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Sette Maggio

Dario Fo
Lingua: Italiano


Dario Fo

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[1972]
Dallo spettacolo “Traliccio di Stato. Grottesco tragico sulla morte di Giangiacomo Feltrinelli”, di Lanfranco Binni, Paolo Ciarchi e Vincenzo Vidali. Regia di Dario Fo.
Testo trovato sull’Archivio Franca Rame

Traliccio di Stato

Una canzone – che arbitrariamente ho attribuita a Fo, in realtà frutto di un lavoro collettivo – che racconta della morte accidentale di un editore, Giangiacomo Feltrinelli, il cui corpo dilaniato dall’esplosione di una bomba fu rinvenuto presso un traliccio dell’alta tensione a Segrate, Milano, sette giorni dopo le elezioni politiche che avevano appena riconfermato la DC, e il centrosinistra, al potere, ma con 9 milioni di voti al PCI di Berlinguer.



Dissero che l’editore, l’ex partigiano, il militante di estrema sinistra fosse saltato con l’ordigno che lui stesso stava piazzando (lo dissero anche Curcio e le BR), ma in molti non ci hanno mai creduto: "Giangiacomo Feltrinelli è stato assassinato" gridarono in coro molti intellettuali di allora. E sicuramente Feltrinelli, intellettuale di spicco, imprenditore capace, ricco sfondato e rivoluzionario convinto della necessità della guerriglia armata, era un personaggio anomalo e pertanto scomodo.
E la versione ufficiale della sua morte scatenò quell’ondata di repressione ed arresti che, a pochi giorni dalla chiusura delle elezioni politiche, servì al Potere costituito per ribadire ancora una volta lo status quo…

7 maggio, il baraccone, la gran fiera elettorale
È la festa del padrone che bisogna preparare
Colonnello, ora è il momento
Regolate gli orologi sull’ora di Segrate
È scattata la trappola, sei incastrato!

Da tre anni mi han condannato a morte
Ma ancora non so l’ora dell’esecuzione
È scattata la trappola, sei incastrato!
7 maggio: ho paura, è la festa del padrone
Sono un numero d’attrazione.

Quattro palle un soldo
Un peso cubano,
Una carta falsa
Una microfoto

E il gioco è fatto, fanno la festa a me
Ma cercano di fare la festa a tutto il proletariato
400 gli arresti
Evviva la stampa che mi seppellirà!

Sì, la stampa è mia
Mio il potere
E chi lo tocca muore
Sia uno, siano tanti
Attento operaio, non è
Il millenovecentosessantanove
Firma il contratto
Il mio sistema rende uguali
E fa felice chi ha il potere
E perfino chi non ce l’ha...

inviata da Bernart Bartleby - 28/8/2014 - 10:49




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