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Dongo

anonimo
Lingua: Italiano


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[1945]
Interpretazione di Fausto Amodei
Album: Michele L. Straniero, Sergio Liberovici (Cantacronache)
Canti della resistenza europea, 1933-1963

dongo


Raccolto in provincia di Como e pubblicato da Michele Luciano Straniero e Anton Virgilio Savona, Canti della resistenza italiana, Rizzoli, Milano, 1985. Il presente testo è stato desunto dal Deposito, ma corretto in base alla versione cantata. In particolare, le diciture "colora stanzetta" e "terribilim mortal", assolutamente prive di senso, sono state restituite alla lezione originale di "colona stanzetta" (= stanzetta rustica, contadina) e "tremendo mortale".

La vicenda della fucilazione del dittatore che aveva imperato per oltre un ventennio sull'Italia non poteva, in un'epoca assolutamente regredita per quanto riguarda le comunicazioni come l'Italia del 1945, che trasmigrare immediatamente in una composizione popolare; e della composizione popolare tradizionale questa ha tutti i crismi. Non è, a rigore, una "canzone partigiana", sebbene le sue posizioni siano chiare, ma una storia cantata nella quale alla figura del tiranno viene concessa una componente umana. E' un documento doppiamente interessantissimo, sia per il suo valore cronachistico molto esatto fin nei particolari (il componimento popolare, in una società regredita alla ruralità e segnata dall'estrema difficoltà del comunicare, fungeva da vero e proprio portatore di notizie in quanto trasmissibile oralmente), sia per il suo riflesso di come il sentire comune percepiva la vicenda di Mussolini. [RV]
Del fu Duce i giornali han narrato
la sua ultima disavventura
che seguì alla fatal sua cattura
e il destin che su lui si compì.

Come fu Mussolini arrestato,
custodito insieme a Claretta,
messo in una colona stanzetta
dove stette all'incirca due dì.

Buia e tetra era quella stanzetta,
ben guardata da due Partigiani
che la sorte avean nelle mani
di chi fu la cagion d'ogni mal.

Lui fu messo insieme a Claretta
per goder tutto quel che doveva,
per goder tutto quel che voleva
dall'Italia il fratel suo carnal.

Nella stanza entrò il giustiziere.
Mussolini vicino era al letto,
fuor dall'orbita gli occhi e nel petto
un tremendo mortale terror.

Il tiranno portava un berretto
della fu guardia repubblichina
e un cappotto color nocciolina,
era un uomo finito di già.

Mussolini ascese al potere
colla forza in quel di già lontano,
ma la forza di ogni italiano
annientò quel crudele oppressor.

Nel vedere il patriota gli ha detto:
"Cosa c'è che venite qui a fare"?
"Ambedue vogliam liberare,
sì davver questa è la libertà".

Mussolini da buon cavaliere,
or quel luogo lui sta per lasciare,
precedenza alla donna vuol dare
ma precederlo lei non lo vuol.

Detto ciò il giustiziere decise
di colpire il tiranno e Claretta.
Sui tiranni alfin la vendetta
sarà sempre tremenda quaggiù.
Sui tiranni alfin la vendetta
sarà sempre tremenda quaggiù.

inviata da Riccardo Venturi - 6/12/2011 - 01:40


ho riascoltato la versione registrata sul disco LP SIGNAL
che è praticamente identica, tranne che alla seconda strofa dice:

dove stette all'incirca tre dì

anziché due come citato nel testo, (e questa è l'unica variante significativa)

gianfranco - 1/12/2014 - 15:02




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