari momenti privilegiati, si assiste in tutto il mondo, Francia compresa, è l' estatica "osmosi di un popolo con l'esercito nazionale che ha il compito di proteggerlo dalle aggressioni esterne. Ma cosa dire dell'amore di un popolo per le forze di repressione interna?" La minaccia terrorista è dunque riuscita a ottenere ciò che sembrava impossibile: riconciliare la generazione dei rivoluzionari sessantottini con il suo arci-nemico, in una versione francese del Patriot Act promulgata con l'acclamazione popolare, in modo tale che le persone si offrano spontaneamente al controllo poliziesco. "

Slavoj Žižek - L'Islam e la Modernità (trad. italiana di Carlo Salzani, Ponte Alle Grazie 2015, pp. 7-10)

Riccardo Venturi - 2017/3/5 - 20:32


Forse è ingeneroso verso Renaud che comunque mette in canzoncine come questa anche una buona dose di ironia che non guasta mai, e che è per la seconda volta risalito dagli abissi della depressione, però non posso fare a meno di pensare ai versi del suo maestro Brassens:


Tous ces gâteux, ces avachis,
Ces pauvres sépulcres blanchis
Chancelant dans leur carapace,
On les a vus, c'était hier,
Qui descendaient jeunes et fiers,
Le boulevard du temps qui passe.

Lorenzo - 2017/3/5 - 22:28


Speriamo che non si deprima per la terza volta, sennò quando ci esce di nuovo è la volta buona che abbraccia pure Marine Le Pen. Naturalmente con molta ironia. Salud.

Riccardo Venturi - 2017/3/5 - 23:36


L'abbraccio di Renaud – pure al netto dell'ironia (che c'è) – esprimeva probabilmente soltanto un umanissimo moto di «simpatia», nato dentro una fortissima emozione collettiva. Succede. Ho invece ripensato alle parole di Žižek, quando ho letto sul Corriere di oggi che «siamo tutti sbirri» (don Ciotti). Ecco, magari proprio tutti no.

L.L. - 2017/3/21 - 21:00




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