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Lavoratori soldati (o Guerra e pace)

Pietro Pizzuto e Pietro Pietrobelli
Lingua: Italiano


Lista delle versioni e commenti


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[1917]
Canzone scritta da Pietro Pizzuto, siciliano di Ficarra (Messina), e Pietro Pietrobelli, veneto di Schio (Vicenza), socialisti antimilitaristi mandati a combattere nella Grande Guerra.
Testo trovato su A – Rivista Anarchica (all’interno di un articolo intitolato “La guerra dei senzapatria” a firma di Gaia Raimondi) e in una ricerca sul processo di Pradamano del 1917 pubblicata su BlogER.



I due, e con loro parecchi altri, non rinunciarono mai alla propaganda antimilitarista, nemmeno quando furono buttati in prima linea, e per giunta nei pericolosissimi reparti di punizione.
All’inizio del 1917 Pizzuto e Pietrobelli diffusero questa loro poesia - da cantarsi sulla melodia di O Gorizia, tu sei maledetta, oppure su quella de Il general Cadorna, oppure ancora di una delle canzoni di Pietro Gori (messinese pure lui come il Pizzuto, guarda caso) - insieme al manifesto della conferenza di Zimmerwald del 1915, “Ai popoli che la guerra uccide”, col quale i socialisti definivano l’Europa come un gigantesco macello di uomini e la guerra come il prodotto dell’imperialismo.
Nel 1917 i due “lavoratori-soldati” furono processati e condannati per disfattismo nel corso del processo di Pradamano, Udine (al proposito si legga “Plotone d'esecuzione. I processi della prima guerra mondiale” di Enzo Forcella e Alberto Monticone, 2008), voluto fortemente dal generale Cadorna e dai vertici militari nel tentativo di attribuire al disfattismo rivoluzionario l’evidente crisi dell’esercito, che di lì a qualche settimana si sarebbe rivelata in tutta la sua gravità a Caporetto.
Ai generali non riuscì di mandare Pizzuto e Pietrobelli (e con loro anche Umberto Fiore, amico e conterraneo di Pizzuto) davanti al plotone di esecuzione, ma le pene detentive furono pesanti (il Fiore fu invece rispedito al fronte, dove fu poi ferito).



Finita la guerra, Pietro Pizzuto partecipò alla nascita del Partito Comunista d’Italia di Antonio Gramsci. Nel 1923 fu arrestato e processato dai fascisti e si fece alcuni anni di confino. Rientrato a Ficarra nel 1929, subì continui controlli, una vera e propria persecuzione. Nel 1942 fu nuovamente arrestato e processato da un Tribunale speciale. Dopo l’8 settembre del 1943 fu liberato dagli angloamericani e divenne partigiano nelle Brigate Garibaldi, partecipando alla liberazione di Roma. Finita anche la seconda guerra, Pizzuto continuò ad essere un esponente del Partito Comunista a Ficarra. Morì nel 1960 a 69 anni.

Di Pietro Pietrobelli (classe 1894) non ho trovato molte notizie, ma pure lui dovette farsi parecchio carcere fascista, considerato che credo sia l’autore di un “Manuale del perfetto carcerato” che nel 1926 lui stesso spedì all’amico Giacinto Menotti Serrati, socialista, antinterventista, giornalista che era stato direttore de L’Avanti!...
Ascoltate o popolo italiano
che della guerra notizia vi dò
e tutti quanti attenzione prestate
che tutti quanti pianger vi fo

La stampa venduta
Di tante menzogne
Ha pieni i suoi fogli
Vi han fatto abbagliar

Di mille fandonie
v'han piena la testa
per meglio portarvi
supini a morir.

Ai vecchi confini
voi tutti correste
gridando a gran voce
vai fuori o stranier.

Ma il vero nemico
dei vostri interessi
con riso satanico
in cuore gioì.

E ancora una volta
le maglie stringeva
di quella catena
che servi vi fa

Il vero nemico
del vostro avvenire
un solo è davvero
il gran capital.

Don din don
Al rombo
Del canon.

inviata da Bernart Bartleby - 30/12/2014 - 15:47


grazie, un contributo molto interessante. segnalo però che la poesia non è cantabile, per questioni di metrica, su nessuno dei canti indicati. A parte il prologo e la chiusura, che appartengono ad altri canti, il canto vero e proprio si presterebbe piuttosto ad essere cantato sull'aria dell'inno di mameli, cosa che potrebbe avere un senso in chiave sarcastica...

ismael bulkington - 17/2/2015 - 10:15


Grazie Ismael Bulkington, in effetti sarebbe stato meglio mi fossi tenuto più sul vago, tipo, "cantata sull'aria di un qualche conosciuto canto anarchico".
Certo se, come tu dici, la melodia fosse stata invece quella del Canto degli Italiani, beh, sarebbe ancora più interessante.
Saluti

Bernart Bartleby - 17/2/2015 - 13:44


Comunico agli interessati che circa un anno fa ho pubblicato un libro "Guerra alla guerra! I socialisti scledensi e vicentini al processo di Pradamano", nel quale ho ricostruito l'intera vicenza, con documenti d'archivio inediti e memoriali degli imputati. Nel libro c'è anche il testo definitivo della canzone, ridenominata "Guerra e pace".

Ugo De Grandis - Schio (VI) - 15/1/2019 - 15:01




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