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GUILLAUME SEZNEC: [5] Le Bagne

Tri Yann
Lingua: Francese


Lista delle versioni e commenti



[1995]
Dall’album « Portraits »
Canzone popolare bretone
Arrangiamento : Tri Yann 4

From the album "Portraits"
Breton Folksong
Arrangement: Tri Yann 4



Una rarissima foto di Seznec al bagno penale della Cajenna.
Una rarissima foto di Seznec al bagno penale della Cajenna.
Come il Rodolfo Foscati della ballata toscana, al bagno Guillaume Seznec cessa di essere tale e diviene un numero. Il 107 Rodolfo Foscati, il 49302 per Seznec. Ed è precisamente all’Affare Dreyfus che riporta questa canzone popolare nata in Bretagna negli anni ’30, durante la durissima detenzione di Guillaume Seznec, quando già in Bretagna e in tutta la Francia si era formato un movimento di opinione che lottava per la liberazione del condannato e per la revisione del processo-farsa basato sul niente. Una canzone in cui appaiono nella loro più terribile chiarezza le disumane condizioni in cui la Repubblica Francese teneva dei suoi cittadini che pure si erano macchiati di crimini, naturalmente ammesso che fossero effettivamente colpevoli. Guillaume Seznec fu uno degli ultimi deportati alla Cajenna e alle « Isole della Salvezza », e non è esagerato affermare che fu proprio la sua vicenda a far prendere al governo francese la decisione di chiudere progressivamente il famigerato bagno penale a partire dal 1938, cosa che poi non avvenne con la guerra ed il regime fascista collaborazionista di Pétain. Seznec rimase in Guyana a scontare la sua pena in condizioni disumane; durante la detenzione, oltre alla moglie Marie-Jeanne, Guillaume Seznec perde la madre, Marie-Anne, e una giovane figlia, Marie morta a soli 21 anni, nel 1930, dopo che si era fatta suora carmelitana per andare ad aiutare i lebbrosi di un bagno penale (per sentirsi idealmente vicina a suo padre).

La sventura di Guillaume Seznec ha delle ripercussioni terribili anche sulla sua famiglia. Su richiesta del ministero della Giustizia, un avvocato di Morlaix stila un bilancio finanziario della famiglia Seznec. Il saldo è positivo : 140.000 franchi. Viene quindi ordinata la vendita forzata di tutti i beni, e Marie-Jeanne e i suoi figli si ritrovano spogliati di tutto, in povertà. Da una relativa agiatezza, la famiglia si ritrova sulla strada, rifiutata da tutti ; la donna deve accettare i lavori più umili e precari ; i bambini sono sistemati presso altre famiglie. Nonostante tutto questo, Marie-Jeanne ha un temperamento combattente, e fin da subito comincia a richiedere la revisione del processo.

Nel gennaio del 1925 Guillaume Seznec viene trasferito sull’isola di Ré, al bagno di Saint Martin. E’ da là che partono i deportati, due volte all’anno. Le condizioni di vita sono spaventose. Marie-Jeanne e Guillaume si scrivono molto spesso, ma numerose lettere vengono censurate e non recapitate dall’amministrazione penitenziaria. Dopo oltre due anni di detenzione a Saint-Martin-de-Ré, la data per la partenza di Guillaume Seznec per la Guyana viene fissata al 7 aprile 1927.

La Martinière.
La Martinière.
Il lungo viaggio per mare viene effettuato dalla nave-cellulare « La Martinière ». Per raggiungere Saint-Laurent-du-Maroni ci vogliono tre settimane, durante le quali oltre seicento prigionieri vengono ammassati come bestie in delle gabbie, in mezzo a odori spaventosi, alla promiscuità, al racket, a violenze di ogni genere. Siamo ventisette anni dopo l’inizio del XX secolo, in uno stato che pretende di avere come valori fondanti la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza.

All’arrivo a Saint-Laurent, sul fiume Maroni, in piena foresta amazzonica, i deportati sono attesi in primis da una schiera di terribili malattie tropicali, come la malaria e la lebbra. I nuovi arrivati vengono fatti entrare nel Campo, dove il direttore del Bagno li « accoglie » annunciando loro il durissimo regolamento. All’occorrenza, il « Tribunal Maritime Spécial » può condannarli ad essere rinchiusi in isolamento, nella totale oscurità, per un periodo che può arrivare a cinque anni ; oppure ordinare la condanna a morte, per la quale funge da boia un volontario tra i forzati.

