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Bagna caoda argentina

Polveriera Nobel
Lingua: Italiano


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[2006]
Album:Il falò
Testo e musica di Enrico Claudio Avataneo
Il figlio di conquistadores narrò di un vecchio in quella terra lontana:

Carlos Ferrero che spignattò per una settimana.
Bolliva l'aglio nel latte,
s'asciugava il sudore dalle rughe.

Olio e burro

Sul fuoco e poi il tuffo delle acciughe.
La mia terra la conservo come segnalibro
Per marcare una pagina speciale.
Il mio amico argentino pensa che la bagna caoda
Sia il loro piatto nazionale

Vidi il padre di Carlos e altri uomini per mare:

Campesinos che non sapevan nulla
Di quel che c'era al di là dell'ultimo filare.
A volte se ne andavan senza una parola

E nel fazzoletto chiudevan la paura.
Il loro nome e qualche grappolo di uva mai matura.
La loro terra una sbronza che confonde.
Poi tornano i ricordi e fanno male.
Il mio amico argentino pensa che la bagna caoda
sia il loro piatto nazionale.


Invitò il quartiere alla sua cena e l'aria
Era pregna di musica e di aglio.
Donne e uomini eleganti e qualche nino lì per sbaglio.
Narrò di un borgo che non sapeva pronunciare,
di pirati che spacciavan pesci salati
fra colline che mai avevano visto il mare.

La mia terra era la cena di Carlos,
una pentola che balla sulle scale.
Il mio amico argentino pensa che la bagna caoda
sia il loro piatto nazionale.

inviata da adriana - 7/3/2010 - 14:10


Argentina: durante una manifestazione repressa brutalmente è deceduto il giornalista militante Facundo Morales. Una vita in prima linea a fianco dei diseredati.






FACUNDO MORALES, UN MILITANTE SCOMODO

Gianni Sartori

La recente notizia dell’ennesima morte di un manifestante a Buenos Aires (nei pressi dell’Obelisco, Barrio di San Nicolàs, piazza della Repubblica) non ha suscitato echi particolari.

Per certi aspetti è ordinaria amministrazione. Pensiamo solo a quanto capita ai Mapuche.

La brutale repressione si era - letteralmente - scagliata contro un’assemblea popolare “anti elettorale” organizzata da MTR e da Votamos Luchar y Rebelion Popular. Numerosi partecipanti venivano arrestati, malmenati e picchiati. Scaraventati a terra a faccia in giù, facendo pressione sulla testa e il petto con le ginocchia (da manuale).




Stando alle testimonianze, il giornalista Facundo Morales (48 anni), mentre stava riprendendo la scena, si era permesso di segnalare che uno dei fermati, posto in tali condizioni, rischiava di soffocare. Ottenendo - pare - che il poliziotto sollevasse il ginocchio dalle testa del fermato. Tuttavia, presumibilmente a causa di un infarto (comprensibile nella concitata situazione) poco dopo Facundo cadeva a terra senza vita.

Figlio di un un sindacalista, Facundo Morales negli anni novanta si era trasferito in Patagonia impegnandosi nei movimenti anti neoliberisti.

Tornato a Buenos Aires, nel 2021 aveva partecipato attivamente alle mobilitazioni sociali.

In seguito, ricalcando le esperienze giovanile del “CHE” a cui si ispirava, si recò in vari paesi dell’America latina (Paraguay, Perù, Ecuador,Bolivia, Colombia…).




Nel 2023 si era integrato nella colonna Teofilo Forero delle FARC da cui si allontanò, critico nei confronti del processo di pace, nel 2018.

Rientrato nel suo paese, si era dedicato alla controinformazione. Nel 2019, mentre si trovava in Bolivia per “coprire” il tentativo di golpe contro Evo Morales, venne ferito da tre proiettili durante la repressione di una manifestazione a Montero.

Rimasto in coma per quasi un mese, a causa delle ferite, oltre alla perdita di un occhio, in seguito manifestò seri problemi cardiaci.

Sempre in Bolivia, dopo essere stato dimesso dall’ospedale, venne incarcerato per tredici mesi e riuscì a tornare in Argentina solamente nel 2020.

Nuovamente arrestato nel 2021 (in Patagonia) rischiava di venire estradato e incarcerato in Colombia in quanto ex appartenente alle FARC.

Era tornato in libertà nel maggio 2022 per decisione della Jurisdicción Especial para la Paz de Colombia che aveva sospeso la richiesta di estrazione.




Tornava quindi all’impegno come giornalista militante, fino alla tragica conclusione.

In risposta alla sua morte numerose organizzazioni per i Diritti umani, sindacati e movimenti politici (tra cui Unidad Piquetera), hanno organizzato ulteriori manifestazioni di protesta chiedendo che i responsabili vengano perseguiti.




Sulla questione era intervenuto anche il Centro de Estudios Legales y Sociales (CELS) sostenendo che "Morir por participar en una protesta no tiene nada que ver con la vida democrática” e che le autorità devono dare un “mensaje claro y contundente de que esto no puede pasar en la Argentina”.






Gianni Sartori

Gianni Sartori - 13/8/2023 - 09:24




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