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Deus e o Diabo na terra do sol

Sérgio Ricardo
Lingua: Portoghese


Sérgio Ricardo

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‎[1964]‎
Parole di Glauber Rocha
Musiche di Sérgio Ricardo
Colonna sonora dell’omonimo film di Glauber Rocha, manifesto del “Cinema novo” brasiliano.‎

Deus Diabo Terra Sol
Deus Diabo Terra Sol


Nord-est brasiliano, 1940. Manoel, mandriano sfruttato in una fazenda, sogna di riuscire a ‎raggranellare un gruzzolo per affrancarsi dalla schiavitù e mettere su una fattoria per proprio conto. ‎Ma il ricco “coronel” con cui si mette in affari lo raggira e lo vuole ridurre sul lastrico. Manoel lo ‎uccide e scappa nel sertão con la moglie Rosa, inseguiti da Antonio Das Mortes, spietato cacciatore ‎di taglie al soldo dei latifondisti. Nel deserto Manoel e Rosa incontrano prima un gruppo di ‎contadini diseredati imboniti da un fanatico santone millenarista (il Dio del titolo) e poi, quando ‎Antonio Das Mortes stermina gli invasati ed il loro leader, i due fuggiaschi si aggregano ad un ‎piccolo gruppo di cangaceiros, superstiti della strage della banda di ‎‎Lampião e guidati dal ‎luogotenente di questi, il feroce Corisco (il Diavolo del titolo, che davvero fu il braccio destro del ‎più famoso cangaceiro brasiliano). Ma il cacciatore di taglie avrà ragione anche dell’ultimo ‎cangaceiro (e davvero Corisco venne ucciso due anni dopo di Lampião e Maria Bonita, proprio nel ‎‎1940) e a Manoel e Rosa non resterà che continuare la fuga con l’acquisita consapevolezza che per i ‎poveri non c’è pace, che “se ‎la terra è tonda e se il mare è blu da che mondo è mondo il forte vince e non sei tu” e che ‎‎“così mal diviso il mondo é sbagliato” perchè “la terra deve essere dell'uomo, non ‎di Dio e nemmeno del Diavolo” …‎

“Glauber Rocha fu uno dei piú importanti registi brasiliani. Nato nel ´39, ha ‎vissuto la sua giovinezza in un periodo di grande fervore culturale e ideologico, dovuto anche alla ‎forte politica di sviluppo voluta dall´allora presidente Kubitschek. A vent´anni trova nel cinema la ‎sua espressione artistica e dirige il suo primo cortometraggio. Glauber ha un vulcano in testa, sua ‎madre racconta che usava allo stesso tempo due macchina da scrivere. Nel ´64, termina il suo ‎secondo film, sua opera prima e rivoluzionaria ‎‎"Deus e o Diabo na Terra do ‎Sol". Venti giorni dopo con un colpo do stato viene instaurata la dittatura militare, che ‎tardivamente cerca di proibire che il film venga proiettato al festival di Cannes dello stesso anno. Il ‎film vuole anche essere simbolo del "Cinema Novo", inteso come movimento culturale che vuole ‎staccarsi dei canoni del cinema americano per gettare lo sguardo verso il neo-realismo italiano e la ‎novelle-vague francese, cercando di creare peró un´estetica propria, definita dal proprio Glauber nel ‎suo manifesto lanciato a Genova nel '65.‎

"Estetica della fame" é il titolo di tale manifesto fondamentale per capire l'opera di ‎Glauber. In esso, si rivendica una visione dei problemi del terzo mondo, cercando di evidenziare ‎come il terzo mondo sia incapace di far sentire i suoi veri problemi, travestendo la veritá in un falso ‎esotismo e di come i paesi civilizzati siano incapaci di vedere la miseria terzomondista come un ‎sintomo tragico, ma solo come dato di fatto, visto con uno sguardo pietoso. Questa situazione ‎dell'arte, tende inevitabilmente a influenzare la politica. La cultura “civilizzata” guarda all´America ‎Latina per soddisfare la sua nostalgia di primitivismo. Il forte condizionamento colonialista porta la ‎cultura dei paesi in via di sviluppo ad un´estetica della miseria che stimola solo l´umanitarismo dei ‎colonizzatori. "Qua risiede la tragica originalitá del Cinema Nuovo in rapporto al cinema ‎mondiale: la nostra originalitá é la nostra fame e la nostra maggior miseria é che questa fame, ‎essendo sentita , non é capita." Questa tragica miseria vuole quindi opporsi a quella falsa ‎estetica borghese che nasconde la vera realtá delle cose, chiamata da Glauber, "cinema ‎digestivo" che per l'europeo diventa "uno strano surrealismo tropicale e per il brasiliano ‎una vergogna nazionale". Questa dialettica non puó che sfociare nella piú nobile ‎manifestazione della fame: la cultura della violenza. "Per il Cinema Novo il comportamento ‎giusto di un affamato é la violenza, e la violenza di un affamato non é primitiva, ma ‎rivoluzionaria."