A Guillaume Seznec viene attribuito il numero di matricola 49 302. Tra i primi lavori che gli vengono imposti, quello di ripulire un fossato melmoso, e poi di spaccare legna. Le condizioni di vita sono indescrivibili : un clima malsano, caldissimo e umido, con un sole ardente e piogge torrenziali ; i guardiani (« chaouchs ») usano una brutale violenza sui condannati e sono in gran parte dediti all’alcool. Tra i forzati stessi regnano il terrore e la legge del più forte.

Guillaume Seznec medita di evadere, e comincia a studiare e mettere in atto un progetto. Ma viene scoperto. Il 26 novembre 1928 compare dinanzi al « Tribunal Maritime Spécial », che lo condanna ad essere deportato del « bagno dei bagni », le Isole della Salvezza (Îles du Salut), tre minuscoli isolotti che formano un piccolo arcipelago al largo di Kourou. Da quelle isole è impossibile evadere : le acque circostanti sono battute da correnti fortissime, e infestate di squali. Seznec viene dapprima deportato nella maggiore delle isole della Salute, l’Isola Reale (Île Royale). Non si dà per vinto, e continua a studiare progetti di evasione e a fare dei preparativi ; ma, sfortunatamente, viene di nuovo scoperto e deve comparire di nuovo davanti al TMS. Nonostante il suo comportamento, a detta di tutti esemplare, Guillaume Seznec è condannato a cinque anni di isolamento nell’isola di Saint-Joseph, la stessa dove era stato rinchiuso Dreyfus. Là dovrà vivere rinchiuso in permanenza in una cella di ferro di sei metri di lunghezza per due di larghezza, nella quasi totale oscurità e sorvegliato dall’alto dai guardiani. E’ di regola il silenzio assoluto. La sola uscita avviene una volta al mese : il condannato deve far passare la testa attraverso uno sportello, per farsela rasare. In queste condizioni, si esce di là morti, pazzi o, nella migliore delle ipotesi, spezzati dentro.

Lo stato di salute di Guillaume Seznec si fa catastrofico. Il medico del bagno, fortunatamente, se ne accorge e intercede in suo favore. Dopo sei mesi di quell’atroce regime, ottiene che la punizione sia annullata. Il giorno stesso della sua liberazione, Seznec viene informato della morte della moglie (14 maggio 1931), e fatto tornare all’Isola Reale.

Passano gli anni, anni durissimi. Nel 1938, il governo del Fronte Popolare fa finalmente votare una legge che prevede la soppressione del Bagno penale della Guyana, un’istituzione indegna di un paese che si vuole civile. Viene comunicato a Seznec che la sua pena è stata appena commutata in vent’anni di bagno ; ma, come estrema beffa, il provvedimento non è considerato retroattivo, e i vent’anni cominciano quindi a decorrere dal 1938. Il termine della pena è quindi previsto per il 1958, quando Guillaume Seznec avrà ottant’anni.

Sotto l’occupazione e il governo di Vichy, le condizioni di vita in Guyana si fanno ancora più terribili. Nel 1943/44, l’arrivo degli americani e di un’amministrazione gaullista riportano delle condizioni migliori.

Just like Rodolfo Foscati in a folk ballad from Tuscany, the prisoner Guillaume Seznec ceases to be a person and becomes a number: 107 for Rodolfo Foscati, 49302 for Seznec. This folksong, which originated in Brittany in the 30’s, right during Seznec’s terrible years of inprisonment in Cayenne (and when a vast movement for the prisoner’s release and for the review of his farce trial had already been developing in Brittany and in all of France), definitely echoes the Dreyfus affair. A song describing clearly, and even in details, the inhumane life conditions which the French state imposed on a number of its citizens, provided they were really guilty of the crimes for which they were convicted. Guillaume Seznec was one of the last convicts in the penal colony of Cayenne and the Islands of Salvation, and it would be no exaggeration to say that his case contributed much to the French government’s decision of gradually closing that ill-famed penal colony from 1938 onwards. But this was delayed by the War, and by marshall Pétain’s fascist regime. Seznec remains there to serve his lifetime term in terrible conditions. During the period of his convictment, he loses his wife, Marie-Jeanne, his mother, Marie-Anne, and a young daughter, Marie, who died at only 21, 1930, after having taken the veil in a Carmelite convent to help the lepers of a penal colony, feeling this way ideally closer to his father.

Guillaume Seznec’s mishaps have terrible repercussions also on his family. A lawyer from Morlaix is officially requested by the Ministry of Justice to draw up a financial report of the Seznec family, which proves positive : 140,000 francs. Compulsory sale of all property of the family is thus ordered. Marie-Jeanne and her children are on the rocks : relative comfort turns suddenly into poverty, the family is turned out of house and home and the mother is obliged to accept the humblest jobs ; the children are placed in other families. Despite of all this, Marie-Jeanne’s fighting spirit prevails and requests for rehearing of the case start accumulating.

