Kurt Sonnenfeld

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Kurt SonnenfeldKurt Sonnenfeld (Vienna, 24 febbraio 1921 – Milano, 21 marzo 1997)

Il giovane Kurt Sonnenfeld portava dentro di sé tutta la tragedia della Shoah. I genitori erano stati trucidati dai nazisti nel campo di sterminio di Maly Trostenets in Bielorussia. Morirono dopo un viaggio sfiancante di mille chilometri da Vienna, intrappolati nelle Gaswagen, gli autocarri della morte, rinchiusi nel cassone e asfissiati con altri ebrei dal monossido di carbonio emesso dagli scarichi. Il padre aveva tentato la salvezza per il suo giovane figlio preparandogli in fretta i documenti per Milano. A 18 anni Kurt Sonnenfeld era già sfuggito a due retate della polizia, ma nel 1940 subì l’arresto definitivo a Milano e la detenzione forzata, per settimane, nell’isolamento del carcere di San Vittore. Alla prigionia seguì la lunga notte della deportazione, durata quattro anni, a quasi mille chilometri di distanza da Milano, in una direzione opposta a quella dei genitori, nel Sud dell’Italia.

Lontano da tutti i suoi affetti, costretto nei pensieri e nella libertà fisica con altri duemila internati, sopravvisse nella landa desolata e malarica di una remota valle fluviale della Calabria, in cui il crimine fascista aveva costruito il Lager più grande d’Italia, per ebrei e apolidi: Il Campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia. Lo salvò la musica.

Nell’immediato dopoguerra, per tentare di guadagnarsi da vivere, suonò in taverne, osterie, locali da ballo di Milano. E a Milano lavorò e visse fino alla morte, avvenuta nel 1997.

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