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Rumore di niente

Francesco De Gregori
Language: Italian


Francesco De Gregori

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(Francesco De Gregori)
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(Bob Dylan)
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(1992)

Dall'album Canzoni d'amore.

ANALISI E COMMENTO di Antonio Piccolo

Antonio Piccolo, diplomato con il massimo dei voti al Liceo Classico "Antonio Genovesi" di Napoli, ha scritto per la maturità un'interessante tesina (poi diventata libro) dove si analizzano i nessi fra l'opera del cantautore Francesco De Gregori e la Storia e, in particolare, i nessi di alcune canzoni della sua opera con alcuni periodi storici.

Contro il neonazismo
di Antonio Piccolo
tratto dal libro "La storia siamo noi"

A causa della pubblicazione de "La Storia siamo noi" riportiamo solo alcuni brani dell'analisi di Antonio


Il pericolo della perdita della memoria storica: questo l’argomento di Rumore di niente, che cerca l’aiuto di chi è stato testimone delle tragedie di ieri (“babbo”) per rialimentare la coscienza storica dell’oggi.

[...]

L’io lirico si rivolge ad un tu ignoto, che ci può fare immaginare diversi interlocutori: potrebbe essere il figlio che si rivolge al padre o un dialogo fra padre (vv.1-14 e 25-32) e figlio (vv.15-24 e 33-42). Più probabilmente, si tratta di un dialogo interiore di De Gregori stesso, un dialogo fra due entità che convivono in maniera instabile: la speranza forse irrealizzabile di un futuro migliore e la minaccia più concreta di un disastro.

In mezzo all’umanità immersa nella sua competizione con dio e troppo poco interessata alla memoria del passato, ritornano a galla le vecchie malattie dell’Europa. Persino il “vecchio serpente” del nazismo può tornare fresco “appena uscito da un uovo”, persino Hitler l’“imbianchino” può tornare “vestito di nuovo”.

La canzone, perciò, pur avendo uno specifico riferimento al nazismo, vuole essere universale ed attuale.

[...]

Questo è quello che ci dice il testo. Ma la canzone si conclude con una lunga ed incalzante coda musicale: Lili Marleen, vecchio successo di Marlene Dietricht che faceva da colonna sonora alle marce dell’esercito nazista. La citazione di quella bellissima canzone, romantica e struggente, che porta col pensiero ai Lager provoca non solo un formidabile effetto dissacrante, ma anche l’inquietudine e l’angoscia di un messaggio evidentemente suggerito da De Gregori: il “vecchio serpente / appena uscito da un uovo” ha cominciato a strisciare e va dritto per la sua strada.

*

Piccola nota di Lorenzo Masetti: Non è proprio esatta l'affermazione che Lili Marleen ha fatto da colonna sonora alle marce naziste. Anzi la canzone fu presto osteggiata dal regime. Sicuramente però la citazione serve a riportare alla memoria quegli anni. Per i dettagli rimandiamo alla pagina dedicata a Lili Marleen.
L'avevi creduto davvero
Che avremmo parlato Esperanto?
L'avevi creduto davvero
O l'avevi sperato soltanto?
Ma che tempo
E che elettricità
Ma che tempo che è
E che tempo che sarà
Ma che tempo farà?
Non lo senti che tuona?
Non lo senti che tuona già?
Non lo senti che suona?
È lontano però sembra già più vicina
Questa musica che abbiamo sentito già
Babbo c'è un assassino non lo fare bussare
Babbo c'è un indovino non lo fare parlare
Babbo c'è un imbianchino vestito di nuovo
C'è la pelle di un vecchio serpente
Appena uscita da un uovo
E c'è un forte rumore di niente
Un forte rumore di niente.

L'avevi creduto davvero
Che avremmo parlato d'amore?
Lo avevi creduto davvero
O l'avevi soltanto sperato col cuore?
Gli occhi oggi gridano agli occhi
E le bocche stanno a guardare
E le orecchie non vedono niente
Tra Babele e il Villaggio Globale
Babbo c'è un assassino non lo fare bussare
Babbo c'è un indovino non lo fare parlare
Babbo c'è un imbianchino vestito di nuovo
C'è la pelle di un vecchio serpente
Appena uscita da un uovo
E c'è un forte rumore di niente
Un forte rumore di niente.


Language: French

Version française – Bruit de néant – Marco Valdo M.I. – 2008
Chanson italienne – Rumore di niente – Francesco De Gregori – 1992


Décidément, je l'aime bien Francesco De Gregori; c'est un véritable bonheur de le traduire....
BRUIT DE NÉANT

Tu l'avais vraiment cru
que nous parlerions l'espéranto ?
Tu l'avais vraiment cru
Ou tu l'avais seulement espéré ?
Mais quel temps
Et quelle électricité
Mais quel temps fait-il ?
Mais quel temps qu'il fera ?
Ne l'entends-tu qui tonne ?
Ne l'entends-tu qui déjà tonne ?
Ne l'entends-tu qui sonne ?
Il est loin, pourtant elle semble plus près déjà
Cette musique que nous avons entendue déjà.
Papa, c'est un assassinat, ne le laisse pas frapper.
Papa, c'est un devin, ne le laisse pas parler.
Papa, c'est un barbouilleur, vêtu de neuf
C'est la peau d'un vieux serpent
À peine sorti d'un œuf
et il y a une forte rumeur de néant
Une forte rumeur de néant.

Tu l'avais vraiment cru
Que nous aurions parlé d'amour ?
Tu l'avais vraiment cru
ou tu l'avais seulement espéré dans ton cœur ?
Nos yeux aujourd'hui crient aux yeux
Et nos bouches regardent
Et nos oreilles ne voient rien
Entre Babel et le Village Global.
Papa, c'est un assassinat, ne le laisse pas frapper.
Papa, c'est un devin, nre le laisse pas parler.
Papa, c'est un barbouilleur, vêtu de neuf
C'est la peau d'un vieux serpent
À peine sorti d'un oeuf
et il y a une forte rumeur de néant
Une forte rumeur de néant.

Contributed by Marco Valdo M.I. - 2008/10/10 - 19:37




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