Lalli

Canzoni contro la guerra di Lalli
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Lallida Bielle

Lalli, astigiana ma da sempre a Torino, è una delle "voci" più note della scena rock italiana underground ed indipendente. E' stata cantante del gruppo Franti, attivo per tutti gli anni ottanta e considerato espressione tra le più interessanti del mondo politico e poetico di quegli anni. Un intenso crocevia sonoro ed umano tra punk, centri sociali, canzone d'autore, jazz, sperimentazione documentato da vari Lp e un doppio CD antologico, "NON CLASSIFICATO", venduto in quasi seimila esemplari e quattro anni di attività live. Lalli, dopo quell'esperienza, ha cantato in centinaia di concerti sviluppando il suo stile vocale e compositivo vicino alla canzone rock (Patti Smith, Nico , ecc.) e folk,sia nei gruppi dalei avviati quali ISHI (un Lp/CD) o ENVIRONS (2 Lp) ma anche come ospite per gli UMAMI di Miguel Angel Acosta (musica sudamericana) e BANDAMANERA. I musicisti che ora l'accompagnano, testimoniano dei cambiamenti e delle permanenze della sua lunga carriera. Con lei infatti, Enrico Manera e Mario Congiu, musicisti della BandaManera insieme a Vanni Picciuolo e Stefano Giaccone, fondatori di Franti, musicisti attuali o "ex" di gruppi quali Panico, Kina, Mirafiori Kidz.


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Una recensione:

Preferisco il rumore del mare, di Ilario Galati

Antefatto: qualche anno fa, a casa di un amico, ascolto una cover di Gloria, quella celebre di Van Morrison, nella versione irragiungibile di Patti Smith. Quella che, per intenderci, cominciava con la bestemmia "Jesus died for somebody sins but not mine". Faccio al mio amico: chi è questa che canta? Mi fa: si chiamano Franti... Di rimando io: sì, sì, ma chi è quella che canta? Risposta: mi pare si chiami Lalli...

Dopo alcuni anni, dopo aver mandato a memoria qualla voce, sia in quelle rare registrazioni dei seminali Franti, sia nei dischi solisti, mi trovo qui a scrivere la recensione del suo nuovo lavoro. La prima sensazione che ho, dopo aver fatto girare il disco nel lettore è di invidia nei confronti di coloro i quali scopriranno Lalli per la prima volta, per la fascinazione che subiranno dopo aver ascoltato quella voce, un pò come accadde al sottoscritto anni orsono. La voce di Lalli è un qualcosa che apprezzi in maniera radicalmente differente rispetto ad una qualsiasi altra bella voce. E' uno strumento più intimo, quasi privato. Così come considero private ed intime le canzoni che compongono questo suo ultimo lavoro. La musica di Lalli, chissà perchè, non riesco a condividerla con altri: la considero una cosa mia, esclusiva. Le canzoni di All'improvviso nella mia stanza non fanno eccezione: piccole perle, all'apparenza dimesse e fragili, che invece contengono e sprigionano una grande energia. Anche questa però assolutamente intima. Del resto persino il titolo di questa nuova fatica di Lalli suggerisce una dimensione privata.
Questo disco nasce come progetto orchestrato da Lalli e dal chitarrista Piero Salizzoni, autori di tutte le nove canzoni che lo compongono. Dal punto di vista musicale, le canzoni si reggono su soffici trame elettro-acustiche: gli arrangiamenti discreti sono funzionali alle melodie e, soprattutto, alla voce di Lalli.
Un ruolo preponderante lo giocano gli archi, che creano la tensione necessaria affinchè un brano decolli. E' il caso della bellissima Testa Storta, forse una delle più belle mai cantate da Lalli. Scritta due anni fa per il film di Mimmo Calopresti Preferisco il Rumore del Mare, è una gemma di equilibrio tra le dolci parole e la musica, con un crescendo da togliere il fiato: "Forse sarà l'odore, forse saranno le parole/pietre senza verità portate a riva dal temporale/o forse perchè/lontano dal mare non ci so stare". Lalli ha un modo di scrivere molto personale, al punto che è difficile tracciare similitudini con altri autori della canzone. E' indubbia una certa influenza da parte della scuola classica dei cantautori italiani che Lalli in passato aveva già incrociato (vedi il tributo a Tenco o la cover di Hotel Supramonte di De Andrè), soprattutto in alcune tracce, come la positiva Canzone del Ritorno o come l'eterea e conclusiva Ballo Lento, ma i rimandi che si possono percepire, e che per ragioni biologiche ogni artista assorbe, nel caso in questione sono filtrati da un modo di scrivere ed interpretare assolutamente originale. Il tutto è, del resto, coerente con quanto fatto in passato, con una serie di chiari legami ai lavori precedenti (soprattutto l'esordio solista, il bellissimo Tempo di Vento), e le novità si limitano ad alcune aperture musicali verso sonorità di frontiera: le percussioni etniche nella iniziale Stella, gli echi berberi di Chenini, l'arpeggio sospeso di Samira Piccola.
Usatelo per viaggiare, per visitare luoghi fisici ma anche per cercare luoghi dell'anima. La musica di Lalli si presta molto bene a questo genere di esercizi, tanto è intima e profonda. Gran bel lavoro Lalli.
Davvero.

Da www.musicboom.it