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È la domenica il giorno del signore

I Gufi
Language: Italian


I Gufi

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Related Songs

Oh! It's A Lovely War!
(John P. Long & Maurice Scott)
Non spingete, scappiamo anche noi
(I Gufi)
La guerra per amore
(I Gufi)


[1967]
Album “Non so, non ho visto, se c'ero dormivo”
Parole di Luigi Lunari
Musica di Lino Patruno

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La la la la la la la la la la
la la la la la la la la la la

È la domenica il giorno del Signore,
è la domenica il giorno dell'amore;
tutti ben rasati con su gli abiti belli
è d'obbligo sentirsi tutti un po' fratelli.
E tutti andiamo in chiesa
a pregare Iddio,
ma tu ti preghi il tuo
ed io mi prego il mio.
La la la la la la la la la la
la la la la la la la la la la

Verso le sei c'è il Dio delle vecchiette,
a mezzogiorno quello dell'élite
con le belle signore che sfoggiano toilette
e accessori strani comprati alla boutique,
e che fanno a gara per arrivare a pelo
tanto poi la messa comincia col Vangelo.
La la la la la la la la la
la la la la la la la la la la la

È inutile arrivare molto prima
con quel che c'è da fare la mattina;
e poi s'è fatto tardi il sabato sera
marito, amici, amante, night club,
salotto e balera.
E tutti andiamo in chiesa
a pregare Iddio,
ma tu ti preghi il tuo
ed io mi prego il mio.
La la la la la la la la la la
la la la la la la la la la la

Ce lo facciam secondo i nostri gusti
e gli diciamo cosa deve fare,
e poi chi deve assolvere
chi deve condannare
perché questo mondo
sia sempre più rotondo
sia libero e felice
sia ricco e sempre in pace
e soprattutto poi
sia come fa comodo a noi.
La la la la la la la la la la
la la la la la la la la la la
La la la la la la la la la la…

Contributed by Bartleby - 2011/6/8 - 11:44



Language: French

Version française – LE JOUR DU SEIGNEUR, C'EST LE DIMANCHE – Marco Valdo M.I. – 2012
Chanson italienne – È la domenica il giorno del signore – I Gufi – 1967
Paroles de Luigi Lunari – Musique de Lino Patruno
LE JOUR DU SEIGNEUR, C'EST LE DIMANCHE

La la la la la la la la la la
La la la la la la la la la la

Le jour du Seigneur, c'est le dimanche
Le jour de l'amour, c'est le dimanche
Tous bien rasés dans nos beaux habits
Tous un peu frères en Jésus-Christ.
Et tous nous allons à l'église
Prier Dieu,
Mais tu pries le tien
Et moi je prie le mien.
La la la la la la la la la la
La la la la la la la la la la

À six heures, c'est le Dieu des petites vieilles,
À midi, celui de l'élite
Les belles dames étalent leurs toilettes
Et d'étranges accessoires achetés à la boutique,
Elles courent pour arriver pile poil
La messe commence avec l'Évangile.
La la la la la la la la la la
La la la la la la la la la la

Il est inutile d'arriver en avance
Avec ce qu'il y a à faire le matin;
Et puis, le samedi soir, après le turbin
Mari, amis, amant, night club, salon et danse.
Et tous nous allons à l'église
Prier Dieu,
Mais tu pries le tien
Et moi je prie le mien.
La la la la la la la la la la
La la la la la la la la la la

Nous vivons à notre manière,
Nous dictons ce qu'il faut faire,
Et puis qui on doit acquitter
Et qui on doit condamner
Pour que ce monde tourne mieux
Soit libre et heureux
Soit riche et toujours en paix
Et surtout ce qu'on veut
Comme ça nous plaît.

La la la la la la la la la la
La la la la la la la la la la
La la la la la la la la la la ...

Contributed by Marco Valdo M.I. - 2012/7/19 - 10:17


L’idea di “Non so, non ho visto, se c'ero dormivo” è nata in me nel 1963 quando vidi in Inghilterra uno straordinario spettacolo di Joan Littlewood, intitolato “Oh, What A Lovely War!” che raccontava la Prima Guerra Mondiale, La chiave del racconto era di denuncia sarcastica, ma – dopo quello che si era visto nella Seconda – vagamente nostalgica di un modo d’essere ancora umano della guerra: Oh, what a lovely war, appunto. Ho tradotto quel testo in italiano (cfr. Sipario n. 212, dicembre 1963), e in Italia fu messo in scena da Paolo Stoppa e Rina Morelli; con esito modesto dato che la guerra era narrata da un punto di vista inglese, riguardava essenzialmente il “fronte occidentale”, e nulla aveva a che fare con il Piave, Caporetto, Trento e Trieste, il Re soldato e il generale “Firmato Cadorna“. Sulle prime ne ho meditato – sempre ’14-’18 – un’ambientazione italiana, ma a poco a poco sono scivolato in una ricerca che mi ha portato a identificare come più significativo e utile il periodo della Reistenza e della Liberazione. Devo comunque a “Oh what a lovely war” l’idea di questo “cabaret storico” e varie tecniche di racconto che vi sono utilizzate.

Non ricordo se qualcosa di What a Lovely War è stato da ne utilizzato anche per Non spingete, scappiamo anche noi. Era Natale, però, ne ha tutta l’aria.

precisazione ricevuta da Luigi Lunari via mail - 2014/2/2 - 20:33




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