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Lu core tosto

Matteo Salvatore
Language: Italian (Pugliese Foggiano)


Matteo Salvatore

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Patrone te la lasse la cunzegn'
(Anonymous)
U sol'o fatte russ'
(Anonymous)
U pane ch'i tessere
(Anonymous)


[1978]
Parole e musica di Matteo Salvatore

“[Nei concerti] La ballata di Teresina era spesso preceduta, come se fungesse da glossa introduttiva, da un altro brano, Lu core tosto, [...] [Matteo Salvatore introduceva il pezzo con un’invettiva/riflessione], accompagnandosi sull’arpeggio degli accordi che compongono il giro sul quale poi eseguiva il testo vero e proprio.
La voce viene modulata a diversi livelli: Matteo Salvatore si adira, si indigna, mette fuori il suo livore anche col turpiloquio, poi passa all’irrisione e allo sberleffo del latino maccheronico di formule liturgiche; infine diventa pacato e lirico nello scolpire duramente lo stato delle cose. I poveri e la Legge sono ancora due mondi che non riescono a toccarsi, problema atavico la cui soluzione sembra essere inaccessibile. L’ultima parte di questo discorso, quella meno estemporanea, la ritroviamo anche sul testo autobiografico “La luna aggira il mondo e voi dormite”, anche se con qualche variazione e con alcuni versi proprio de Lu core tosto
[...]”



“Chi è stato partorito in un certa foggia non può cambiare, non soltanto il proprio destino, ma nean-che il suo modo di essere al mondo; ciò succede tanto al povero diseredato quanto al ricco ed egoista latifondista. Il cuore duro dell’uomo malvagio non può ammorbidirsi, non può modificare la sostanza organica di cui è fatto, neanche se sottoposto alla competenza del dottor Christiaan Barnard che eseguì il primo trapianto di cuore umano il 3 dicembre 1967, come Matteo Salvatore dice con la sua ironia scura (e storpiandone il nome quasi a voler sottolineare l’ inefficienza del grande medico sudafricano in questo contesto) nel racconto introduttivo. E non solo. Neppure le mandibole dei cani randagi, animali affamati e famelici per antonomasia, potrebbero riuscire a mordere quel cuore, un cuore di un’altra specie, elemento pulsante e vitale di ogni creatura, ma anche così crudele, insensibile e disumano, significati racchiusi nella metafora della durezza. I ricchi, i padroni, coloro cui è stata data la possibilità di esercitare il potere su una massa sterminata di consimili che possono soltanto subirlo, questo potere, ebbene questi esseri – sembra dirci Matteo Salvatore – non possono essere classificati e inquadrati all’interno del genere umano. Essi sembrano appartenere ad un insieme distante per intrinseche caratteristiche a quello degli uomini e, probabilmente, anche a quello degli animali; essi sono posti al di fuori della specie umana, non possedendone i tratti distintivi e, forse, neanche anatomici. Tutto il repertorio impegnato di MS formulerà, attraverso una serie innumerevole di esempi e descrizioni, questo preciso concetto sociale e culturale in modo normativo e sistematico. La condizione del povero è conseguenza dello sfruttamento da parte del ricco che è anche colui che al povero sopravvive, è il tosto a morire, è un dannato, è un pesce che scompare sotto l’acqua del mare e si è sempre arricchito alle spalle del povero provocandone lo statuto morale e sociale. Lo dice anche altrove Matteo Salvatore: I pesci si nascondono sotto le foglie morte/ il poveretto sta alla luce de lu sole, e in questa chiarità, spesso crudele, quest’ultimo può soltanto constatare che i suoi tentativi di rivalsa saranno interminabilmente vani, almeno quanto quelli di trattenere l’acqua nel palmo di una mano dopo aver cercato di afferrarla.”

(da “Il segno della violenza e il segno della parola in Matteo Salvatore” di Nicola Contegreco, in “Intrecci. Quaderni di antropologia culturale”, Anno III, n°1)
Lu core tosto, il cuore duro, lu core tosto, quando il cuore è duro è terribile, non si può cambiare, non si può fare il trapianto, niente, nemmeno Bernac, Bernacchia, Bernabé, quillu cazzo di professore americano come cazzo si chiama? Ji nu sacce chiamà… nemmeno lui lo può cambiare perché è troppo tosto. Se lo butti davanti alla porta nemmeno i cani te lo vogliono mangiare.
Stato, status, dominus, dominis subissus, requiem maternus, scat in pacius, ammennus, dicevano i nostri padri.
Lo Stato è da sempre incagliato nelle secche di Eboli.
Lo Stato è da sempre un lupo pietra, non morde perché non ha denti, ma rimane lupo.
E le povere pecorelle meridionali con problemi di cibo, senza pastore, ne hanno paura.
Le stelle della Legge non possono proteggere le stalle.

Lu core nun ce po’ cagnà
Pe chi lu tene toste
Se lu jitte annanza a la porta
Manche li chène ce lu vonne magnà

Lu core nun ce po’ cagnà
Pe chi lu tene toste
Se lu jitte annanza a la porta
Manche li chène ce lu vonne magnà

L’acqua va tutta a lu mère
Lu ricche è nu pesce,
Sott’ a l’acqua scumpère

L’acqua va tutta a lu mère
Lu ricche è nu pesce,
Sott’ a l’acqua scumpère

[voce fuori campo]
per il poveretto...

Quanne l’acqua la vaje a ‘ncappà
Strìgnela mmèna e nènte ce sta

Quanne l’acqua la vaje a ‘ncappà
Strìgnela mmèna e nènte ce sta

Quanne lu ricche lu vu’ vedé
Sta troppe luntène da te e da me

Quanne lu ricche lu vu’ vedé
Sta troppe luntène da te e da me

L’acqua va tutta a lu mère
Lu ricche è nu pesce,
Sott’ a l’acqua scumpère

Chi è cchiù tosto a murì
è lu ricche dannète
Che alle spalle del povero
Ha sempe magnète

Chi è cchiù tosto a murì
è lu ricche dannète
Che alle spalle del povero
Ha sempe magnète

Contributed by Bernart Bartleby - 2015/10/24 - 21:54



Language: Italian

Traduzione italiana dall’articolo di Nicola Contegreco citato nell’introduzione.
IL CUORE DURO

Il cuore non si può cambiare
Per chi ce l’ha duro
Se lo butti davanti alla porta
Neanche i cani lo vogliono mangiare

L’acqua va tutta al mare
Il ricco è un pesce
Sotto l’acqua scompare

[per il poveretto...]

Quando l’acqua la vai ad acchiappare
Stringila in mano e niente ci sta

Quando il ricco lo vuoi vedere
E’ troppo lontano da te e da me

Chi è più duro a morire è il ricco dannato
Che alle spalle del povero ha sempre mangiato.

Contributed by Bernart Bartleby - 2015/10/24 - 22:06




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