In January of 1925, Guillaume Seznec is imprisoned in the penal colony of Saint Martin, on the island of Ré. This jail is kind of a transit port for Guyana convicts waiting for departure twice a year. Life conditions are abominable. Marie-Jeanne and Guillaume exchange letters very often, but a number of letters are censored, and thus not delivered, by the penitentiary direction. After two years and a half, Guillaume’s departure from Saint-Martin-de-Ré is scheduled for 7 April, 1927.

The long voyage is carried out by the prison ship « La Martinière » and takes three weeks from Saint-Martin-de-Ré to Saint-Laurent-du-Maroni. Three weeks, during which over six hundred prisoners live intermingled in cages like animals, all among the most horrible smells imaginable, racketeering and violence. This did happen twenty seven years after beginning of the 20th century, in a State proclaiming liberty, equality and brotherhood as its basic values.

On their arrival to Saint-Laurent-du-Maroni, by the Maroni river, and in the very heart of the Amazonian jungle, the convicts are welcomed by a series of terrible tropical diseases, like malaria or leprosy. The newcomers are then let in into the Colony camp, where the prison governor « greets » them by explaining the camp rules. In case of need, the « Tribunal Maritime Spécial » may order that any convict be placed in solitary confinement, in total darkness, for a period which up to five years, or sentence him to death. In this case, an executioner is appointed from among the other convicts.

Guillaume Seznec is given matriculation number 49302. He is first imposed with the task of cleaning a slimy ditch, and then of gathering and splitting wood. Life conditions in the camp cannot be described adequately : an unhealthy climate, damp and very hot, with raging sunrays and torrential rains ; the camp watchers (« chaouchs ») are brutally violent to the prisoners and are in most cases addicted to alcohol. Terror and the jungle law reign among the convicts themselves.

Guillaume Seznec considers escaping and starts working out a plan ; but he is discovered. On 26 November, 1928, he appears before the « Tribunal Maritime Spécial and is sentenced to convinctment in the « bagne des bagnes », the Islands of Salvation (Îles du Salut), three small islands forming an archipelago off Kourou. Escape is simply impossible : the surrounding waters are constantly troubled by powerful currents, and infested with sharks. First, Seznec is convicted into the biggest island of the three, Royal Island (Îles Royale). He does not give in, and keeps on working out escape plans and preparations ; but he is discovered again, and must appear again before the TMS. Despite of his behaviour, exemplary by all accounts, Guillaume Seznec is sentenced to five years’ solitary confinement in the Island of St. Joseph, the same island where Dreyfus had been confined. There he was to live in an iron cage fifteen feet long by six feet broad, in almost total darkness and watched from above by the « Chaouchs ». The strictest silence is the rule. Only once a month is the prisoner allowed to put his nose out of the cage, by letting his head through an opening in the door so that he may be shaved. In these conditions, a prisoner may only expect to leave the cage dead, mad or, at least, broken inside.

Guillaume Seznec’s health is getting worse and worse. Happily enough, the penal colony doctor becomes aware of it and pleads for the prisoner. Six months later, the cruel punishment is interrupted and the prisoner is released. The very same day of his release, Seznec learns the news of his beloved wife’s death and is sent back to the Royal Island.

Hardest time goes by. In 1938, the Popular Front government approves a law providing for gradual elimination of the Guyana penal colony, an institution unworthy of a so-called civilized nation. Senzec is informed that his penalty has been commuted to twenty years’ penal servitude, but, as an insult added to injury, this decision is not stated to be retroactive, and the new penalty becomes effective as from 1938. The term is due to expire in 1958, when Guillaume Seznec will be eighty years old.

Under the German occupation and the Vichy government, life conditions in the Guyana penal colony become still more terrible. In 1943/44 better conditions are granted by the US Forces and by De Gaulle’s free government.
Sept avril, quittant Saint-Martin,
Six cents nous sommes embarqués sur La Martinière,
Fers et cages pour fauves humains,
Dans trois semaines c’est la Guyane et l’oubli.

Pour bonjour, Prével nous a dit :
C’est pas l’enfer mais c’est déjà le purgatoire,
Que morts vous ne sortirez d’ici,
Que morts ou pire, pour les Îles du Salut.

Les Chaoucs de nous mettre nus,
Zébrés de rouge et blanc zébrés et fer et flammes,
Flammes et fers, ici tu n’es plus,
Pauvre Guillaume, que 49302.

Oiseau des Caraïbes bleu,
Va dire à mes enfants ma mère et Marie-Jeanne,
Va t’en dire : ma foi est en eux,
Justice veux, ne veux ni grâce ni pardon.

