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Il lavoro rende liberi

Meltea Keller
Lingua: Italiano


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[2011]
Testo e Musica di Meltea Keller.
Meltea Keller



"Forse ero esagerata, ma continuamente mi girava in testa la famigeratissima frase in tedesco: Arbeit Macht Frei, il Lavoro Rende Liberi. Per coloro di voi che non lo sanno, era la scritta all'entrata del campo di sterminio di Auschwitz (e non solo di quello).
Mi trovo attualmente in una posizione strana di eterna viaggiatrice, 5 mesi nella mia città in cerca di un lavoro- e rifuggendo allegramente il tempo indeterminato, direi che me la posso cavare, dopotutto sono proprietaria di una casa che da settembre, si spera, mi varrà un doppio affitto. Mi trovo però al crocevia di racconti, di storie di ordinario sfruttamento di giovani talenti della mia generazione, gente che magari ha puntato su professioni (come la mia, o come qualsiasi cosa di artigianale/creativo) per cui arriva il periodo della gavetta in cui va accettato un po’ tutto quello che va, a fine di fare due soldi. Ora, i soldi occorrono. E per questi si fanno ultimamente sacrifici allucinanti, come se si fosse pesantemente tornati indietro rispetto ai diritti per cui negli anni '70 si sono battuti i nostri genitori. Spesse volte, la rinuncia più grossa non è al tempo libero, ma alla propria personalità – cosa gravissima, ho sentito di persone non ben viste nel loro lavoro non perché fossero fannulloni, ma perché non si conformavano al loro ruolo. Non solo, il lato oscuro della faccenda prevede (nella mia esperienza) due grandi categorie di…bah, mortificazioni? modalità di inculamento? Scegliete il termine appropriato a seconda del vostro grado di sopportazione della volgarità. Sto parlando della mafia (prodotto più diffuso in Italia) ed il mobbing (prodotto più diffuso in UK). La cosa tragica, è che ultimamente due o tre racconti di mobbing Londinese (tra cui il mobbing subito da me *in casa*) mi hanno fatto riflettere che forse forse, tutto sommato, preferisco gli ammanicchiolamenti nostrani. Quantomeno, se Tizia Caia viene presa come aiuto regista perché è la figlia di Sempronio Giulio è tutto spudoratamente alla luce del sole, senza quell'ipocrisia tutta londinese del “ma noooo non ho problemi con te, mi piaci così tanto!”.

E certo non brillo di voglia di tornare a Londra. Ma che ci fa una film maker in Italia coi pochi soldi che girano?
Quello che spero vivamente, e metterò tutta l'energia possibile affinché questo non avvenga, è nel processo, di non scordarmi chi sono e quali sono i miei bisogni primari. My Need, con la lettera maiuscola, come scrive Jeff Lyndsay in Dexter. Detta in altre parole (le mie) spero, per me e per altri, che questa situazione non ci svuoti dentro fino a perdere l'anima. Il proprio essere, l'anima di cui parlava Erich Fromm, quella che distingue dall'alienazione. Ecco, questa è la mia prima necessità primaria, prima ancora di fare film o di dire qualcosa attraverso forme artistiche. Ecco perché piuttosto che prendermi un lavoro cazzone a Londra ho deciso di prendermi 6 mesi per gestire la mia nuova casa e riflettere.

Anche perché noi Italiani abbiamo l'eccesso della fannulloneria, ma in UK hanno l'eccesso del lavoro avanti a tutto: alla propria salute psicofisica per prima. Ed è una cosa che non solo non tollero, ma mi fa profondamente schifo il dover spersonalizzarsi in un ruolo e regalare il proprio tempo per una necessità (< i soldi) indotta dalla società, in dettaglio da dinamiche economiche. Perché per gente la cui vita è già vuota questo non costa sforzo. Ma per chi ha necessità (Needs) nella vita, tutto questo costa uno sforzo immane.
Dunque se c'è un consiglio che do a me stessa e do agli altri è: lottate per la vostra anima prima di ogni altra cosa. Cercate sempre di farla franca con stile. Che qualcosa mi dice che sarà sempre più dura e pressante e le strategie di sopravvivenza più azzardate.
“Ma quando il gioco si fa duro…"
Porto una lancetta nella tasca della giacca
che si trasforma in spada quando rubano il mio tempo
Mi han detto che il lavoro dà soddisfazione:
Io l'ho ridetto al guardacessi della stazione…

Venditi al tuo meglio, babe, non andar lontano
e più sei intelligente, meno avrai nella tua mano
Cifre, tette, occhi spenti, disponibilità
paghiamo in respiri la flessibilità…

C'e una cosa che accade ogni giorno a mezzodì
spiegalo al mio stomaco cos'è la libertà
fa lo stesso, compromesso: presto finirà
o qualche dipendenza a caso mi salverà
Certo non è cosi che immaginavo il mio futuro...

E mai come stavolta la paura di morire vivi
quando arriveranno al fuoco sacro dentro me
Perché? Perché? Ho un 'daimon' che muore
perché, perché - la gioventù muore
Cambia le cose o cambierai tu!

Porto una lancetta nella tasca della giacca
e tu mi prendi in giro perché già ti hanno mangiato
Tu l'hai venduta bene per un piatto di lenticchie
e mentre ti spogliano sorridi e infami me
Certo non è cosi che immaginavo il mio futuro...
e mai come stavolta l'ansia di un riparo vero
perché l'anima non prenda il grigio della società
Perché? Perché? Ho un 'daimon' che muore
perché, perché - la gioventù muore...
cambia le cose o cambierai tu!

Mai come stavolta,
mai come stavolta…

inviata da giorgio - 14/5/2012 - 17:29



Lingua: Francese

Version française – LE TRAVAL REND LIBRES – Marco Valdo M.I. – 2012
Chanson italienne – Il lavoro rende liberi – Meltea Keller – 2011
LE TRAVAIL REND LIBRES

Je porte une aiguille dans la poche de ma veste
Qui se transforme en épée quand ils volent mon temps
Ils m'ont dit que le travail donne de la satisfaction:
Je l'ai redit au préposé aux toilettes de la gare...

Vends-toi au mieux, babe, ne vas pas chercher trop loin
Plus tu es intelligente, moins tu auras en main
Chiffres, tettes, yeux éteints, disponibilité
Nous payons en souffle la flexibilité.

Il y a une chose qui arrive chaque jour à midi
Explique-le à mon estomac ce qu'est la liberté
Fais le même compromis: ça finira bientôt
Ou quelque dépendance au hasard me sauvera
Ce n'est certes pas ainsi que j'imaginais mon avenir...

Et jamais comme cette fois la peur de mourir vivants
Quand ils arriveront au feu sacré en moi
Pourquoi? Pourquoi? J'ai un 'daimon' qui meurt
Car, car - la jeunesse meurt
Change les choses ou tu changeras !

Je porte une aiguille dans la poche de la veste
Et toi tu te fous de moi parce qu'ils t'ont déjà mangé
Tu l'as bien vendue pour un plat de lentilles
Et pendant qu'ils te déshabillent tu souris et tu m'injuries
Ce n'est certes pas ainsi que j'imaginais mon avenir...

Et jamais comme cette fois l'angoisse d'un vrai refuge
Pourquoi l'âme ne prend pas le gris de la société
Pourquoi? Pourquoi? J'ai un 'daimon' qui meurt
Car, car - la jeunesse meurt...
Change les choses ou tu changeras !

Jamais comme cette fois,
Jamais comme cette fois...

inviata da Marco Valdo M.I. - 17/5/2012 - 21:33




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