Lingua   

Mamita Yunai

Carlos Luis Fallas
Lingua: Spagnolo


Lista delle versioni e commenti


Ti può interessare anche...

The Praties
(Stan Kelly)
La processione della Madonna dei Porci (15 agosto)
(Massimo Volume)
Era bello il mio ragazzo
(Anna Identici)


‎[1940]‎

“Mamita Yunai” è il primo racconto pubblicato dallo scrittore e dirigente ‎comunista costaricense Carlos Luis Fallas, detto “Calufa”‎
‎“Mamita Yunai” è la compagnia multinazionale nordamericana United Fruit Company, una ‎‎“mammina” piuttosto feroce che tra la fine dell’800 ed il 1970, e poi in seguito con il marchio ‎Chiquita, ha fatto il bello e i cattivo tempo in Costa Rica e in ogni angolo del Centro America, il ‎‎“cortile di casa” o, meglio, l’“orto di casa” degli USA.‎



L’imprenditore statunitense Minor Keith si stabilì in Costa Rica nel 1871 e fondò la UFC nel 1899.‎
Il sistema era semplice: la UFC comprava a prezzi stracciati grandi estensioni di terreni fertili, li ‎trasformava in piantagioni di frutta, soprattutto banani, realizzava e gestiva tutte le infrastrutture ‎stradali e ferroviarie per consentire il trasporto della produzione al nord, “incoraggiava” i piccoli ‎proprietari a vendere le loro terre e a diventare contadini dipendenti della multinazionale. Così ‎facendo la UFC esercitò per decenni il monopolio totale sulla produzione di banane, imponendone ‎il prezzo sui mercati, impedendo il sorgere di competitori e piegando governi e regimi locali ai ‎propri desiderata. Naturalmente, dettando legge (nel vero senso dell’espressione, che i governi ‎centroamericani legiferavano quasi solo ad uso e consumo del grosso parassita), la UFC imponeva ‎salari bassissimi e condizioni di lavoro devastanti e impediva la costituzione di organizzazioni ‎sindacali. Quando i braccianti protestavano, il dirigente locale della UFC prendeva il telefono e ‎chiamava il governatore della provincia, il quale mandava la polizia o l’esercito a sedare il ‎malcontento, come nel 1928 in Colombia quando durante il cosiddetto “Masacre de las Bananeras” ‎furono oltre 300 i peones trucidati.‎

chiquita


Nel 1954 in Guatemala il presidente Arbenz, che intendeva nazionalizzare le grandi proprietà e ‎infastidiva la UFC, fu deposto da un golpe militare e da lì cominciarono oltre 40 anni di guerra ‎civile che lasciarono sul terreno 200.000 guatemaltechi, in maggioranza civili inermi, in ‎maggioranza indigeni…‎
A Cuba la UFC controllava la produzione di zucchero ma fu buttata a mare nel 1959 dopo la ‎rivoluzione castrista… E infatti fu la stessa UFC a finanziare in parte l’invasione della Baia dei ‎Porci del 1961, il maldestro tentativo statunitense di strappare di nuovo l’isola ai rivoluzionari…‎
Nel 1970 la UFC si trasformò nella Chiquita Brands International ma non ebbe più l’influenza, anzi, ‎la totale padronanza del Centro America che aveva avuto nella prima metà del 900… Ciò ‎nonostante, i vecchi metodi non furono mai abbandonati, tant’è che solo qualche anno fa la ‎compagnia ha subìto un processo negli USA con l’imputazione di aver finanziato i gruppi ‎paramilitari colombiani che negli anni 80 e 90 hanno fatto strage di sindacalisti e contadini.‎

Mamita Yunai

La canzone che segue è intonata dai “limeros”, i braccianti protagonisti del racconto di Carlos Luis ‎Fallas, in morte di uno di loro, Calero, travolto dalla caduta di un grosso banano in quel “mare ‎orribile e tenebroso”, tutto verde, che è la piantagione … Il racconto è in parte autobiografico, che ‎lo stesso Carlos Luis Fallas, prima di diventare un dirigente del Partido Comunista Costarricense, fu ‎bracciante per la UFC e conosceva e, quindi, sapeva descrivere bene le condizioni miserabili in cui ‎vivevano i lavoratori della multinazionale…
Conozco un mar horrible y tenebroso ‎
donde los barcos del placer no llegan
sólo una nave va, sin rumbo fijo, ‎
es una nave misteriosa y negra. ‎

‎¿Quiénes van ahí, que barco es ese, ‎
sin piloto, sin brújula y sin vela? ‎
Pregunte una vez y el mar me dijo: ‎
son los desheredados de la tierra, ‎
son los hermanos que sin pan ni abrigo ‎
Van a morir entre mis ondas negras.‎

‎¡Dios mío!, grité. ¡Qué tristeza
es penar y vivir en la miseria!
‎¡Yo soy pobre también, echadme al barco!
‎¡Quiero morir entre las ondas negras!‎

inviata da Bernart - 10/5/2013 - 09:49



Lingua: Italiano

Traduzione italiana Meri Lao da “Basta: storia rivoluzionaria dell'America Latina attraverso la ‎canzone”, con alcuni interventi di Bernart .‎
MAMMINA UNITED

Conosco un mare orribile e tenebroso
dove non arrivano le barche del piacere;‎
soltanto una nave va, senza una direzione precisa,‎
è una nave misteriosa e nera.‎

‎“Chi c’è lì? Che barca è quella‎
senza pilota, né bussola, né vela?” ‎
chiesi una volta e il mare mi disse: ‎
‎“Sono i diseredati della terra, ‎
sono i tuoi fratelli che senza pane né riparo ‎
vengono a morire tra le mie onde nere.”‎

‎“Dio mio!”, gridai. “Che tristezza
soffrire e vivere nella miseria!‎
Anch'io sono povero, gettatemi‎ nella barca
voglio morire tra le onde nere!”‎

inviata da Bernart - 10/5/2013 - 11:05




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org