J’ai nouvelle sur un nuage blanc :
Guillaume, un juge un écrivain les bretons lèvent ;
J’ai nouvelle sur un nuage gris :
A la Royale on te condamne pour dix ans.

J’ai nouvelle sur un nuage sang :
Quel l’on te jette à Saint-Joseph, bagne du bagne ;
J’ai nouvelle sur un nuage noir :
Ta mère ta fille et Marie-Jeanne n’ont plus vie.

inviata da Riccardo Venturi - 3/12/2005 - 19:53




Lingua: Italiano

Versione italiana di Riccardo Venturi
4 dicembre 2005
IL BAGNO

Sette aprile. Siamo partiti da Saint-Martin
in settecento, imbarcati sulla « Martinière ».
Ferri e gabbie per bestie umane,
fra tre settimane sarà la Guyana, e l’oblio.

Prével [*] ci ha salutati, dicendoci :
Non è l’inferno, ma è già il purgatorio,
ché di qui non uscirete che morti,
che morti, o peggio, per le Isole della Salvezza.

Gli « chaoucs » [**] ci hanno spogliati
e rivestiti a strisce bianche e nere, a ferri e fiamme,
fiamme e ferri, e qui non sei più,
povero Guillaume, che il 49302.

Uccello azzurro dei Caraibi,
vai a dire ai miei figli, a mia madre e a Marie-Jeanne,
vai a dire che ho fiducia in loro,
io voglio giustizia, e non grazia o perdono.

Mi porta notizie una nuvola bianca :
Guillaume, un giudice [***], uno scrittore e i bretoni insorgono ;
Mi porta notizie una nuvola grigia :
Sei condannato a dieci anni di Isola Reale. [****]

Mi porta notizie una nuvola rosso sangue :
Sarai gettato a Saint-Joseph, il peggiore dei bagni ;
Mi porta notizie una nuvola nera :
Tua madre, tua figlia e Marie-Jeanne sono morte.
[*] Il colonnello Prével era il direttore sia del bagno di Saint-Martin-de-Ré, prigione "di transito" per i deportati in Guyana (in realtà la permanenza prima della partenza, come proprio nel caso di Seznec, poteva durare anni), sia dell'amministrazione dei bagni della Guyana. Sul bagno di Saint-Martin-de-Ré si veda questa pagina.

[**] Gli "chaoucs" (o "chaouchs") erano propriamente, nelle colonie francesi (specialmente africane) gli uscieri dei luoghi pubblici. Così passarono ad essere chiamati anche i guardiani dei bagni penali.

[***] Si tratta del giudice Victor Hervé, come specificato nell'Introduzione. Lo "scrittore" è probabilmente il giornalista Petitcolas.

[****] L'Ile Royale (Isola Reale), una delle "Isole della Salvezza" dove anche fu rinchiuso Dreyfus.

4/12/2005 - 00:20




Lingua: Inglese

English Version by Riccardo Venturi
December 13, 2005
THE PENAL COLONY

The seventh day of April. We left St. Martin,
seven hundred convicts on the « Martinière ».
Cages and chains for human beasts,
three weeks more, and we’ll be forgotten in Guyana.

Monsieur Prével greeted us with these words :
You aren’t in hell, yet you are in purgatory
for you won’t leave from here but dead,
or much worse, for the Islands of Salvation.

The « Chaoucs » have had us undressed,
and then dressed in white and black stripes, chains and flames,
chain and glames, and here you are nothing more,
poor Guillaume, than number 49302.

Blue bird of the Caribbean,
fly and tell my children, my mother and Marie-Jeanne,
fly and tell them that I trust them,
I want justice, not pardon.

A white cloud brings me news :
Guillaume, a judge, a writer and the Bretons are rising up.
A grey cloud brings me news :
You have been sentenced to ten years’ Royal Island convictment.

A blood-red cloud brings me news :
You will be cast in St. Joseph, the worst prison of all.
A black cloud brings me news :
Your mother, your daughter and Marie-Jeanne are dead.
[*] Colonel Prével was the governor both of Saint-Martin-de Ré « temporary jail » for Guyana convicts (as a matter of fact, a prisoner could wait there for years, as in the case of Guillaume Seznec) and of Guyana penal colonies. See the following page on Saint-Martin-de-Ré penal colony.

[**]Properly speaking, the « chaoucs » (or « chaouchs ») were, in French colonies, the ushers of civil service departments, but this word acquired the meaning of a penal colony guard.

[***]Reference is to judge Victor Hervé, as specified in the Introduction. The « writer » is probably the journalist Petitcolas.

[****]The Royal Island (Ile Royale), one of the « Salvation Islands » where also Dreyfus was kept prisoner.

13/12/2005 - 11:40




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