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Canción de los Izalcos

Pedro Geoffroy Rivas
Langue: espagnol



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[1932]
Versi di Pedro Geoffroy Rivas (1908-1979), poeta salvadoregno, comunista (ma assai critico coi partiti comunisti latinoamericani dell’epoca), a lungo esule. Una delle poche voci che negli anni 30 e 40 si alzarono in difesa di contadini ed indigeni.
Nella sua raccolta intitolata “Para cantar mañana”, pubblicata nel 1935.



Izalco è una cittadina nella provincia di Sonsonate, nell’ovest di El Salvador. Si pensa che il suo nome derivi dall’idioma indigeno Náhuat-Pipil, dove “Itz” sta per ossidiana, “cal” per casa e “co” per luogo, ossia “Posto dalle case di ossidiana”, in relazione alla vicina presenza di un vulcano, anch’esso chiamato Izalco, attivo fino a non molto tempo fa, e quindi alla tipologia delle rocce presenti in quella zona...

Nel 1932 Izalco fu l’epicentro di una grande rivolta contadina e indigena contro i terratenientes, i latifondisti, sostenuti dal dittatore di turno, il militare golpista Maximiliano Hernández Martínez (al potere dal 1931 al 1944).



Gli effetti della grande crisi del 1929 si facevano allora sentire pesantemente in tutto il continente americano (e non solo) ed in El Salvador il crollo del prezzo del caffè aveva messo in ginocchio un sistema economico già fortemente segnato da forti sfruttamento e diseguaglianza. Quando il governo cominciò ad espropriare gli ejidos, le proprietà collettive, in favore dei grandi proprietari, i contadini che abitavano nei territori occidentali corrispondenti al Señorío de Cuzcatlán, l’antica nazione degli indigeni Pipil, si sollevarono contro il Governo. Il 22 gennaio del 1932 migliaia di campesinos, armati soprattutto di machete, attaccarono fattorie e caserme, prendendo il controllo di alcune città. A quella contadina si sommò anche un’insurrezione rivoluzionaria liderata dal Partito comunista.
La reazione fu repentina e brutale: si parla di circa 25.000 persone uccise dall’esercito in poche settimane, tra di esse tutti i capi delle due rivolte, a partire dal cacicco indigeno Feliciano Ama e dal dirigente comunista Agustín Farabundo Martí



Il governo dittatoriale di Maximiliano Hernández Martínez fu il primo di una serie ininterrotta di regimi militari che ebbe fine solo nei primi anni 90 e dopo una sanguinosa guerra civile durata dal 1979 al 1992. Fu durante il confronto armato negli anni 30 che si formarono le cosiddette “guardias blancas”, gruppi armati al soldo dei grandi proprietari, che più tardi si trasformarono negli squadroni della morte anticomunisti che, insieme all’esercito, combatterono l’FMLN, l’organizzazione armata rivoluzionaria intitolata proprio a Farabundo Martí.

Si pensi che nei primi anni 80, il colonnello Roberto D’Aubuisson, fondatore del partito di estrema destra ARENA e ispiratore degli squadroni della morte, iniziò la propria campagna elettorale proprio da Izalco, con lo slogan: "El Salvador será la tumba donde los rojos terminarán"
Hombres de los izalcos
hombres altos y oscuros de las cumbres
sembradores silenciosos que os quedasteis así
con los puños en alto,
en ademán de sacudir el yugo
o de arrojar semillas a los surcos musicales del cielo
Yo cantaré canciones por vosotros

Yo renuevo alegre de vuestra semilla triste y subversiva antihombre de hoy
promesa de hombre para un mañana
a la sombra de vuestro enorme y cálido recuerdo
quiero cantar canciones que digan el milagro del 23 de enero
cuando el volcán izó rojas banderas en sus llamas más altas
y vosotros bajasteis de las cumbres como ríos oscuros desbordados
indómitos como ríos salidos para siempre del cauce doloroso.

Yo cantaré canciones en tu nombre
indio Feliciano Ama
Yo gritaré el poema del corazón inmenso que latía en tu mirada
en tu mirada vieja de siglos
con la que nos miraban nuevamente el abuelo Tutecotzimit (1)
y el tata Tacho Aquino (2)
Yo cantaré la gloria de tu muerte vertical y suspensa.

Hombres de rojo oscuro, de sangre india caída
miradores de auroras lejanas
pulsadores del gran dolor universal
Yo cantaré en mi ardiente canción estremecida
los vuelcos de la angustia
la alegría del grito
la recia sacudida
con que un día rompisteis los cercos del oprobio.

Hombres de los izalcos que dejasteis la tierra
preñada de la roja simiente
surcada por los lentos arados de silencios tremendos
ya llegará la hora del parto milagroso
cuando en peregrinación vayamos a buscar vuestro huesos
para fincar con ellos los cimientos de nuestra nueva vida
para afianzar con ellos las rojas barricadas
para labrar las cachas del corvo justiciero.

Hombres rojos y oscuros de las cumbres
mañana cuando la flor radiosa de los vientos
desparrame por todos los rincones de América
la mazorca simbólica que creció en el sepulcro del negro Farabundo
cuando los hombres nuevos levantemos del polvo vuestro sueño
vosotros los bandidos de hoy
los criminales que erigisteis el soviet de Juavúa (3)
seréis los santos rojos
precursores de nuestra felicidad.

Yo cantaré canciones por vosotros
hombres de los izalcos

(1) Tutecotzimit, nome dell’ultimo sovrano pipil prima della Conquista spagnola.

(2) Anastasio “Tacho” Aquino, leader di un’insurrezione indigena che nel 1833 scoppiò a Santiago Nonualco, nella provincia salvadoregna de La Paz.

(3) Juayúa, cittadina della provincia salvadoregna di Sonsonate, non lontana da Izalco. Fu base di un altro leader di quella rivolta, il contadino comunista Francisco Sánchez detto "Chico", fucilato il 28 gennaio 1932 insieme a centinaia dei suoi compagni.

envoyé par Bernart Bartleby - 2/4/2016 - 23:18




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