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Affare Dreyfus

Davide Giromini




Caro padre, ti scrivo piangendo…

Buio e pochi metri,
verso i tre smeraldi opachi presi ed appoggiati
sul grigio azzurro dell’oceano.
Novanta grammi di carne malandata,
e cinque anni di sopravvivenza,
oppure l’evasione disperata
per finire in bocca ai pescicani, o nella giungla
rimpiangendo la Cajenna e i suoi lavori sovrumani.
Perché bisogna separare la gramigna e il grano,
tener lontani i cittadini del contatto con pregiudicati
e recidivi agli argomenti del sovrano.
Venti giorni dallo scalo di Saint-Joseph,
detta "la Cattiva", perché l’Isola del Diavolo ha un nome già magniloquente,
Je m’appelle Dreyfus, e sono il capitano dell’esercito francese
e sono un po’ costretto in questa scatola di paglia
in cui mi han messo per godermi un po’ di oceano,
aspettando che, mentre muoiono migliaia di pezzenti su quest’isola,
un intellettuale salga al pulpito di Francia
e faccia luce in quest’imbroglio.

Et si tu es le roi, je suis la reine,
si tu es le ciel, je suis le soleil,
Et si tu es le roi, je suis la reine,
si tu es le ciel, je suis le soleil.


Quattro anni dalla casa di Montpellier,
dove il nuovo secolo mi aspetta silenzioso,
armato di grandi speranze…

[riprendono alcuni versi dalla "Storia di Rodolfo Foscati":]

Centosette sarete chiamato,
e Rodolfo Foscati mai più.



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