La connotazione politica nel mondo musicale attuale è sempre più marginale. Salvo eccezioni come le posse, alcuni cantautori e i gruppi più legati al movimento antagonista, possiamo affermare che la differenza dagli anni ’70 è più che netta. Pensiamo per un attimo a cosa fu l’esperienza degli Area, fortemente simbolica di quel periodo della nostra storia musicale e culturale. Giunge alla nostra attenzione un dischetto molto interessante. Politicamente schierato ma privo della dialettica militante e degli slogan a effetto, “2001 odissee infrante” dei milanesi Krosmos è un album che unisce contaminazione musicale e ricerca artistica,convogliando la rabbia per le ingiustizie e i mali del mondo in una dimensione raffinata e sofisticata. L’album, inciso immediatamente dopo il crollo delle Twin Towers dell’11 settembre, è esplicitamente dedicato agli emarginati, ai migranti, ai reietti del mondo e alle infamie che ogni giorno ci tocca vedere. Laband è piuttosto ampia e guidata dal compositore, bassista e autore principale Michelangelo Severgnini. Con lui troviamo ottimi artisti come il chitarrista Carlo D’Angelo, il percussionista Ermanno Facchi, il fiatista Paolo Lo Polito e numerosi ospiti. E’ una world music di matrice progressiva: più strutturata rispetto alle esperienze settantiane di Third Ear Band e Aktuala, si caratterizza per l’attitudine alla ricerca, alla fusione di generi e persino di linguaggi e idiomi. Questo avviene sulla scia dei lavori più interessanti della Manifesto dischi, e penso a Daniele Sepe e agli Acquaragia Drom. Vedi proprio l’opener “Odissee o fughe”. Il libretto - una ventina di pagine zeppe di foto e notizie - aiuta molto nella comprensione dei brani perché contiene testi (molti sono in lingue straniere) e foto indicative dell’argomento, alcune scattate dallo stesso Severgnini. E’ importante non solo il sincretismo musicale ma la commistione culturale-artistica: una miscela di riflessioni politiche, religiose e storico-sociali, richiami al terzomondismo e al movimento “no global”, all’oriente reale e immaginario, al mondo Rom. I brani sono molto intriganti: l’evocativa e malinconica “Era e hekurt” (in serbo e albanese kosovaro) unisce world music, jazz fusion e melodie orientali. “Kepia” è su testo del poeta greco Konstantinos Kavafis; “La tarde” di Jorge Luis Borges; “Ninna nanna de la guerra” di Trilussa. Tutto su una base jazz/folk che, per raffinatezza ed eleganza, ricorda gli ungheresi Djabe. “Dzi kaj ka nasav?” introduce atmosfere zingaresche e scioglie, tra influenze jazz, una sensibilità tipica della canzone d’autore (il riferimento più evidente è al De André di “Anime salve”). Che la band sia composta da ottimi musicisti lo si evince anche dalla struggente “Elegia evocativa su di un casolare abbandonato”, un malinconico jazz. “Warzigen”, composta in diverse lingue tra cui il turco e l’arabo, è dedicata al menestrello e martire algerino (anzi del popolo kabylo) Lounes Matoub; “Ninna nanna de la guerra” conclude l’album in modo impeccabile: un jazz rock stile Area/Arti & Mestieri, meno elettrico ma altrettanto coinvolgente ed intenso. “2001 odissee infrante” è un ottimo album, che ci sentiamo di consigliare anche per le riflessioni che potrà stimolare nell’ascoltatore più sensibile ai temi dell’attualità. Donato Zoppo.
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