Purtroppo molte cose sopraddette sono ancora di grande attualitá; basta accendere la televisione ‎brasiliana e assistere alle telenovelas spazzatura che ritraggono solo la vita alto-borghese di quel 5% ‎della popolazione che ha in mano il 50% della ricchezza nazionale…. Oppure chiedere a chiunque ‎qual’é la prima cosa che gli viene in mente quando sente la parola Brasile: culi abbronzati, spiagge ‎con acque cristalline, noci di cocco, calcio, carnevale, "garota de ipanema"...‎
‎ (Dalla recensione di Macaco su ‎‎Debaser)
I

Anunciando ao público, marcante e lento:

Vou contar uma história
Na verdade e imaginação
Abra bem os meus olhos
Pra enxergar com atenção
É coisa de Deus e Diabo
Lá nos confins do sertão

Narrativo, lento:

Manuel e rosa
Vivia no sertão
Trabalhando a terra
Com as própria mão
Até que um dia -pelo sim pelo não-
Entrou na vida deles
O santo Sebastião
Trazia a bondade nos olhos
Jesus Cristo no coração

Agitado, na feira:

Sebastião nasceu do fogo
No mês de fevereiro
Anunciando que a desgraça
Ía queimar o mundo inteiro
Mas que ele podia salvar
Quem seguisse os passos dele
Que era santo e milagreiro
Que era santo
Que era santo
Que era santo e milagreiro

Fúnebre, triste, lento:

Meu filho, tua mãe morreu
Num foi da morte de Deus
Foi de briga no sertão, meu filho
Dos tiro que o jagunço deu

II

Lento, dramático:

Jurando em dez estrelas
Sem santo Padroeiro
Antonio das mortes
Matador de cangaceiro
Matador de cangaceiro!
Matador, matador
Matador de cangaceiro!

III

Narrativo, despertando, anunciando:

Da morte do monte Santo
Sobrou Manuel Vaqueiro
Por piedade de Antonio
Matador de cangaceiro
A estória continua
Preste lá mais atenção
Andou Manuel e Rosa
Pelas veredas do sertão
Até que um dia -pelo sim pelo não-
Entrou na vida deles
Corisco o diabo de Lampião

IV

Narrativo, triste, evocado da morte:

Lampião e Maria Bonita
Pensava que nunca
Que nunca morria
Morreram na boca da noite
Maria Bonita
Ao romper do dia

V

Trágico, anunciando desgraças:

Andando com remorso
Sem santo Padroeiro
Volta Antonio das Mortes
La ia la ii
Vem procurando noite e dia
La ia la ii
Corisco de São Jorge
La ia la ii

VI

Anunciando o final trágico:

Procurou pelo sertão
Todo o mês de fevereiro
O Dragão da Maldade
Contra o santo Guerreiro
Procura Antonio das Mortes
Procura Antonio das Mortes
Todo o mês de fevereiro

VII

Em diálogo, feroz, ritmo de luta:

‎- Se entrega Corisco!
‎- Eu não me entrego não!!!
Eu não sou passarinho
Pra viver lá na prisão
‎- Se entrega Corisco!
‎- Eu não me entrego não!!!
Não me entrego ao tenente
Não me entrego ao capitão
Eu me entrego só na morte
De parabelo na mão
‎- Se entrega Corisco!
‎- Eu não me entrego não!!!

VIII

Vivaz, alegre

Farrea, farrea povo
Farrea até o sol raiar
Mataram Corisco
Balearam Dadá ‎
Mataram Corisco
Balearam Dadá ‎
O sertão vai virá mar
E o mar virá sertão

Tá contada a minha estória
Verdade e imaginação
Espero que o sinhô
Tenha tirado uma lição
Que assim mal dividido
Esse mundo anda errado
Que a terra é do homem
Num é de Deus nem do Diabo
Que a terra é do homem
Num é de Deus nem do Diabo

inviata da Bartleby - 6/10/2011 - 15:57




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