Art Bears

Chansons contre la Guerre de Art Bears
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Art Bearshttp://en.wikipedia.org/wiki/Art_Bears

La comune e` pero` allo stremo. Uno scisma la spezza in due: Hodgkinson, Cooper, Frith e Cutler registrano Western Culture (1978), una raccolta di composizioni di Coooper e Hodgkinson che rimane l'album piu` vicino a Frank Zappa degli Henry Cow (con i solenni crepuscoli di Industry e On The Raft), senza improvvisazione e puramente strumentale; mentre Krause e gli stessi Frith e Cutler danno vita agli Art Bears.

I dischi di questo trio sono forse i risultati piu` radicali dell'intera scuola di Canterbury. Lo spirito espressionista di Krause, non ignaro del cabaret politico di Brecht e Weill, si fonde con le intricate partiture del progressive-rock. Hopes And Fears (Random Radar, 1978) isola i tre musicisti dal resto del rock, approntando una fornace tragica di dissonanze, atonalita` e casualita'. La novita` e` soprattutto la frammentazione austera ed epigrammatica, che rinuncia alle distese improvvisate a favore di una maggiore sintesi espressiva. La rarefazione e` maniacale: un ritmo lento e di percussioni povere, scarne linee (dissonanti e discontinue) di harmonium, piano, violino o chitarra a guidare la melodia, e il canto gelido disperato a scandire testi lugubri.
I ritmi tribali, il piano marziale, il fischio elettronico di Dividing Line, le percussioni africane e i campanelli di Labyrinth, il bandismo dissonante di Joan, le distorsioni maniacali e i riverberi della voce di The Tube, l'ancor piu` agghiacciante tribalismo di Riddle, avvolto in scariche di radiazioni, e infine il gelido mantra di Piers, con in comune la declamazione enfatica di Krause e l'incedere angoscioso, danno una nuova definizione di "lied", un lied che impiega detriti sottoculturali e proclama intenti didattici. Cosi` gli accordi di flamenco e i riff di hard-rock di In Two Minds creano una straniante contrapposizione fra la rock opera degli Who e l'operetta brechtiana. Il cuore popolano di Frith, ingabbiato nelle maglie della concettualita` di Krause, batte piu` palese in Moers e piu` mimetizzato in Terrain, ma infine lirico e maestoso nei contrappunti melodici di violino, chitarra e sax e nel passo solenne di Dance. Le cupe linee d'organo, le armonie vocali femminili e le dissonanze degli archi di Maze tentano di creare un suono per ambienti chiusi, per arcate buie esalanti odori d'eternita` sepolte, musica per moderne cattedrali o catacombe.
Il fascino di queste ballate notturne sta nell'esagerazione dei toni, nelle atmosfere da incubo e nell'accostare le novita` piu` audaci dell'avanguardia alle strutture (compositive e strumentali) tradizionali. Possente e suggestiva, apocalittica e catartica, granitica ed ermetica, la musica di Hopes And Fears apre un nuovo fronte per la creativita` rock.

Il secondo album degli Art Bears, Winter Songs (Ralph, 1979), presenta anche un tema unitario: ogni canzone e` dedicata a un bassorilievo della cattedrale gotica di Amiens. Frith dilania gli epigrammi con le note lugubri dell'organo. La voce di Krause racconta con tono straniato le storie dei morti, piegando idealmente "Spoon River" all'enfasi espressionista. Ai climi satanici di alcuni brani contribuisce invece il percussionismo esotico di Cutler. In qualche punto si oscilla fra Pink Floyd e King Crimson in pieno horror (First Thing First) e la suggestione e` ancor piu` intensa laddove le tastiere disegnano tetri paesaggi cosmici (The Slave), il canto sprofonda con fatalismo in vertigini di pianismo jazz (Gold) o impazzisce nel delirio concitato di Rats And Monkeys (una geniale micro-sinfonia concreta), il violino incalza con medievali danze di strada (Hermit), le chitarre e le voci danzano minimali e giapponesi (Three Figures), o percussioni ed elettronica sgretolano il climax apocalittico (Winter/ War). Un senso di desolazione e morte esala da composizioni come Winter Wheel, emblematica del nuovo genere di psicodramma paranoico e lugubre, o la stanca nenia liturgica di Three Wheels. Salvo poche eccezioni (la danse macabre di Skeleton) il lied ossessivo ed enfatico ha ceduto il posto a una forma canzone modernista che rinnega le matrici popolari di Frith. Rispetto a Hopes And Fears c'e` meno emotivita' e piu` sperimentazione. Il clima e` piu` opprimente e meno Brecht-iano. E` un disco sul metaforico "inverno" dell'umanita`, un disco per definizione anemico e post-apocalittico.

Gli Art Bears si spengono dopo il terzo album, The World As It Is Today (1981), un lavoro didattico ogni brano del quale e` legato a un aspetto della societa' capitalista, con un incitamento finale (Albion Awake!) alla rinascita della madrepatria.

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